K metro 0 – New York – L’escalation del conflitto in Libano, in Medio Oriente, continua a essere oggetto di polemiche a vari livelli e spacca l’opinione pubblica internazionale, allargando il divario fra cittadini e istituzioni. Lunedì pomeriggio 24 settembre, durante la pioggia di razzi sul Paese dei Cedri, il primo ministro israeliano ha pubblicato
K metro 0 – New York – L’escalation del conflitto in Libano, in Medio Oriente, continua a essere oggetto di polemiche a vari livelli e spacca l’opinione pubblica internazionale, allargando il divario fra cittadini e istituzioni. Lunedì pomeriggio 24 settembre, durante la pioggia di razzi sul Paese dei Cedri, il primo ministro israeliano ha pubblicato un video sui social in cui si rivolge ai cittadini libanesi: “La guerra di Israele non è contro di voi, è contro Hezbollah”.
Pronta la replica di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU sui territori palestinesi occupati: “Come i palestinesi, i libanesi sanno che la leadership israeliana è tanto priva di scrupoli quanto desiderosa di espandere la propria violenza genocida nella regione per mantenere il potere e portare avanti la propria agenda coloniale,” ha commentato sul social X.
Ricordiamo che all’esperta indipendente nominato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Israele ha vietato l’ingresso nel Paese. Decisione che non deve comunque distrarre dalle atrocità commesse a Gaza.
In qualità di relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese ha difatti un mandato del Consiglio che comprende l’investigazione delle violazioni, l’effettuazione di visite o missioni regolari e la stesura di relazioni sui risultati.
Francesca Albanese ha pertanto precisato come Netanyahu stia mentendo, spiegando che “i libanesi sanno che la maggior parte della società israeliana potrebbe essere semplicemente troppo ferita, traumatizzata o indottrinata per vedere alternative diverse dal vivere in un perenne stato di guerra”.
Il post della relatrice dell’ONU per la Palestina si chiude caldeggiando un possibile processo per crimini di guerra contro il leader di Likud: “Come i palestinesi, i libanesi potrebbero chiedersi perché ancora non sei all’Aia”.
Intanto, alla 70esima Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri Josep Borrell ha espresso le sue preoccupazioni per il rischio di un’ulteriore escalation verso una vera e propria guerra sul suolo libanese. Borrell ha dichiarato che i civili stanno pagando un prezzo “intollerabile e inaccettabile” e ha spiegato come gli attacchi siano “mirati per lo scopo e casuali per le conseguenze”.
In questo momento, dunque, la situazione in Libano rimane preoccupante e il lancio dei razzi tra Israele ed Hezbollah continua. I media internazionali parlano di 558 vittime libanesi, di cui 50 bambini, 94 donne e migliaia di feriti a causa dei raid israeliani. La popolazione è in fuga dal sud del paese, gli ospedali sono al collasso e le scuole vengono trasformate in campi profughi. La situazione è sempre più critica e si teme un allargamento del conflitto.