K metro 0 – Roma – A Roma il 4 ottobre si è svolto un incontro, sul tema “Migrazione e integrazione”: per commemorare il decimo anniversario dell’incidente del barcone di migranti naufragato al largo delle coste di Lampedusa nel 2014, con la morte di oltre 350 persone. Data che l’Italia ha riconosciuto come simbolica per
K metro 0 – Roma – A Roma il 4 ottobre si è svolto un incontro, sul tema “Migrazione e integrazione”: per commemorare il decimo anniversario dell’incidente del barcone di migranti naufragato al largo delle coste di Lampedusa nel 2014, con la morte di oltre 350 persone. Data che l’Italia ha riconosciuto come simbolica per le vittime della migrazione.
L’evento è stato organizzato insieme alla Chiesa di Scientology di Roma, con la partecipazione di numerose associazioni e organizzazioni attive nel campo dei migranti. Il convegno inoltre ha ricevuto le partnership di: Mediatori Mediterranei, Comunità La Collina, Associazione Diritti Umani e Tolleranza, Associazione Arte e Cultura per i Diritti Umani, Centro Studi IDOS – Dossier Immigrazione Statistico, e del Centro Studi/Rivista Confronti come mediapartner.
Essendo l’Italia una delle principali porte d’accesso all’Europa, essa è diventata l’obiettivo di nuovi trafficanti di esseri umani che facilitano la migrazione illegale attraverso il Mediterraneo dai Paesi del Sud. E trasportano i “disperati” su barche della morte, molti dei quali sono finiti in pasto alle balene del Mar Mediterraneo, da anni, ormai, un vero e proprio cimitero per coloro che desiderano migrare verso l’Europa.
Tutto è stato confermato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) nel suo recente rapporto sul numero di vittime della migrazione attraverso il Mediterraneo negli ultimi dieci anni: oltre 30.000 persone non sono sopravvissute durante il rischioso viaggio. Nonostante tali dati sconvolgenti e ogni tentativo di fermare l’ondata di immigrazione clandestina, la situazione di coloro che sono riusciti a raggiungere l’Italia è peggiorata, perché numerosi sono finiti in centri di detenzione sovraffollati e spesso indecorosi.
Carlo Pilia, Presidente di Mediatori Mediterranei, che ha esposto la carenza di appositi corsi universitari per mediatori culturali. Ha riferito come altre nazioni dell’Unione Europea hanno criticato il modello italiano di mediazione interculturale e integrazione. Per quanto concerne il nostro Paese, non dovremmo aspettarci che siano altre nazioni europee o altri enti a suggerire metodi per affrontare la mobilità umana nell’area del Mediterraneo.
Beatrice Covassi, deputata Eu, da parte sua, ha indicato tre punti principali per affrontare la gestione del fenomeno: la promozione delle migrazioni regolari, la riforma del diritto di cittadinanza e, per finire, il dialogo interreligioso e interculturale per generare quel cambiamento radicale verso una maggiore umanizzazione nei rapporti con e fra le genti di diverse tradizioni e costumi. Il portavoce della comunità palestinese a Roma, il teologo Salameh Ashour, ha affrontato il tema dei rifugiati nel mondo, in particolare in Italia, riferendo le violenze della guerra e la falsa narrazione del sentimento conflittuale tra ebrei e palestinesi. Ed evidenziando le sofferenze dei rifugiati palestinesi, ha concluso che la naturale bontà dell’essere umano è in antitesi alla violenza e alla guerra, che è invece il risultato di gruppi dagli interessi particolari che desiderano dominare, schiavizzare e arricchirsi anche al costo di vite umane.
Hassan Batal, dell’Associazione Culturale per l’Integrazione, ha riferito ai partecipanti, le scene scioccanti del numero di minori migranti e delle loro sofferenze e la difficoltà di assorbirli e integrarli nella società; invitando i funzionari competenti a trovare rapidamente soluzioni per proteggere questi minori e impedire che questa realtà metta a repentaglio la loro vita.
Infine i movimenti per i diritti umani e le associazioni per il dialogo comunitario hanno trovato spunto nel convegno per proporre idee e visioni sulle soluzioni per fermare i naufragi nel Mediterraneo e integrare i migranti nella società italiana e trasformarli in una forza sociale positiva, sollecitando lo Stato a riconsiderare la politica sull’immigrazione e le relative leggi.