K metro 0 – Strasburgo – La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per la mancata attuazione di misure adeguate a proteggere la salute dei 2,9 milioni di abitanti della “Terra dei Fuochi” dallo scarico, l’interramento o l’incenerimento di rifiuti “su terreni privati, spesso effettuato da gruppi criminali organizzati”. Questo territorio, che si
K metro 0 – Strasburgo – La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per la mancata attuazione di misure adeguate a proteggere la salute dei 2,9 milioni di abitanti della “Terra dei Fuochi” dallo scarico, l’interramento o l’incenerimento di rifiuti “su terreni privati, spesso effettuato da gruppi criminali organizzati”. Questo territorio, che si estende tra le province di Napoli e Caserta, è da anni teatro di una serie di abusi ambientali legati allo smaltimento illecito dei rifiuti.
La sentenza della Cedu rappresenta una svolta importante in quanto sottolinea l’inadempimento da parte delle autorità italiane rispetto agli obblighi internazionali di protezione ambientale.
La Corte europea dei diritti dell’uomo si è pronunciata sul ricorso istruito dall’avvocata Valentina Centonze e presentato da 66 cittadini e 5 associazioni del territorio poiché “nella zona è stato registrato un aumento dei tassi di cancro e dell’inquinamento delle falde acquifere”, si legge nella sentenza.
La Cedu nella sentenza ha riconosciuto un rischio per la vita “sufficientemente grave, reale e accertabile”, che può essere qualificato come “imminente”.
La Corte ha rilevato che lo Stato italiano non ha elaborato una strategia globale per affrontare e risolvere tali criticità. In particolare, la Corte ha evidenziato l’assenza di un piano coordinato, completo e sistematico volto a contrastare il fenomeno dello smaltimento illecito dei rifiuti e a proteggere la popolazione locale dai rischi derivanti. “Data l’ampiezza, la complessità e la gravità della situazione, era necessaria una strategia di comunicazione completa e accessibile, per informare il pubblico in modo proattivo sui rischi potenziali o reali per la salute e sulle azioni intraprese per gestire tali rischi. Questo non è stato fatto. Anzi, alcune informazioni sono state coperte per lunghi periodi dal segreto di Stato”, scrive la Cedu.
In aggiunta alla mancanza di un piano d’azione adeguato da parte dello Stato italiano, la Corte ha rilevato che i progressi compiuti nel valutare e affrontare l’impatto dell’inquinamento sono stati estremamente lenti e insufficienti. Questo, secondo i giudici, ha comportato un’escalation dei rischi per la salute che avrebbe dovuto essere gestita con maggiore urgenza. La Corte ha anche criticato la mancanza di risposte sistematiche e coordinate da parte delle autorità italiane.
Secondo la Cedu sarebbe stato necessario, sin dall’inizio, un piano d’intervento rapido e coordinato, invece di una gestione che, nei fatti, ha dato pochi risultati.
La Corte ha ordinato allo Stato italiano di adottare, entro due anni, tutte le misure necessarie per tutelare la salute e i diritti dei cittadini della Terra dei Fuochi. Tra le misure richieste, vi è l’introduzione di un piano di monitoraggio indipendente per valutare costantemente i livelli di inquinamento, l’adozione di una strategia di informazione pubblica chiara e accessibile, e l’implementazione di politiche di risanamento ambientale urgenti per fronteggiare il degrado della zona. Inoltre, è stato chiesto che le autorità italiane intraprendano azioni legali concrete e tempestive contro i responsabili dello smaltimento illecito di rifiuti e dell’inquinamento, per garantire che chi viola le leggi ambientali venga chiamato a rispondere.