Gas russo attraverso la Bulgaria a livelli record

Gas russo attraverso la Bulgaria a livelli record

K metro 0 – Sofia – Secondo il Financial Times, le importazioni dalla Russia dei Paesi dell’UE, guidate da Francia, Spagna, Paesi Bassi e Belgio, avranno raggiunto il massimo storico nel 2024. Ma esse, secondo l’autorevole testata britannica, sono il fallimento più evidente dell’Europa, con la Russia che rappresenta ancora il 18% di tutte le

K metro 0 – Sofia – Secondo il Financial Times, le importazioni dalla Russia dei Paesi dell’UE, guidate da Francia, Spagna, Paesi Bassi e Belgio, avranno raggiunto il massimo storico nel 2024. Ma esse, secondo l’autorevole testata britannica, sono il fallimento più evidente dell’Europa, con la Russia che rappresenta ancora il 18% di tutte le importazioni di gas naturale dell’UE alla fine del 2024. Nel 2022 è stata Mosca, e non gli europei, a ridurre le importazioni di gas. E questo fa riflettere, perché Putin da deciso di penalizzare il blocco per il suo rifiuto di pagare in rubli, con relativo calo delle esportazioni verso l’UE di oltre la metà nel corso di quell’anno.

Entro il 2024, la quota del gas russo proveniente dai gasdotti nelle importazioni dell’UE è scesa a circa l’8% del totale del 2021, poiché la Germania e altri Paesi hanno trovato nuovi mercati. Ma il gas russo ha continuato a fluire nell’UE, appunto, attraverso i gasdotti ucraini, e alcuni dei migliori clienti sono stati Slovacchia, Ungheria, Austria, Grecia e Italia. In definitiva, dopo anni di guerra e promesse di cambiare rotta, il Vecchio continente mantiene i legami con i combustibili fossili russi. Nel 2024, solo la Slovacchia avrà depositato sui conti russi per i combustibili fossili più della Francia, seguita da Ungheria, Austria e Spagna.

Il gas russo continua infatti a fluire in Europa attraverso l’unico percorso attivo, la Bulgaria, il cui transito ha raggiunto un massimo storico lo scorso gennaio. I dati della Rete europea dei gestori dei sistemi di trasporto del gas (Entsog) mostrano difatti che su base annua – gennaio 2025 rispetto a gennaio 2024 – c’è stata una crescita significativa del 26,7% delle forniture di gas russo attraverso il gasdotto bulgaro, dopo che l’Ucraina ha interrotto il transito del gas russo sul suo territorio.

Il gasdotto che trasporta il gas russo attraverso Sofia è stato costruito durante il terzo mandato del primo ministro Boyko Borissov. Chiamato TurkStream in Turchia, in Bulgaria diventa BalkanStream. La parte bulgara del gasdotto, entrata in funzione il 1° gennaio 2021, è costata 2,15 miliardi di leva (1,1 miliardi di euro). Il gasdotto che attraversa la Bulgaria, con una capacità di 15,75 miliardi di metri cubi, è dunque al momento l’unico percorso attivo per il gas russo verso l’Europa, trasportandolo in Serbia, Romania, Grecia, Macedonia settentrionale, Bosnia-Erzegovina e Ungheria. Dopo la sospensione del transito attraverso l’Ucraina il 1° gennaio, ha iniziato a ricevere gas supplementare.

Sebbene la Bulgaria non acquisti il gas russo per il proprio fabbisogno, il Paese ottiene cospicue entrate dal transito. Circa 15 miliardi di metri cubi di gas passeranno attraverso il gasdotto nel 2024, secondo i dati dell’European Council on Foreign Relations. Una ricerca di Euractiv mostra che dall’inizio delle operazioni, BalkanStream ha guadagnato 1,7 miliardi di leva (870 milioni di euro) in entrate dal transito. Il calcolo è stato effettuato sulla base di dati raccolti da fonti aperte. Tuttavia, Εντsog ha dichiarato che, nonostante l’aumento, la capacità tecnica del confine bulgaro-serbo non è ancora stata raggiunta. Tutta la capacità finora è stata tuttavia prenotata da Gazprom, fino al 2039.

Per il momento, l’azienda bulgara del gas Bulgartransgaz non si preoccupa dei pagamenti per il transito e della capacità prenotata da Gazprombank, che è soggetta a sanzioni da parte dell’Office of Foreign Assets Control del Dipartimento del Tesoro statunitense. La parte bulgara di TurkStream è invece esente da sanzioni per queste transazioni fino al 20 marzo 2025. Dopo tale data, tuttavia, sarà necessario formulare un altro schema di pagamento.

In assenza di una soluzione, i Paesi della regione saranno gravemente colpiti dalla carenza di gas e in particolare l’Ungheria, che non ha diversificato le sue forniture, rimarrà senza gas.

E così, le importazioni greche di GNL hanno raggiunto un massimo storico nel primo mese del 2025, attribuito dagli analisti proprio al calo dei flussi di gas russo verso l’Europa e alla necessità di assicurarsi forniture alternative. Alex Froley, analista senior di ICIS (fornitore esperto di informazioni sui prezzi e sul mercato del gas naturale in Europa) per il GNL, ha dichiarato alla testata Riviera che la Grecia ha importato sei carichi di GNL nel gennaio 2025, per un totale di circa 430.000 tonnellate, “che consideriamo un record”. Ha osservato che tutti e sei i carichi provenivano dagli Stati Uniti, e cinque sono stati consegnati al terminale di lunga data di Revithoussa e uno al terminale di Alexandroupolis, di recente operativo nella Grecia settentrionale. “L’improvvisa impennata dell’attività è probabilmente legata a ulteriori tagli dei flussi di gas russo verso l’Europa”, ha precisato.

Ricordiamo che il 1° gennaio la Russia ha interrotto i flussi di gas attraverso l’Ucraina verso la Slovacchia a seguito della scadenza di un accordo di trasporto tra Russia e Ucraina. “Ciò ha comportato la perdita di circa 40 milioni di m3 al giorno, ovvero 15 miliardi di m3 all’anno, di forniture di gas all’Europa orientale, utilizzate principalmente da Slovacchia, Ungheria e Austria”, ha spiegato Froley. “Un modo per sostituire questi volumi è dunque quello di aumentare le importazioni di GNL in Grecia e Turchia, rigassificare le spedizioni e trasportare il gas a nord attraverso i gasdotti che attraversano Bulgaria e Romania. Questo dovrebbe far aumentare le importazioni di GNL sia in Grecia sia in Turchia”, ha aggiunto.

I Paesi del blocco continuano pertanto ad acquistare forniture energetiche dalla Russia e i a versare direttamente nel forziere del presidente russo Vladimir Putin. Per quanto riguarda il GNL russo, che non è soggetto a sanzioni e rimane un affare rispetto al gas super refrigerato importato dagli Stati Uniti, l’Europa è addirittura regredita.

 

di Sandro Doria

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