K metro 0 – Buenos Aires – Il drastico programma di austerità intrapreso dal presidente argentino Javier Gerardo Milei, continua a sollevare polemiche nel Paese. Per affrontare la questione, il governatore della regione di La Rioja – provincia povera ed economicamente depressa nel nord ovest dell’Argentina, tra gli altopiani di roccia argillosa al confine con
K metro 0 – Buenos Aires – Il drastico programma di austerità intrapreso dal presidente argentino Javier Gerardo Milei, continua a sollevare polemiche nel Paese. Per affrontare la questione, il governatore della regione di La Rioja – provincia povera ed economicamente depressa nel nord ovest dell’Argentina, tra gli altopiani di roccia argillosa al confine con il Cile – ha deciso di stampare i chachos, una valuta d’emergenza valida solamente all’interno dei confini della Rioja. Girando per il capoluogo della provincia, appaiono cartelli su cui è scritto “qui si accettano chachos”, sia in supermercati sia in negozi di vario genere. Tuttavia, nonostante il governatore garantisca un valore di cambio di 1 a 1 con i pesos (la moneta nazionale argentina), tra i cittadini permangono perplessità e insicurezze sulla validità di questa nuova moneta.
Da quando Javier Milei è entrato in carica a Buenos Aires, il nuovo governo di indirizzo ultraliberista ha messo in atto una politica di austerity e di tagli alle spese statali, nel tentativo di invertire decenni di politiche di bilancio populiste che hanno portato l’Argentina a un deficit monumentale. I tagli hanno colpito anche le 23 province, costringendo a licenziare un gran numero di dipendenti pubblici. A questo piano si è opposto Ricardo Quintela, governatore della Rioja e politico di ispirazione populista e peronista in opposizione a Milei. “Non ho intenzione di sottrarre cibo al popolo di La Rioja per pagare il debito che il governo ci deve”, ha sostenuto il governatore, per poi aggiungere: “C’è una strada alternativa alla crudeltà delle politiche che il presidente sta applicando”.
I chachos sono in circolazione dall’agosto 2024 e devono il proprio nome ad Ángel Vicente “Chacho” Peñal, un capo militare che nell’Ottocento ha difeso La Rioja contro le truppe di Buenos Aires. Su queste banconote è raffigurato proprio il volto di “Chacho” Peñal e un codice QR, che rimanda a un sito su cui si denuncia Milei per essersi rifiutato di trasferire a La Rioja i fondi federali.
In questa regione al confine con il Cile, i chachos vengono utilizzati per pagare i dipendenti pubblici. È possibile utilizzare la valuta locale per pagare tasse e bollette. Va però detto che, anche qualora il governo accettasse di cambiare i chachos in pesos, i limiti di questa moneta sono tanti: oltre a non avere valore al di fuori della singola provincia, non tutte le aziende si sono registrate per poter utilizzare il chacho. Inoltre, gli sportelli di cambio sono pochi e affollati.
Effettivamente, La Rioja è una regione improduttiva, con appena 384.600 abitanti e poche industrie. Le poche attività della zona sono colture di noci e olive. In questa regione, i due terzi degli stipendi registrati provengono da lavori statali e i soldi distribuiti dal governo federale coprono circa il 90% del bilancio provinciale. La Rioja è la provincia che l’anno scorso ha ricevuto più fondi federali di qualsiasi altra, ad eccezione di Buenos Aires, dove vivono 17,6 milioni di persone. Nonostante ciò, il tasso di povertà della provincia supera il 66%, alimentando solamente un poderoso sistema clientelare.
La Rioja è già andata in default per i suoi debiti a febbraio e ad agosto. A settembre, un tribunale federale di New York ha ordinato alla provincia di pagare quasi 40 milioni di dollari di risarcimento a obbligazionisti americani e britannici. La Corte Suprema argentina si sta invece occupando del rifiuto della provincia di far pagare ai consumatori gli elevati prezzi per l’elettricità dopo il taglio dei sussidi da parte del governo centrale.
Il progetto del governatore Quintela al momento non sta avendo un grande peso sulle finanze federali argentine. Il problema diventerebbe insostenibile, però, qualora anche altre province dovessero seguire l’iniziativa della Rioja. In quel caso, si rivivrebbe ciò che è accaduto durante la crisi finanziaria argentina del 2001, quando la reazione di una dozzina di province a un brutale piano di austerità ha portato a stampare delle vere e proprie valute parallele. Due decenni fa, l’ex presidente peronista Néstor Kirchner pose fine al caos cambiando le valute locali in pesos. Oggi però, a differenza di Kirkchner, il presidente Milei ha già comunicato di non voler intervenire per salvare La Rioja.
“Non saremo complici di persone irresponsabili”, ha dichiarato Milei all’emittente televisiva argentina Todo Noticias. Nonostante la contrarietà all’iniziativa di Quintela, il presidente non può intervenire in alcun modo per annullare la valuta locale, perché questi tipi di espedienti finanziari sono permessi dalla Costituzione argentina.
Rimane da vedere come volgerà al termine il braccio di ferro tra il presidente Milei e il governatore Quintela. La domanda è se a rimetterci saranno gli abitanti della Rioja o le casse dello Stato federale di Buenos Aires e degli investitori esteri. Significative in ogni caso, sono le parole di Juan Keulian, direttore del Centro per il Commercio e l’Industria di La Rioja, che denuncia “un sistema in cui si è costretti a dipendere dallo Stato per tutto. Non c’è scelta in un posto come questo”.