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Francia, Barnier: “Deficit al 5% entro il 2025 e più giustizia sociale”

Francia, Barnier: “Deficit al 5% entro il 2025 e più giustizia sociale”

K metro 0 – Parigi – In un’Assemblea nazionale affollata e divisa, il primo ministro francese Michel Barnier ha espresso le priorità del suo governo martedì 1° ottobre. Fra i punti toccati, il potere d’acquisto, l’immigrazione, la lotta al riscaldamento globale, la costruzione di nuovi alloggi, la giustizia sociale. “Fare molto con poco”, che è

K metro 0 – Parigi – In un’Assemblea nazionale affollata e divisa, il primo ministro francese Michel Barnier ha espresso le priorità del suo governo martedì 1° ottobre. Fra i punti toccati, il potere d’acquisto, l’immigrazione, la lotta al riscaldamento globale, la costruzione di nuovi alloggi, la giustizia sociale.

“Fare molto con poco”, che è “la vita quotidiana di molti nostri connazionali”. Ha subito esordito con una citazione del generale de Gaulle. Di fronte a un debito “colossale”, a una riduzione della spesa e a una tassa sui “più ricchi” e sulle “grandi imprese”, il premier intende tornare a controllare i conti pubblici, mentre il deficit pubblico dovrebbe scendere al 6% entro il 2024.

 “Il costo del debito”, cioè il rimborso dei soli interessi sul debito, è ‘la seconda voce di spesa dello Stato, dopo la scuola’, ha criticato. Doveroso, dunque, ridurre il deficit al 5% entro il 2025 e raggiungere l’obiettivo europeo del 3% entro il 2029. Un deciso cambio di rotta, dato che il precedente governo puntava a tornare sotto il 3% entro il 2027.

E così, “due terzi” dello sforzo di bilancio arriveranno da tagli alla spesa pubblica. Sul fronte fiscale, il capo del governo chiede alle “grandi imprese con profitti consistenti di contribuire alla ripresa collettiva”.

La lotta al riscaldamento globale sarà poi sempre più cruciale. “Possiamo e dobbiamo fare di più”, ha insistito, citando la prevenzione di ‘rischi sempre più numerosi e violenti’, la conservazione della biodiversità e la promozione dell’economia circolare.

Maggior attenzione poi alla rappresentanza proporzionale, richiesta da diversi gruppi politici, in particolare dal Rassemblement National e dal MoDem. Fra i temi elencati anche le lezioni provinciali in Nuova Caledonia, per le quali il primo ministro propone un rinvio “fino alla fine del 2025”.

Si tratta, infatti, di una “crisi di eccezionale gravità”, sia economica sia politica, quella che sta attraversando il territorio francese nel sud del Pacifico, che comprende una dozzina di isole. Ha auspicato un “nuovo periodo” durante il quale si dovrà raggiungere un “consenso politico” sul futuro costituzionale del territorio, mentre “una missione di consultazione e dialogo”, sarà guidata dai presidenti dell’Assemblea nazionale e del Senato, Yaël Braun-Pivet e Gérard Larcher.

Impegni in vista anche per il progresso sociale. Non ci sarà “nessuna tolleranza per il razzismo e l’antisemitismo” e “nessuna messa in discussione” dell’aborto, ha affermato deciso.

Soprattutto, il primo ministro intende anche rispondere alle “preoccupazioni” quotidiane dei francesi, in particolare per quanto riguarda il loro potere d’acquisto. “Aumenteremo il salario minimo del 2% a partire dal 1° novembre, in previsione della data del 1° gennaio”, ha annunciato, invitando i settori professionali in cui il salario minimo è inferiore al salario minimo a ‘negoziare rapidamente’.

L’emergenza alloggi è fra le priorità: “Semplificheremo il più possibile le norme che gravano sulla costruzione di nuovi alloggi o sulla ristrutturazione di quelli vecchi”.

Il governo intende poi “limitare le possibilità di riduzione delle pene”. Le forze dell’ordine saranno “ancora più visibili e presenti sulla strada pubblica”, in particolare riducendo i tempi delle “procedure amministrative” e creando nuove brigate di gendarmeria. Ha inoltre chiesto di “ridurre i tempi dei processi, in particolare per i minori”, auspicando “la creazione di una procedura di comparizione immediata per i delinquenti minorenni di età superiore ai 16 anni” e una revisione della scusa della minorità.

Una frecciata poi contro il suo ministro degli Interni, Bruno Retailleau, i cui commenti sullo stato di diritto hanno suscitato polemiche. “La fermezza della politica penale che i francesi chiedono è inseparabile dal rispetto dello Stato di diritto e dei principi di indipendenza e imparzialità della magistratura, ai quali sono personalmente, profondamente e definitivamente legato”, ha detto, tra gli applausi di molti deputati.

Ha poi voluto rompere lo “stallo ideologico” in cui, a suo avviso, si trova il tema dell’immigrazione. “Non abbiamo più un controllo soddisfacente sulla nostra politica migratoria”. Barnier vorrebbe dunque che “le domande di asilo fossero trattate in modo più efficiente e più ravvicinato”, in modo da conoscere più rapidamente le decisioni. Vuole anche “facilitare la proroga eccezionale della detenzione per gli immigrati clandestini” per agevolare l’applicazione dell’obbligo di lasciare il territorio francese. Per migliorare questo punto, prevede anche di “condizionare maggiormente la concessione dei visti all’ottenimento dei lasciapassare consolari necessari per l’espulsione”, rinegoziando gli accordi con i Paesi di origine dei migranti che arrivano in Francia. Infine, auspica che il suo Paese possa “ristabilire i controlli alle proprie frontiere”, nel rispetto delle regole europee.

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