K metro 0 – Ginevra – Circa 3,6 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua per almeno un mese all’anno e potrebbero essere 5 miliardi entro il 2050. L’agenzia meteorologica delle Nazioni Unite ha comunicato che il 2023 è stato l’anno più secco di tre decenni per i fiumi del mondo, con conseguente inaridimento dei
K metro 0 – Ginevra – Circa 3,6 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua per almeno un mese all’anno e potrebbero essere 5 miliardi entro il 2050. L’agenzia meteorologica delle Nazioni Unite ha comunicato che il 2023 è stato l’anno più secco di tre decenni per i fiumi del mondo, con conseguente inaridimento dei flussi d’acqua.
L’Organizzazione meteorologica mondiale afferma inoltre che i ghiacciai che alimentano i fiumi in molti Paesi hanno subito la più grande perdita di massa degli ultimi cinque decenni, avvertendo che lo scioglimento dei ghiacci può minacciare la sicurezza idrica a lungo termine per milioni di persone a livello globale.
“L’acqua è il canarino nella miniera di carbone del cambiamento climatico” ha dichiarato il Segretario generale dell’OMM Celeste Saulo, pubblicando il rapporto lunedì 14 ottobre. “Riceviamo segnali di pericolo sotto forma di precipitazioni, inondazioni e siccità sempre più estreme, che impongono un pesante tributo a vite umane, ecosistemi ed economie”. L’OMM ricorda che il 70% di tutta l’acqua che l’uomo preleva dai sistemi idrologici è destinata all’agricoltura.
Il rapporto “State of Global Water Resources 2023” non riguarda solo i fiumi, ma anche i laghi, i bacini idrici, le acque sotterranee, l’umidità del suolo, l’accumulo idrico terrestre, la copertura nevosa e i ghiacciai, l’evaporazione dell’acqua dalla terra e dalle piante.
L’aumento delle temperature ha in parte portato il ciclo idrologico a diventare “più erratico e imprevedibile”, in modo da produrre “troppa o troppo poca acqua” attraverso siccità e inondazioni.
Nel 2023 il mondo ha così affrontato l’anno più caldo mai registrato, sollevando segnali di allarme per un possibile nuovo record annuale nel 2024.
“Negli (ultimi) 33 anni di dati, non si era mai vista un’area così vasta in tutto il mondo in condizioni di siccità”, ha dichiarato Stefan Uhlenbrook, direttore del dipartimento di idrologia, acqua e criosfera del WMO.
Il rapporto attesta che gli Stati Uniti meridionali, l’America centrale e i Paesi sudamericani Argentina, Brasile, Perù e Uruguay hanno dovuto affrontare condizioni di siccità diffuse e “i livelli d’acqua più bassi mai osservati in Amazzonia e nel lago Titicaca”, al confine tra Perù e Bolivia. Anche il bacino del fiume Mississippi ha registrato livelli d’acqua da record, si legge. Insomma, secondo l’OMM, metà del mondo ha affrontato condizioni di siccità dei fiumi l’anno scorso.
I dati per il 2024 non sono ancora disponibili, ma Uhlenbrook ha detto che l’estate estremamente calda “molto probabilmente” si tradurrà in bassi flussi fluviali quest’anno e “in molte parti del mondo, ci aspettiamo una maggiore scarsità d’acqua”.
Secondo il WMO, gli estremi sono stati influenzati anche dalla transizione da La Niña a El Niño a metà del 2023. Si tratta di modelli meteorologici che si verificano naturalmente; El Niño si riferisce alle temperature della superficie del mare superiori alla media che si sviluppano periodicamente nel Pacifico equatoriale centro-orientale, mentre La Niña è legata al raffreddamento periodico in quelle aree. Tuttavia, gli scienziati affermano che l’alterazione del clima sta esacerbando gli impatti di questi fenomeni meteorologici e li rende più difficili da prevedere.
Tra le zone colpite da inondazioni figurano la costa orientale dell’Africa, l’isola settentrionale della Nuova Zelanda e le Filippine. Nel Regno Unito, in Irlanda, in Finlandia e in Svezia si sono registrati inoltre deflussi superiori alla norma, ovvero il volume d’acqua che scorre in un fiume in un determinato momento.
Anche i ghiacciai hanno subito gravi perdite nel 2023, oltre 600 giga tonnellate d’acqua, la cifra più alta in 50 anni di osservazioni, secondo i dati preliminari del WMO per il periodo settembre 2022-agosto 2023. “Si sa troppo poco sul reale stato delle risorse d’acqua dolce del mondo. Non possiamo gestire ciò che non misuriamo. Questo rapporto vuole contribuire a migliorare il monitoraggio, la condivisione dei dati, la collaborazione transfrontaliera e le valutazioni”, ha concluso Saulo.
di Sandro Loria