K metro 0 – Bruxelles – Dopo mesi di incertezza politica, il Belgio ha finalmente un nuovo primo ministro. Bart De Wever, leader dei conservatori fiamminghi della N-VA, ha ufficialmente assunto l’incarico, giurando questa mattina davanti al re Filippo a Palazzo Reale, insieme ai 14 membri del suo governo. Con questa nomina, il Belgio chiude
K metro 0 – Bruxelles – Dopo mesi di incertezza politica, il Belgio ha finalmente un nuovo primo ministro. Bart De Wever, leader dei conservatori fiamminghi della N-VA, ha ufficialmente assunto l’incarico, giurando questa mattina davanti al re Filippo a Palazzo Reale, insieme ai 14 membri del suo governo. Con questa nomina, il Belgio chiude un lungo periodo di stallo, durato ben 541 giorni senza un governo.
Con De Wever, 54 anni, è la prima volta che un indipendentista fiammingo guida il governo federale. La cosa non è stata semplice: De Wever dopo le elezioni del 9 giugno, aveva già ricevuto un incarico esplorativo, senza successo. Anche il tentativo di Maxime Prévot, leader di Les Engagés, si era arenato. Solo dopo mesi di trattativa, è stato possibile trovare un accordo che ha portato alla formazione di una coalizione di governo, nota come “coalizione Arizona”.
La nuova maggioranza è il frutto di un delicato compromesso tra cinque partiti: oltre alla N-VA di De Wever, ne fanno parte i cristiano-democratici fiamminghi del CD&V, i socialisti fiamminghi di Vooruit, i liberali francofoni del MR ei centristi francofoni di Les Impegnati. Complessivamente, questi partiti controllano 81 seggi su 150 nella Camera, una maggioranza solida ma non amplissima, che impone grande attenzione alla gestione del governo.
Nel suo primo discorso il premier De Wever ha tracciato le linee guida della sua politica, annunciando un approccio più severo su immigrazione e sicurezza, due temi centrali per il suo elettorato. Ha promesso di inaugurare le regole in materia di asilo, pur restando all’interno del quadro legale europeo, e di rafforzare le misure contro la criminalità. Un altro punto chiave del suo programma riguarda la riforma del welfare: il nuovo governo intende infatti limitare a due anni il diritto al sussidio di disoccupazione, con l’obiettivo di favorire un più rapido reinserimento nel mondo del lavoro. Un tema che ha già suscitato dibattito, soprattutto tra le forze progressiste ei sindacati, preoccupati per le possibili conseguenze.
La composizione del nuovo esecutivo ha sollevato qualche polemica soprattutto per la scarsa rappresentanza femminile. Su quindici ministri, solo quattro sono donne. “Sono sorpreso, è un peccato”, ha commentato lo stesso De Wever, sottolineando che la scelta dei ministri è stata affidata ai leader dei partiti della coalizione.
A livello europeo, la nomina di De Wever è stata seguita con attenzione da parte delle istituzioni. La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, e il presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa, si sono congratulati con il nuovo premier belga. “In questi tempi di incertezza globale, l’unica certezza per il futuro deve essere un’Europa unita”, ha scritto Metsola in un messaggio su X, augurandosi una proficua collaborazione con il Belgio. Costa ha espresso un pensiero simile, sottolineando l’importanza di un forte coordinamento tra il governo belga e l’Unione Europea.
Ora il nuovo esecutivo, oltre ai temi interni, come la gestione dell’immigrazione e le riforme economiche, resta aperta la questione dell’equilibrio tra le regioni del Belgio. Il Paese è diviso tra Fiandre, Vallonia e Bruxelles, e la convivenza, infatti, tra partiti fiamminghi e francofoni non è mai semplice.