K metro 0 – Ankara – La Turchia potrebbe svolgere un ruolo cruciale nella ricostruzione dell’economia siriana dopo il crollo del regime di Bashar Assad. Assad, leader della Siria da quasi 25 anni, è fuggito difatti in Russia dopo che gruppi anti-regime hanno preso il controllo di Damasco l’8 dicembre, ponendo fine al regime del
K metro 0 – Ankara – La Turchia potrebbe svolgere un ruolo cruciale nella ricostruzione dell’economia siriana dopo il crollo del regime di Bashar Assad. Assad, leader della Siria da quasi 25 anni, è fuggito difatti in Russia dopo che gruppi anti-regime hanno preso il controllo di Damasco l’8 dicembre, ponendo fine al regime del Partito Baath, al potere dal 1963.
In questo lungo periodo, il progresso economico della Siria è stato gravemente penalizzato, lasciando il Paese con indicatori economici deteriorati e sfide importanti, tra cui un’inflazione dilagante e una bilancia commerciale in crisi. Grazie però alla sua posizione strategica che collega Asia, Europa e Africa, la Siria è ora pronta per una potenziale ripresa economica, in particolare nel settore del commercio.
Nel 2023, la Turchia, una delle maggiori economie della regione, ha importato merci siriane per un valore di 363,5 milioni di dollari e ha esportato prodotti verso il Paese per un valore di 2 miliardi di dollari.
I rappresentanti dell’industria sottolineano pertanto le opportunità di una maggiore cooperazione commerciale tra la Turchia e la Siria, in particolare nei settori dell’agricoltura, delle costruzioni e dell’energia. Le 11 zone sicure della Siria, con un’ulteriore zona prevista a Idlib, offrono inoltre agli investitori stranieri la possibilità di creare società con il 100% di capitale proprio nelle aree industriali organizzate designate.
Ad “Anadolu Agency”, Ali Mamouri, ricercatore presso la Deakin University in Australia, ha dichiarato: “Le aziende turche potrebbero essere coinvolte nella ricostruzione delle infrastrutture siriane, comprese quelle energetiche, di trasporto e di telecomunicazione; inoltre, la Siria potrebbe essere coinvolta nei piani della Turchia per il transito energetico regionale dal Qatar all’Europa. Ad esempio, la Turchia potrebbe beneficiare di una maggiore cooperazione commerciale ed energetica, fornendo una porta d’accesso per le risorse energetiche regionali”.
La ripresa in Siria richiede ovviamente stabilità politica e sostegno internazionale e la strada per la ricostruzione della Siria sarà tutt’altro che agevole nel breve termine.
“Un nuovo governo dovrebbe dare priorità agli sforzi di stabilizzazione per ripristinare la fiducia del pubblico, attrarre investimenti stranieri e ricostruire le infrastrutture essenziali. Tuttavia, la ripresa dipenderà fortemente dalla coesione politica interna, dal sostegno degli attori internazionali e dalla risposta della regione”, ha affermato Mamouri.
Il quale ha sottolineato la necessità che il nuovo governo sviluppi un piano di ripresa globale e adotti misure immediate per stabilizzare la valuta nazionale. Ha evidenziato inoltre che le riserve di petrolio e di gas naturale della Siria potrebbero giocare un ruolo fondamentale nella sua ripresa. Tuttavia, anni di guerra civile hanno ridotto significativamente la produzione, rendendo necessari investimenti sostanziali e stabilità per rilanciare il settore energetico. Da ricostruire, inoltre, il settore agricolo siriano, un tempo fiorente, in particolare nelle regioni fertili vicino al fiume Eufrate.
Anche il turismo, sostenuto dal ricco patrimonio culturale della Siria, potrebbe diventare un altro importante flusso di entrate. Il rilancio di industrie come quelle tessili e di trasformazione alimentare potrebbe incrementare l’occupazione e le esportazioni. Mamouri ha aggiunto che la posizione strategica della Siria le consente di fungere da punto di transito chiave nella rete commerciale est-ovest, collegando Iraq, Giordania, Turchia ed Europa. Per quanto riguarda il coinvolgimento della Turchia, Mamouri ha affermato che la sua esperienza nel settore delle costruzioni, dello sviluppo delle infrastrutture e delle opportunità di investimento sarà determinante per la ripresa della Siria. E così, gli aiuti internazionali, fondamentali anch’essi.
Permane poi il problema delle sanzioni. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale non hanno esteso, ad esempio, il sostegno alla Siria. Al fianco della ripresa rapida della Siria si è subito schierata però la Germania che sostiene la rapida revoca delle sanzioni se seguiranno passi positivi. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz lo ha dichiarato a un vertice UE tenutosi a Bruzelles il 19 dicembre.
Le osservazioni di Scholz sono giunte mentre i Paesi europei rivalutano il loro approccio alla Siria dopo che le forze anti-regime hanno rovesciato Bashar al-Assad in un’offensiva lampo durata due settimane. Le nazioni occidentali hanno imposto severe sanzioni economiche alla Siria dopo la brutale repressione dei manifestanti da parte di Assad nel 2011, che è poi degenerata in una devastante guerra civile. Le penalità includevano il commercio, il divieto di importazione di greggio e prodotti petroliferi dalla Siria, il congelamento dei beni del governo siriano all’estero e le restrizioni all’esportazione di determinate attrezzature, beni e tecnologie.
Anche il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha tuttavia sottolineato il “ruolo molto importante” della Turchia nel promuovere un dialogo inclusivo in Siria. “Credo che la Turchia, che è stata un chiaro sostenitore del popolo siriano e della resistenza siriana a Idlib, abbia un ruolo molto importante da svolgere nel convincere i principali attori siriani”, ha detto Guterres in una conferenza stampa presso la sede delle Nazioni Unite a New York.
di Sandro Doria