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Violenza contro le Donne: Dalla diplomazia l’allarme e l’urgenza di azioni concrete

Violenza contro le Donne: Dalla diplomazia l’allarme e l’urgenza di azioni concrete

K metro 0 – Roma – I dati di UN Women parlano chiaro: oltre 200 milioni di donne e ragazze nel mondo subiscono violenza, una donna su 3 in età superiore ai 15 anni è ancora vittima di violenza fisica o sesssuale; ogni giorno, in media, 140 donne e ragazze vengono uccise da qualcuno della

K metro 0 – Roma – I dati di UN Women parlano chiaro: oltre 200 milioni di donne e ragazze nel mondo subiscono violenza, una donna su 3 in età superiore ai 15 anni è ancora vittima di violenza fisica o sesssuale; ogni giorno, in media, 140 donne e ragazze vengono uccise da qualcuno della loro stessa famiglia.  

Per prevenire e contrastare un dramma aperto dal quale nessun paese è esente, la diplomazia internazionale ha riunito varie istitituzioni dal mondo ecclesiastico a quello musulmano nell’appello all’unione.

Oggi, in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, si è svolto nella prestigiosa sede dell’Ambasciata del Regno del Marocco presso la Santa Sede l’incontro co-organizzato con l’analoga  Rappresentanza Diplomatica dello Stato della Bolivia.

L’inizativa è stata promossa da S.E Raje Maji, Ambasciatrice del Regno del Marocco presso la Santa Sede, S.E. Teresa Susana Serrano de Vasques, Ambasciatrice di Bolivia presso la Santa Sede, la Reverenda Suor Nathalie Beacquart, Sottosegretario del Sinodo dei Vescovi e ha visto la partaecipazione di altri illustri ospiti del mondo della diplomazia, della cultura, dell’associazionismo e dei diritti umani.

A seguito di un minuto di silenzio dedicato alle vittime di questa violenza dilagante, il Sottosegretario Beacquart ha aperto i  lavori  chiarendo come “La chiesa cattolica si colloca in prima linea nella difesa dei diritti delle donne e nel contrasto alla violenza”. Una posizione necessaria dato il quadro allarmante riportato dagli operatori umanitari della comunità religiosa cristiana in sede dei Sinodi internazionali: in Bangladesh come nelle Fiji 2 donne su 3 hanno sperimentato violenza fisica; in America Latina 1 donna su 2 ha affermato di essere vittima di abusi di potere; il 20% è stata vittima di abusi sessuali.  Beacquart lancia un allarme sociale:  “la violenza sul web è in significativa crescita se solo in Corea del Sud l’85% delle donne subisce violenza online; a livello globale ⅓ dei video che circolano in rete è di natura pornografica e ha per vittime-oggetto donne e minori”.

Anche il Regno del Marocco dove “La Costituzione garantisce l’uguaglianza di diritti tra uomini e donne e le pari opportunità” non poteva che dare al contrasto della violenza una particolare attenzione. Infatti, il processo di contrasto alla violenza è iniziato già dagli anni ‘50.  “Nella tradizione musulmana è ribadito come le donne devono essere valorizzate e protette dalla violenza”, ha precisato l’Amb. Raje Maji, “Il nostro paese – ha aggiunto  –  è stato “contaminato” e questo principio è stato travisato in varie circostanze  e anche dai media”.

Grazie alla politica adottata dal Re Mohamed VI e all’impegno della principessa  Lalla Salma sono oltre 25 mila i centri di ascolto istituiti nel Regno, centinaia i programmi di supporto diretti e online dedicati alle vittime di violenza compiutra dentro e fuori le mura domestiche.

Nel 2020, inoltre, è stata lanciata con successo dall’Unione delle Donne Marocchine e dalle Nazioni Unite l’APP associata alla piattaforma online per il supporto delle donne e delle giovani che avessero subito violenza. Questo strumento ha consentito di rilevare dati e di contribuire alla prevenzione grazie alla geolocalizzazione delle utenti. Oltre a ciò, sono tutt’oggi sostenute campagne specifiche concentrate sul ruolo focale dell’educazione con un particolare accento posto sulla protezione dalla violenza digitale e al Women Empowerment.

In America Latina il quadro risulta drammatico, come ha riportato nel suo intervento coraggioso  l’Amb. Teresa Susana Serrano de Vasques già attivista per i diritti umani: “In Bolivia, nonostante la legge 348 – che introduce una classificazione delle diverse tipologie di violenza e dovrebbe garantire alle donne una vita libera della violenza -, il sistema di giustizia risulta impotente. Ogni anno – prosegue,  – si riscontrano denunce di violenza nei confronti di donne e bambini delle quali il 70% avviene nelle mura domestiche. Ben il 72 % delle denunce di reati sessuali è stato respinto dai Procuratori per mancanze di prove.  Solo il 17 % delle donne che subiscono violenza la denunciano e solo lo 0, 6% delle donne riesce ad accedere alla giustizia”. Una realtà che meriterebbe una ulteriore indagine.

Data la stessa complessità del fenomeno violenza aggravata dal perpetrarsi di guerre e conflitti nel mondo, dalle migrazioni e dall’emergenza climatica, l’unione di religioni, paesi, istituzioni risulta quindi necessaria una comune azione di contrasto.

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