K metro 0 – Tel Aviv – Di sicuro si sa soltanto che la decisione ormai è presa: Israele risponderà alla pioggia di missili che, tre giorni fa, l’Iran ha lanciato su città e basi militari israeliane per vendicare l’uccisione di Hassan Nasrallah, il leader del movimento sciita Hezbollah, colpito nel suo stato maggiore sotterraneo
K metro 0 – Tel Aviv – Di sicuro si sa soltanto che la decisione ormai è presa: Israele risponderà alla pioggia di missili che, tre giorni fa, l’Iran ha lanciato su città e basi militari israeliane per vendicare l’uccisione di Hassan Nasrallah, il leader del movimento sciita Hezbollah, colpito nel suo stato maggiore sotterraneo a Beirut. E’ sui tempi di questa nuova escalation del conflitto che le bocche sono cucite. L’attacco potrebbe essere lanciato già questa notte, o la mattina del 7 ottobre per ricordare il giorno in cui tutto è cominciato un anno fa con l’attacco di Hamas ai kibbutz oltre il confine di Gaza. Per la verità, fonti vicine ai servizi d’intelligence israeliani lasciano capire che l’attacco all’Iran ci sarà “prima di quell’anniversario o subito dopo”.
Secondo i siti web dei giornali israeliani, che aggiornano di minuto in minuto i loro notiziari, l’attacco è atteso per “l’inizio della prossima settimana”. E’ sarà “serio e significativo”. Il presidente israeliano Isaac Herzog, in un messaggio trasmesso alla radio e alla tv per l’anniversario dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, ha affermato che “le nostre ferite non sono completamente rimarginate perché gli ostaggi vengono ancora torturati, giustiziati e muoiono in prigionia”. Delle 251 persone rapite e portate nella Striscia di Gaza 97 sarebbero ancora tenute in ostaggio, di queste 33 dichiarate morte. Ma dei tempi dell’attacco all’Iran, naturalmente, nessun accenno.
Così come il segreto più totale è sugli obiettivi che Israele ha deciso di colpire in Iran. Si sa che il presidente americano Joe Biden ha chiesto espressamente al premier Benjamin Netanyahu di non ordinare attacchi contro i siti in cui l’Iran sta cercando di sviluppare il suo potenziale nucleare. E che lo sfidante repubblicano, Donald Trump, ha fatto esattamente il contrario consigliando a Israele di attaccarli. Ma l’impressione è che, a maggior ragione in questo momento, Netanyahu non ascolterà i consigli che partono da Washington. Israele è convinta di avere in mano il controllo del gioco. Dopo il disastro operativo del 7 ottobre, i servizi segreti hanno recuperato la loro tradizionale efficienza e – anche con una sponda dall’altra parte della barricata – sono riusciti a indicare basi di Hamas e di Hezbollah e nascondigli dei loro capi.
L’esercito israeliano ha riferito ieri che le sue forze speciali stanno conducendo raid di terra contro “infrastrutture di Hezbollah nel Libano meridionale, distruggendo missili, rampe di lancio, torri di guardia e depositi di armi”. L’esercito ha aggiunto che i soldati hanno anche smantellato tunnel che Hezbollah – come Hamas a Gaza – usava per avvicinarsi al confine israeliano. Sempre Idf ha fatto un primo bilancio delle vittime libanesi delle operazioni: 1400, tra combattenti e civili di Hezbollah, sono stati uccisi e circa 1,2 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case da quando Israele ha intensificato i suoi attacchi a fine settembre, con l’obiettivo di paralizzare Hezbollah e allontanarlo dal confine. Secondo il conteggio fornito dall’Idf, sarebbero 9 i suoi soldati uccisi nei combattimenti degli ultimi giorni.
Sono due i comandanti di Hamas uccisi nei raid israeliani in Libano. Lo hanno confermato Idf e Shin Bet e lo stesso movimento di resistenza islamico. In un primo attacco contro il campo profughi palestinese di Beddawi, a nord di Tripoli del Libano, è stato ucciso Saeed Atallah Ali, accusato di reclutare militanti per il gruppo in Libano. In un secondo raid, avvenuto questa mattina nei pressi della città di Saadnayel, nella valle della Bekaa, è stato ucciso Mohammed Hussein al-Lawis, che le forze di difesa israeliane e lo Shin Bet hanno definito “autorità esecutiva in Libano” di Hamas, ma anche colui che dava gli ordini per attacchi terroristici in Cisgiordania. E’ ancora giallo, invece, sulla sorte di Hashem Safieddine, indicato come successore di Nasrallah alla guida di Hezbollah: per i media sauditi sarebbe stato ucciso in un raid a Beirut e Israele ne sarebbe al corrente, ma Tel Aviv non ne dà conferma.