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Elezioni Usa, qualunque risultato sarà problematico per l’Europa

Elezioni Usa, qualunque risultato sarà problematico per l’Europa

K metro 0 – Berlino – Il risultato delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti del 5 novembre tiene l’Europa col fiato sospeso. Al di là delle politiche del blocco continentale, che vanno dai flussi commerciali ai sussidi industriali, dalla sorveglianza digitale alle indagini antitrust, i timori maggiori arrivano dalla reazione del futuro vincitore alla

K metro 0 – Berlino – Il risultato delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti del 5 novembre tiene l’Europa col fiato sospeso. Al di là delle politiche del blocco continentale, che vanno dai flussi commerciali ai sussidi industriali, dalla sorveglianza digitale alle indagini antitrust, i timori maggiori arrivano dalla reazione del futuro vincitore alla guerra tra la Russia e l’Ucraina.

Il candidato repubblicano Donald Trump non ha difatti mai nascosto il suo disappunto per gli aiuti americani a Kiev. All’inizio del 2024, mentre il Congresso degli Stati Uniti negoziava un pacchetto di aiuti esteri che stanziava 60 miliardi di dollari (55,4 miliardi di euro) in forniture militari per l’Ucraina, l’ex presidente ha tentato di influenzare la procedura spingendo affinché l’assistenza fosse strutturata come un prestito, non come una sovvenzione. “Non dovremmo mai più dare soldi senza la speranza di un ritorno, o senza vincoli. Gli Stati Uniti d’America non dovrebbero più essere stupidi”, aveva scritto sul suo social Truth.

Durante un comizio a giugno, il miliardario ha poi descritto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky come “il più grande venditore rispetto a qualsiasi politico mai esistito. Ogni volta che viene nel nostro Paese, se ne va con 60 miliardi di dollari”, ha tuonato. “Torna a casa e annuncia che ha bisogno di altri 60 miliardi di dollari e io dico: non finisce mai. Non finisce mai. Risolverò questa questione prima di salire alla Casa Bianca come presidente eletto”, ha aggiunto.

Trump ha incontrato il mese seguente, a luglio, uno dei suoi più stretti alleati in Europa, il primo ministro ungherese Viktor Orbán, per discutere del conflitto. “Non darà un centesimo nella guerra tra Ucraina e Russia”, ha riferito Orbán dopo l’incontro bilaterale. “Pertanto, la guerra finirà, perché è ovvio che l’Ucraina non può stare in piedi da sola”. Ed è questo che fa preoccupare Bruxelles.

Gli Stati Uniti, produttori di equipaggiamenti militari a livello mondiale, si sono concentrati finora in particolare nel fornire a Kiev le armi avanzate necessarie per respingere le forze russe invasori, per un valore di 64 miliardi di dollari (59 miliardi di euro). Le donazioni hanno incluso missili ATacMS a lungo raggio e i necessari sistemi di difesa aerea Patriot.

Anche l’Ue e i singoli stati membri hanno garantito aiuti militari, per un valore di 43,5 miliardi di euro. Non sono mancati gli imprevisti, come il mancato obiettivo di consegnare un milione di proiettili di artiglieria entro il marzo 2024, e quello di una dotazione di 6,6 miliardi di euro che è ancora bloccata dall’Ungheria.

Il blocco ha pertanto registrato un maggiore successo nelle sue forniture finanziarie e umanitarie con 57,8 miliardi di euro già erogati e altri in arrivo. In parallelo a questi sforzi, i partner atlantici hanno agito come co-leader in diverse iniziative innovative a livello di G7, come un tetto al prezzo del greggio russo e un prestito di 50 miliardi di dollari (45 miliardi di euro) per Kiev che utilizzerà i beni congelati della Russia come garanzia.

Questa simmetria rischia però di crollare da un giorno all’altro se Trump vincerà e metterà in pratica la sua minaccia di chiudere i rubinetti dell’assistenza americana. “Questo causerebbe un grande problema perché l’Europa non è pronta a subentrare. E significa che nel giro di tre, quattro, sei mesi l’Ucraina potrebbe trovarsi senza materia prima sufficiente per proseguire la guerra”, ha dichiarato in un’intervista Sven Biscop, direttore del programma dell’Egmont Institute.

Pochi a Bruxelles credono pertanto che l’Unione europea possa intervenire e sopperire all’improvvisa assenza di Washington. Con un’economia stagnante, un’industria della difesa inferiore e un aumento dei partiti di estrema destra, il blocco non ha i mezzi per assumersi da solo l’intero onere.

“L’Europa può colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti? Certamente l’Europa non può sostituire gli Stati Uniti”, ammise allora l’Alto rappresentante Josep Borrell.

“Un’eventuale seconda presidenza Trump potrebbe ostacolare lo stretto partenariato transatlantico che l’amministrazione Biden ha lavorato per promuovere insieme all’Ue”, ha dichiarato a Euronews David McAllister, l’eurodeputato del Ppe che presiede la commissione per gli affari esteri del Parlamento europeo.

“Potrebbe creare inutili attriti nella cooperazione nei momenti in cui meno ne abbiamo bisogno, soprattutto all’interno della Nato”. “Ciononostante dovremmo trovare un modo per mantenere i legami il più stretti possibile, a prescindere dall’esito delle elezioni, al fine di blindare le relazioni Ue-Usa”.

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