K metro 0 – Washington – Il 23 dicembre si è chiusa nell’indifferenza generale la vita onorata e onorevole del Global Engagement Center, l’unità anti-disinformazione USA, entrata nel mirino dei trumpiani e del loro sacerdote Elon Musk che già nel 2013 ne aveva chiesto la decapitazione perché rea, a suo dire, di censure e di
K metro 0 – Washington – Il 23 dicembre si è chiusa nell’indifferenza generale la vita onorata e onorevole del Global Engagement Center, l’unità anti-disinformazione USA, entrata nel mirino dei trumpiani e del loro sacerdote Elon Musk che già nel 2013 ne aveva chiesto la decapitazione perché rea, a suo dire, di censure e di minacce alla democrazia americana.
L’Agenzia Federale era una delle armi con le quali il Dipartimento di Stato tentava di contrastare la valanga di manipolazioni prodotte dalla Federazione Russa e dalla Repubblica Popolare di Cina, oltre che dalla Repubblica Islamica dell’Iran. Il Gec era l’unica struttura specifica e specializzata in grado di monitorare la disinformazione straniera e di farvi fronte. L’ordine di cancellarne l’esistenza è venuto direttamente dal presidente eletto e dal suo suggeritore, un ordine raccolto dal Congresso che non ha rinnovato i fondi necessari alla sua sopravvivenza: 60 milioni di dollari per far lavorare 120 tecnici dell'” ascolto” e del “disturbo” fino al 2031.
Il Doge sudafricano che dal 5 novembre gira l’America armato di un maxi paio di forbici, ha fatto cadere la mannaia del taglio alle inutili spese federali, quelle odiate ed odiose del deep state. E il Gec è scomparso dal panorama statunitense dopo 14 anni di meritoria attività. Fondato da Barack Obama nel 2011, dopo le interferenze russe nel voto per la Casa Bianca del 2016, le sue competenze sono state ampliate e la sua missione era diventata quella di “riconoscere, comprendere, esporre e contrastare gli sforzi di propaganda e disinformazione di stati stranieri e non statali diretti a minare o influenzare le politiche, la sicurezza o la stabilità degli Stati Uniti, dei suoi alleati e delle nazioni partner”. Un’operazione di intelligence che contrastava – per quanto possibile – le fabbriche di fakes del c.d. asse della resistenza.
Il Gec operava soprattutto sul piano della trasparenza rivelando l’origine delle manipolazioni e svelando le manovre occulte. Tra i più insistenti nel denunciare la presunta deriva antidemocratica del Gec, proprio l’attuale alleato di Trump, il multimiliardario Musk che aveva accusato ripetutamente l’Agenzia di essere troppo zelante nel collegare il covid a campagne di disinformazione cinese. A seguire erano arrivate le accuse di essere un’arma in mano ai democratici per fare pressioni sui social network per censurare le opinioni dei conservatori. Insomma, un’escalation di polemiche e di attacchi alla quale la piccola Agenzia non poteva resistere, alla vigilia dell’insediamento dell’uomo che ha dichiarato guerra alle spese federali e al governo federale che rappresenta i mali del mondo.
Elon Musk che è il teorico della sua chiusura ne ha fatto una tappa della sua battaglia per il free speech, condensato nel primo emendamento. Il 23 dicembre il Congresso, negando i finanziamenti, ha deciso di far morire il Gec. Nel momento in cui le centrali della disinformazione, rese più efficaci e più audaci dal massiccio ricorso all’intelligenza artificiale, sono impegnate in uno sforzo senza confini per moltiplicare ed espandere il loro messaggio, gli Usa e l’Europa restano scoperti, privi di un’arma di prevenzione e di contrasto.
L’uso spregiudicato e senza remore della Intelligenza Artificiale rischia di invadere il mondo dell’informazione e della politica di falsi creati ad arte e rilanciati da milioni di chatbot che inondano la rete di menzogne, ripetute all’infinito.
Un’inchiesta di “NewsGuard” – organizzazione che si occupa di combattere le fakes news – ha svelato il funzionamento di queste content farm dai nomi accattivanti per il mondo dell’informazione. Fanno pensare a siti giornalistici ed invece si tratta di pagine ed account progettati per imitare la comunicazione umana, sfornando migliaia di notizie ed articoli al giorno, spesso accompagnati da annunci pubblicitari. Di aziende spesso inconsapevoli di alimentare un mondo di falsi grazie alle loro inserzioni. L’indagine ha individuato centinaia di questi siti che pubblicano in tutte le lingue del mondo, compresi i dialetti, e si occupano di temi sensibili, dalla politica, alla salute, dalla pace all’educazione.
Un sondaggio del World Economic Forum ha individuato nella disinformazione di massa il secondo più grande rischio per l’umanità, secondo solo agli eventi climatici estremi. Il 2025 potrebbe essere l’anno del sorpasso.