K metro 0 – Damasco – L’avanzata dei ribelli che si oppongono al governo di Damasco guidato Bashar al Assad prosegue verso la città di Homs, dopo l’arrivo degli insorti ieri nella città sunnita di Hama, nel centro-ovest del Paese. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), centro di monitoraggio con sede a Londra ma dotato
K metro 0 – Damasco – L’avanzata dei ribelli che si oppongono al governo di Damasco guidato Bashar al Assad prosegue verso la città di Homs, dopo l’arrivo degli insorti ieri nella città sunnita di Hama, nel centro-ovest del Paese. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), centro di monitoraggio con sede a Londra ma dotato di un’ampia rete informativa in Siria, i gruppi armati si trovano ormai a cinque chilometri dalla terza città più importante del Paese e nelle campagne circostanti i residenti hanno accolto “con gioia” l’arrivo dei ribelli.
Nel frattempo, sempre secondo il Sohr, i caccia delle forze “lealiste” hanno effettuato due attacchi aerei sulla città di Talbiseh e sulle aree circostanti del Dipartimento delle risorse idriche considerato risorsa vitale per la zona nord-occidentale del Paese. Anche l’autostrada Talbiseh-Al Ghantu, nella campagna settentrionale di Homs, è stata colpita, ma non si segnalano vittime.
Le forze armate fedeli al governo di Assad hanno attaccato anche obiettivi delle fazioni armate di opposizione a nord e a sud della provincia di Hama, nel centro-ovest della Siria, secondo quanto riferito dal ministero della Difesa siriano in un post su Facebook. Gli attacchi sono stati effettuati “con artiglieria, missili e aerei da guerra congiunti russo-siriani”, hanno ucciso e ferito “decine di persone” e distrutto diversi veicoli.
Ieri, dopo giorni di feroci scontri tra le forze lealiste e i ribelli, Hama, quarta città più importante della Siria, è stata liberata dal regime di Damasco. La conquista di Hama rappresenta un traguardo importante per le fazioni armate ribelli ed è un duro colpo per il regime di Assad, che vede nella città un punto cruciale per il controllo della Siria centrale. Oltre a essere uno snodo logistico di importanza strategica, Hama è simbolicamente rilevante: luogo di un massacro perpetrato dal regime di Hafez al Assad, padre di Bashar, negli anni ’80, quando sono stati trucidati oltre 20.000 cittadini in pochi giorni.
“L’obiettivo della rivoluzione rimane il rovesciamento di questo regime. È nostro diritto usare tutti i mezzi disponibili per raggiungere tale obiettivo”, ha spiegato Abu Muhammad al Jolani, leader di Hayat Tahrir al Sham, in un’intervista all’emittente Usa “Cnn”, osservando che “gli iraniani hanno tentato di far rivivere il regime, prendendo tempo, e in seguito anche i russi hanno cercato di sostenerlo”. Tuttavia la verità, ha aggiunto, è che il regime di Assad “è ormai morto”.
Secondo il leader di Hts, “la Siria merita un sistema di governo istituzionale e non uno in cui un singolo sovrano prende decisioni arbitrarie”. “Stiamo parlando di un progetto ampio, stiamo parlando di costruire la Siria”, ha affermato, sottolineando che Hts “è solo una parte di questo dialogo, e potrebbe dissolversi in qualsiasi momento”. Il gruppo jihadista “non è un fine – ha aggiunto – ma un mezzo per svolgere un compito, ossia affrontare questo regime”.
Infine, sul fronte diplomatico, i ministri degli Esteri di Iran, Turchia e Russia terranno una riunione in Qatar il 7 e l’8 dicembre nel format di Astana, il processo di pace per la guerra civile siriana messo in atto dal 2016 da Mosca, Ankara e Teheran e che ha condotto alla definizione di quattro zone di de-escalation. In base a quanto riferito dall’agenzia di stampa statale iraniana “Irna”, il ministro degli Esteri, Abbas Araghchi, si recherà in Qatar nel fine settimana per partecipare al Doha Forum, un evento che si tiene ogni anno nella capitale qatariota per promuovere il dialogo tra i leader di vari paesi sulle sfide globali.