K metro 0 – Londra – A Londra tira aria di cambiamento nei rapporti con Bruxelles. Dopo anni di distacco seguito alla Brexit, il governo britannico guidato da Keir Starmer sta cercando ricollegare il sistema di scambio delle emissioni del Regno Unito a quello europeo. La proposta non è isolata, ma si inserisce in un
K metro 0 – Londra – A Londra tira aria di cambiamento nei rapporti con Bruxelles. Dopo anni di distacco seguito alla Brexit, il governo britannico guidato da Keir Starmer sta cercando ricollegare il sistema di scambio delle emissioni del Regno Unito a quello europeo.
La proposta non è isolata, ma si inserisce in un quadro più ampio di tentativi di riavvicinamento tra Londra e Bruxelles. Il tema sarà discusso ufficialmente in primavera, in occasione di un vertice UE-Regno Unito, ma già il 3 febbraio Starmer avrà l’occasione di confrontarsi con i leader europei durante il Consiglio europeo.
L’idea alla base di questo piano è semplice: dopo la Brexit, i permessi delle emissioni britanniche hanno subito un forte deprezzamento rispetto a quelli europei, rendendo il sistema meno efficace e meno competitivo. Riunificare i due mercati potrebbe non solo aumentare la liquidità e la stabilità dei prezzi, ma anche dare un nuovo impulso alla transizione ecologica, un obiettivo che il Regno Unito si è prefissato di raggiungere.
L’iniziativa ha trovato sostegno all’interno del governo britannico. Nick Thomas-Symonds, sottosegretario di Stato per la Costruzione delle relazioni con l’Ue, ha confermato che la riconnessione dei sistemi è un’ambizione concreta, mentre la cancelliera dello Scacchiere, Rachel Reeves, ha lasciato intendere che Londra potrebbe anche valutare una maggiore adesione a quadri doganali come la Convenzione paneuromediterranea (Pem) e un allineamento con le normative europee in settori chiave come la chimica. Reeves ha parlato esplicitamente della volontà di trovare soluzioni che portino benefici economici tangibili, segnalando un atteggiamento più pragmatico e meno ideologico rispetto al recente passato.
Tuttavia, le resistenze non mancano. Se da un lato il mondo imprenditoriale britannico potrebbe accogliere con favore un riavvicinamento all’Unione europea, soprattutto in settori dove la Brexit ha creato nuove difficoltà, dall’altro il governo dovrà fare i conti con una parte dell’opinione pubblica e della politica che rimane fortemente scettica verso qualsiasi iniziativa che possa sembrare un passo indietro rispetto all’uscita dall’Unione. Inoltre, fonti diplomatiche europee avvertono che, senza una visione più ambiziosa, l’impatto economico di un riavvicinamento parziale potrebbe avere effetti limitati sulla crescita economica britannica.
Va ricordato che Il sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione Europea (EU ETS), introdotto nel 2005, è uno dei principali strumenti adottati per combattere il cambiamento climatico. Il suo obiettivo è ridurre le emissioni di gas serra in modo economicamente sostenibile, ponendo un tetto massimo al volume di emissioni consentite per le industrie ad alta intensità energetica, i produttori di energia e le linee aeree.
All’interno di questo meccanismo, le aziende ricevono o acquistano quote di emissione che possono essere scambiate sul mercato. Con il passare del tempo, il limite massimo imposto dall’UE viene progressivamente abbassato, favorendo una riduzione costante delle emissioni complessive. In questo modo, il sistema incentiva le imprese a investire in tecnologie più pulite e a migliorare l’efficienza energetica, trasformando la sostenibilità ambientale in un’operazione.