K metro 0 – New Delhi – Gautam Adani: l’uomo più ricco dell’Asia e tra i più ricchi del mondo è un self-made man. Un imprenditore indiano che si è fatto da solo. E ha creato dal nulla la propria posizione economica e sociale. Oggi, a 62 anni, è a capo di un impero tentacolare
K metro 0 – New Delhi – Gautam Adani: l’uomo più ricco dell’Asia e tra i più ricchi del mondo è un self-made man. Un imprenditore indiano che si è fatto da solo. E ha creato dal nulla la propria posizione economica e sociale. Oggi, a 62 anni, è a capo di un impero tentacolare da 169 miliardi che abbraccia porti ed energie rinnovabili.
Più ricco di lui c’è solo Elon Musk, secondo la classifica dei miliardari di “Forbes”. Solo poche settimane fa ha celebrato la vittoria elettorale di Donald Trump e ha annunciato piani per investire 10 miliardi di dollari in progetti energetici e infrastrutturali negli Stati Uniti, dove però sta affrontando accuse di frode che potrebbero mettere a repentaglio le sue ambizioni, in patria e all’estero, come spiega Soutik Biswas, corrispondente della BBC dall’India.
Il procuratore federale di Brooklyn lo ha incriminato per aver corrotto, con mazzette per oltre 250 milioni di dollari, funzionari governativi di Nuova Delhi, in cambio di favori alla società Adani Energy Group, a scapito di aziende americane, su contratti per vari progetti (per un valore di 2 miliardi di dollari di profitti in 20 anni), tra cui la costruzione del più grande parco fotovoltaico dell’India. Le autorità statunitensi hanno anche emesso un mandato d’arresto nei suoi confronti.
Giovedì scorso, le aziende del gruppo Adani hanno perso 34 miliardi di dollari di valore di mercato, riducendo la capitalizzazione di mercato combinata delle sue 10 aziende a 147 miliardi di dollari. Ma già all’indomani del crollo del 23% del proprio valore dopo le accuse della giustizia americana, il gruppo ha appena rialzato la testa alla Borsa di Bombay, con un rimbalzo anche dei titoli delle controllate, fatta eccezione di quelli di Adani Green Energy, direttamente coinvolta nello scandalo.
L’economia indiana è profondamente intrecciata con il gruppo Adani, che gestisce 13 porti (30% di quota di mercato), sette aeroporti (23% del traffico passeggeri) e il secondo più grande gruppo cementiero dell’India (20% del mercato).
Con sei centrali elettriche a carbone, Adani è il più grande operatore privato indiano nel settore energetico. Allo stesso tempo, si è impegnato a investire 50 miliardi di dollari nell’idrogeno verde e gestisce un gasdotto di 8.000 km. (Sta anche costruendo la superstrada più lunga dell’India e riqualificando la più grande baraccopoli indiana). Impiega oltre 45.000 persone, ma le sue attività hanno un impatto su milioni di persone in tutto il paese.
Le sue ambizioni globali spaziano dalle miniere di carbone in Indonesia e Australia ai progetti infrastrutturali in Africa. Il gruppo è prosperato nonostante i critici abbiano etichettato l’impero commerciale di Adani come capitalismo clientelare, sottolineando i suoi stretti legami con Modi, sia come Ministro capo del Gujarat (da dove provengono entrambi) sia come primo ministro dell’India. (Come ogni imprenditore di successo, Adani ha anche stretto legami con molti leader dell’opposizione, investendo nei loro Stati).
Il leader dell’opposizione, Rahul Gandhi ha chiesto, tuttavia, l’arresto di Adani e ha promesso di ingaggiare battaglia in parlamento. Le ultime accuse potrebbero anche mettere i bastoni tra le ruote ai piani di espansione globale di Adani. È già stato contestato in Kenya e in Bangladesh per il tentativo di acquisizione dell’aeroporto internazionale di Nairobi e un controverso accordo energetico. “Queste [accuse di corruzione] bloccano i piani di espansione internazionale legati agli Stati Uniti”, ha detto alla BBC Nirmalya Kumar, docente presso la Singapore Management University.
“Corrompere funzionari governativi in India non è una novità, ma gli importi menzionati sono sbalorditivi. Sospetto che gli Stati Uniti abbiano i nomi di alcuni dei destinatari previsti delle tangenti di Adani”. Ciò potrebbe avere potenziali ripercussioni sulla scena politica indiana. Anche perché “C’è molto altro in arrivo”, insinua Kumar.
Sebbene le relazioni commerciali tra Stati Uniti e India possano essere sottoposte a esame, è improbabile che ne subiscano un impatto significativo. Soprattutto dopo il recente accordo da 553 milioni di dollari con Adani per un progetto portuale in Sri Lanka. Mezzo miliardo di dollari per arginare la Cina, a sostegno di un progetto che sarà terminato entro la fine del 202: si tratta del più grande finanziamento infrastrutturale dell’agenzia governativa americana DFC (Development Finance Corporation) in Asia.
Le relazioni commerciali tra Stati Uniti e India sono molto ampie e sfaccettate. E rimangono forti, nonostante le accuse molto gravi contro un attore così importante nell’economia indiana, come Adani, secondo Michael Kugelman un esperto del Wilson Center, autorevole istituto di ricerca americano.
Inoltre, non è chiaro se Adani possa essere preso di mira, nonostante il trattato di estradizione tra Stati Uniti e India, poiché questo dipenderà dalle intenzioni della nuova amministrazione Trump di consentire o meno la prosecuzione delle azioni legali. “Penso ancora che gli investitori e le banche straniere li sosterranno come hanno fatto dopo Hindenburg, dato che fanno parte di settori molto importanti e performanti dell’economia indiana”, afferma. “Il senso nel mercato è anche che questo Ma è probabile che le acque si calmeranno una volta che l’amministrazione Trump si insedierà alla Casa Bianca.