fbpx

L’Ue critica l’Ungheria sui visti di lavoro per Russia e Bielorussia

L’Ue critica l’Ungheria sui visti di lavoro per Russia e Bielorussia

K metro 0 – Bruxelles – Il Commissario europeo per gli Affari interni Ylva Johansson, massimo funzionario dell’Unione europea in materia di migrazione, ha espresso ieri la sua preoccupazione per il programma ungherese di visti di lavoro estesi ai cittadini di Russia e Bielorussia, proprio in un periodo in cui attacchi di sabotaggio e accuse

K metro 0 – Bruxelles – Il Commissario europeo per gli Affari interni Ylva Johansson, massimo funzionario dell’Unione europea in materia di migrazione, ha espresso ieri la sua preoccupazione per il programma ungherese di visti di lavoro estesi ai cittadini di Russia e Bielorussia, proprio in un periodo in cui attacchi di sabotaggio e accuse di spionaggio suscitano allarme in tutto il Vecchio continente. “È un po’ strano dare il benvenuto a cittadini russi e bielorussi in una situazione in cui sappiamo che questi Paesi sono ostili all’Unione europea”, ha dichiarato ai legislatori europei.

Come riferisce Associated Press, Johansson ha difatti elencato una serie di incidenti avvenuti dopo la vera e propria invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022, tra cui attacchi di sabotaggio o di hacking nella Repubblica Ceca, in Estonia, Lituania e Polonia. Ha inoltre segnalato possibili minacce alle basi militari in Germania.

Nel mirino è finito così il National Card, programma di concessione di visti per lavoro allargato ai cittadini russi e bielorussi da quando il primo ministro Viktor Orbán ha assunto la presidenza di turno dell’Ue a luglio. La carta consente inoltre ai cittadini di Bosnia, Moldavia, Montenegro, Macedonia settentrionale, Serbia e Ucraina di entrare più facilmente nella zona franca europea per il controllo dei documenti d’identità, sempre per motivi di lavoro. C’è però una differenza sostanziale: tutti e sei i Paesi sono candidati all’adesione all’Ue, ma non Russia e Bielorussia.

Fra l’altro, proprio a luglio, il leader ungherese si recava a Mosca per colloqui con il presidente russo Vladimir Putin. Il viaggio è stato molto criticato dalle sue controparti dell’Ue. Ricordiamo che il primo ministro ungherese, considerato il leader dell’Ue con i rapporti più cordiali con Putin, ha sempre bloccato, ritardato o indebolito gli sforzi continentali per assistere Kiev e imporre sanzioni a Mosca per le sue azioni in Ucraina. La Bielorussia è difatti il principale alleato della Russia ed è servita come base posteriore per le truppe russe.

“Questo è un momento in cui bisogna essere più vigili, non meno. Non è il momento di essere morbidi in materia di sicurezza”, ha ribadito il Commissario, aggiungendo che la sicurezza dei viaggi all’interno della zona libera da passaporti che collega 29 Paesi, la maggior parte dei quali appartenenti all’Ue, potrebbe essere compromessa. “Dobbiamo tenerci al sicuro a vicenda”.

Johansson ha così chiesto: “Perché il governo ungherese ritiene necessario o appropriato un tale schema nell’attuale situazione politica? I guadagni economici nazionali previsti sembrano limitati e sproporzionati rispetto al potenziale impatto sulla sicurezza”. Johansson aveva inviato una lettera all’Ungheria per chiedere chiarimenti sulla Carta nazionale, all’inizio di agosto. In particolare domandava se il programma impone controlli di sicurezza più severi ai cittadini russi e bielorussi. Ha ricevuto una risposta due settimane fa, ma martedì 3 settembre ha voluto saperne di più.

Pronta a questo punto, la risposta del ministro ungherese per gli Affari europei Janos Boka, in una conferenza stampa a Bruxelles. Ha dichiarato che sette Paesi, tra cui Germania, Lettonia, Polonia e Spagna, hanno rilasciato più visti ai russi. “Negli ultimi due mesi sono stati rilasciati 10 permessi a cittadini russi e quattro permessi a cittadini bielorussi. Non si tratta di una tendenza all’aumento e questi numeri sono statisticamente irrilevanti”, ha dichiarato Boka. Il quale ha insistito sul fatto che per l’Ungheria “non c’è alcun problema legale e di sicurezza quando si tratta della carta nazionale”.

Intanto, Oltreoceano i repubblicani mettono in guardia dall’influenza del leader ungherese Orbán su Trump e sulla politica statunitense. Le sue tattiche sembrano colmare il vuoto lasciato dalla precedente relazione di “The Donald” con il presidente russo Vladimir Putin. Incapace di mantenere un legame aperto con Putin a causa della guerra in Ucraina, Trump ora sembra allinearsi con Orbán, che gli ha fatto visita due volte quest’anno.

L’influenza di Orbán si fa sentire non solo attraverso incontri politici, ma anche attraverso una rete di think tank conservatori statunitensi come The Heritage Foundation, e altre iniziative che promuovono gli interessi geopolitici dell’Ungheria. Queste mosse preoccupano i funzionari repubblicani tradizionali, che vedono l’allineamento di Orbán con la Russia come una minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti e alle alleanze occidentali come la NATO.

Allo stesso tempo, i legami di Orbán con i regimi autoritari, tra cui sia la Russia sia la Cina, si sono approfonditi. La Cina è diventata il maggiore investitore in Ungheria nel 2023, spingendo i leader statunitensi a un ulteriore controllo, tra cui il leader della minoranza al Senato Mitch McConnell, che ha condannato le relazioni in espansione dell’Ungheria con gli stati avversari. I critici vedono dunque Orbán come un astuto lobbista, che usa il suo modello “illiberale” per promuovere i suoi obiettivi geopolitici, minando al contempo le alleanze occidentali.

 

di Sandro Doria

Condividi su:

Posts Carousel

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos

Che tempo fa



Condividi su: