K metro 0 – Città del Capo – L’allarme arriva direttamente dal Programma Alimentare Mondiale (PAM) delle Nazioni Unite: milioni di persone in tutta l’Africa meridionale stanno soffrendo la fame a causa di una siccità storica, con il rischio di una catastrofe umanitaria su larga scala. “Una siccità storica – la peggiore crisi alimentare mai
K metro 0 – Città del Capo – L’allarme arriva direttamente dal Programma Alimentare Mondiale (PAM) delle Nazioni Unite: milioni di persone in tutta l’Africa meridionale stanno soffrendo la fame a causa di una siccità storica, con il rischio di una catastrofe umanitaria su larga scala.
“Una siccità storica – la peggiore crisi alimentare mai registrata – ha devastato più di 27 milioni di vite in tutta la regione”, ha dichiarato Tomson Phiri, portavoce del PAM. Circa 21 milioni di bambini sono malnutriti”. L’avvertimento è arrivato in un briefing di ieri, con l’ammonimento che la crisi dovrebbe aggravarsi fino ai prossimi raccolti di marzo o aprile 2025.
Fra i paesi più flagellati, Lesotho, Malawi, Namibia, Zambia e Zimbabwe, che hanno dichiarato lo stato di calamità nazionale negli ultimi mesi. La siccità ha distrutto raccolti e bestiame. Gravemente colpiti anche Angola e Mozambico.
Decine di milioni di persone nella regione si affidano difatti all’agricoltura su piccola scala, irrigata dalle piogge, per procurarsi il cibo e i soldi per comprare le provviste. Ma mesi di siccità nell’Africa meridionale, innescati dal fenomeno climatico El Niño, che ha portato a precipitazioni inferiori alla media in tutta la regione, hanno messo in ginocchio oltre 27 milioni di persone e causato la peggiore crisi di fame della regione da decenni.
“Ottobre in Africa meridionale segna l’inizio della stagione di magra e si prevede che ogni mese sarà peggiore del precedente fino ai raccolti del prossimo anno, a marzo e aprile. I raccolti sono falliti, il bestiame è morto e i bambini sono fortunati se ricevono un pasto al giorno” ha spiegato Phiri.
“La situazione è terribile”, ha aggiunto. Il PAM ha bisogno di circa 369 milioni di dollari per fornire aiuti immediati, ma ne ha ricevuti solo un quinto a causa della carenza di donazioni. Il Programma Alimentare Mondiale ha iniziato a fornire assistenza alimentare e altri aiuti critici su richiesta dei vari governi della regione. Fra l’altro, la crisi dell’Africa meridionale arriva in un momento di “aumento dei bisogni globali”, con aiuti umanitari disperatamente necessari anche a Gaza, in Sudan e altrove.
Altre agenzie umanitarie hanno evidenziato che la siccità nell’Africa meridionale è particolarmente dura; l’agenzia statunitense USAID, a giugno, ha affermato che si è trattato della più grave siccità degli ultimi 100 anni durante la stagione agricola da gennaio a marzo, che ha distrutto vaste coltivazioni e cibo per milioni di persone.
El Niño, un fenomeno meteorologico che riscalda parti del Pacifico centrale, ha impatti diversi sul tempo in diverse parti del mondo. L’ultimo fenomeno del genere si è formato a metà dello scorso anno ed è terminato a giugno. Insieme ai cambiamenti climatici causati dall’uomo e al calore generale degli oceani, è stato accusato di aver provocato 12 mesi di ondate di calore e condizioni meteorologiche estreme.
In Africa meridionale, i prezzi dei generi alimentari sono di conseguenza aumentati notevolmente in molte aree colpite dalla siccità, aumentando le difficoltà. Ma non mancano anche altri effetti dannosi. Lo Zambia, ad esempio, ha perso gran parte dell’energia elettrica ed è sprofondato in ore e talvolta giorni di blackout, perché dipende in larga misura dall’energia idroelettrica proveniente dall’enorme diga di Kariba. Il livello dell’acqua della diga è così basso che non riesce quasi a generare energia. Anche lo Zimbabwe condivide la diga e sta subendo interruzioni di corrente.
Le autorità della Namibia e dello Zimbabwe sono ricorse all’uccisione di animali selvatici, compresi gli elefanti, per fornire carne alla gente affamata. Secondo gli scienziati, l’Africa subsahariana è una delle zone del mondo più vulnerabili ai cambiamenti climatici a causa della forte dipendenza dall’agricoltura e dalle risorse naturali alimentate dalle piogge. Milioni di mezzi di sussistenza africani dipendono dal clima, mentre i Paesi poveri non sono in grado di finanziare misure di resilienza climatica.