K metro 0 – Damasco – Il popolo siriano attende che sia fatta giustizia per i crimini contro l’umanità commessi dai funzionari del regime Baath rovesciato, tra cui Bashar Assad. Figure associate a crimini di guerra che vanno dall’uso di armi chimiche alla tortura sistematica e allo sfollamento forzato, come dettagliato nei rapporti delle Nazioni
K metro 0 – Damasco – Il popolo siriano attende che sia fatta giustizia per i crimini contro l’umanità commessi dai funzionari del regime Baath rovesciato, tra cui Bashar Assad. Figure associate a crimini di guerra che vanno dall’uso di armi chimiche alla tortura sistematica e allo sfollamento forzato, come dettagliato nei rapporti delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni. La caduta del regime Baath, durato 61 anni, ha portato alla luce un maggior numero di prove, che potrebbero contribuire a far sì che i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni.
Nonostante l’ampia documentazione, tali criminali sono sfuggiti alla giustizia per anni a causa dei veti di Russia e Cina nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
“Anadolu Agency” ha stilato i profili di alcune figure chiave coinvolte in questi crimini. In prima fila Bashar Assad, architetto di atrocità. Il leader della Siria durante la guerra civile, ha approvato violente repressioni di proteste pacifiche e l’uso diffuso di armi chimiche. Nel 2011, il dittatore ha etichettato come “terroristi” i manifestanti che chiedevano una Siria più libera e scatenato le forze di sicurezza contro di loro, provocando una guerra civile e centinaia di migliaia di vittime e milioni di sfollati.
Secondo la Rete siriana per i diritti umani (SNHR), il regime di Assad ha anche lanciato almeno 217 attacchi chimici, causando migliaia di vittime. Sotto il suo comando, comandante supremo delle forze armate siriane, barili, bombe a vuoto, a grappolo, bunker-buster e bombe da mortaio sono stati ampiamente utilizzati negli attacchi alle aree civili.
Gli ordini di Assad hanno portato anche a torture diffuse, massacri e distruzione di infrastrutture civili. Fra i più crudeli c’è poi Maher Assad, comandante della divisione “Assedio ed esecuzione”, fratello di Bashar Assad, che ha svolto un ruolo fondamentale nelle atrocità commesse dal regime. Ali Mamlouk, ex capo del National Security Bureau, è implicato in torture sistematiche, sparizioni forzate e attacchi a civili, giornalisti e attivisti. Mamlouk è inserito nelle liste di sanzioni dell’Unione Europea e degli Stati Uniti e deve rispondere di un mandato di arresto in Francia per tortura e violazione dei diritti umani.
Jamil Hassan, ex capo della Direzione dell’Intelligence dell’Aeronautica, ha poi orchestrato alcune delle repressioni più brutali contro le forze di opposizione. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti lo ha accusato di crimini di guerra, in quanto avrebbe ordinato ai prigionieri di essere bruciati con l’acido, sottoposti alle urla di altri detenuti torturati e di condividere le celle con i cadaveri.
Cugino di Bashar Assad, Atef Najib era a capo della Direzione della sicurezza politica di Daraa allo scoppio della rivoluzione siriana. Najib è famoso per il suo ruolo nell’arresto e nella tortura di bambini che avevano scritto graffiti anti-regime, un atto che ha scatenato le proteste.
Sempre ad “Anadolu”, un prigioniero siriano di 49 anni ha raccontato il brutale trattamento subito in un anno e mezzo di prigionia, la tortura sistematica, la fame e le confessioni forzate sotto il governo di Bashar al-Assad. Kattan ha raccontato di essersi costituito nel settembre 2023 per beneficiare di un’amnistia del regime, aspettandosi di essere rilasciato dopo il trattamento. Invece, è stato portato alla “Palestine Branch”, una struttura tristemente nota per le torture. Il direttore (della prigione) mi ha detto: “Ora entrerai e dimenticherai il tuo nome. Ricorda solo il numero che ti è stato dato”. Mi diedero il numero 49. Il mio nome è rimasto 49”.
Durante il primo interrogatorio, durato sei ore, Kattan è stato ammanettato, sospeso a un muro e picchiato per costringerlo a una falsa confessione. “Alla terza sessione mi hanno accusato di finanziare il terrorismo”, ha detto. “Ho detto loro: “Ho 25 anni; come potrei finanziare il terrorismo se non posso nemmeno permettermi i pannolini per mio figlio?”. Non mi hanno creduto e mi hanno torturato di nuovo, strappandomi le unghie”.
Alla fine, Kattan ha detto che non poteva più sopportare gli abusi. “Ho detto loro: ‘Confesserò tutto quello che volete’. Mi hanno fatto firmare un documento sotto costrizione”. Kattan ha descritto la sua cella, di circa due metri quadrati, come “disastrosa”. Ha rivelato che i prigionieri ricevevano poco cibo e acqua e spesso sopravvivevano con mezzo pezzo di pane al giorno.