Il 50% degli ucraini: sì a un compromesso per la fine della guerra

Il 50% degli ucraini: sì a un compromesso per la fine della guerra

K metro 0 – Kiev – Le parole del capo dell’intelligenze di Kiev “la sopravvivenza dell’Ucraina è in pericolo se non avvia i negoziati entro l’estate”, anche se smentite dal governo ucraino, preoccupano e non poco. Il governo ucraino ha smentito queste affermazioni, ma il tema resta delicato e carico di preoccupazioni. Dall’altra parte, Mosca

K metro 0 – Kiev – Le parole del capo dell’intelligenze di Kiev “la sopravvivenza dell’Ucraina è in pericolo se non avvia i negoziati entro l’estate”, anche se smentite dal governo ucraino, preoccupano e non poco. Il governo ucraino ha smentito queste affermazioni, ma il tema resta delicato e carico di preoccupazioni.

Dall’altra parte, Mosca sembra aprire uno spiraglio al dialogo, dichiarandosi pronta a contatti con Washington. Tuttavia, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha chiarito che al momento non ci sono segnali concreti dagli Stati Uniti. “Stiamo portando avanti il nostro programma, ma la disponibilità al dialogo resta da entrambe le parti. Serve tempo”, ha spiegato.

Nel frattempo, cresce tra gli ucraini la voglia di una soluzione che metta fine alla guerra. Un sondaggio condotto a dicembre dalla società Socis, riportato da Ukrainska Pravda, evidenzia come la metà della popolazione sarebbe favorevole a un compromesso, a patto che ci siano garanzie di sicurezza per il Paese.

Un altro dato interessante riguarda l’idea di congelare il conflitto lungo l’attuale linea del fronte, che nell’ultimo anno ha visto un aumento di consensi dall’8% al 20%. Ma c’è un punto fermo per il governo di Kiev: qualsiasi trattativa dovrà includere garanzie concrete per la sicurezza dell’Ucraina, fino alla sua adesione alla Nato.

Secondo il presidente Zelensky, una missione di pace efficace richiederebbe la presenza di almeno 200.000 soldati internazionali sul territorio ucraino. La maggior parte dei funzionari intervistati da Ukrainska Pravda ritiene che se si dovesse arrivare ai negoziati, i russi proveranno a iniziare con il progetto del Trattato di Istanbul, che l’Ucraina ha respinto nel 2022.

Sul fronte europeo, i ministri degli Esteri dell’Ue hanno deciso di rinnovare le sanzioni contro Mosca, superando il veto che l’Ungheria aveva minacciato nei giorni scorsi. L’Alta Rappresentante Kaja Kallas ha confermato la linea dura: “L’Europa mantiene la parola. Continueremo a privare Mosca delle risorse con cui finanzia la guerra. La Russia deve pagare per i danni che sta causando.”

Anche la ministra degli Esteri svedese, Maria Malmer Stenergard, ha ribadito l’importanza di tenere alta la pressione su Mosca, puntando a colpire ancora più duramente l’economia russa. “Come europei dobbiamo concentrarci su tre cose: mantenere l’Ucraina forte, mantenere la Russia debole e gli Stati Uniti dentro. Durante l’incontro di oggi, sottolineerò l’importanza di limitare la Russia”. Per Stenergard l’azione europea deve tradursi in un aumento del sostegno a Kiev per “inibire l’economia di guerra russa, concentrandoci sui redditi da petrolio e gas, ma anche sulla flotta ombra. Dobbiamo abbassare il tetto al prezzo del petrolio”.

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