K metro 0 – Dacca – Negli ultimi mesi il Bangladesh è stato scosso da una serie di proteste di massa che hanno messo in luce profonde divisioni politiche e sociali nel Paese. Le manifestazioni, iniziate a seguito delle elezioni generali tenutesi a giugno, sono state originate soprattutto dall’opposizione degli studenti al sistema delle quote-lavoro
K metro 0 – Dacca – Negli ultimi mesi il Bangladesh è stato scosso da una serie di proteste di massa che hanno messo in luce profonde divisioni politiche e sociali nel Paese. Le manifestazioni, iniziate a seguito delle elezioni generali tenutesi a giugno, sono state originate soprattutto dall’opposizione degli studenti al sistema delle quote-lavoro per gli impieghi pubblici, che privilegiava i discendenti dei freedom fighters della Guerra di liberazione del Bangladesh del 1971.
Le proteste sono state principalmente guidate dal Bangladesh Nationalist Party (BNP), che ha contestato i risultati elettorali. Le elezioni hanno visto la vittoria del partito al potere da 15 anni, la Awami League guidato da Sheikh Hasina, accusata di brogli e repressione sistematica dell’opposizione. A tal riguardo, vale la pena menzionare che la leader del BNP, l’ex primo ministro Khaleda Zia, condannata a 17 anni di arresti domiciliari per un’accusa di corruzione su cui aleggiano dubbi per l’indipendenza delle corti del Bangladesh dal potere di Hasina, è stata liberata pochi giorni dopo la caduta del governo.
Per comprendere qualcosa in più di questi eventi in un Paese così lontano, mi sono rivolto a una delle migliaia di persone che portano il Bangladesh vicino a noi ogni giorno. Rintu, laureato in economia in patria e da 15 anni in Italia, lavora in un ristorante ed ha un figlio nato e cresciuto qui, un esempio di integrazione più che riuscita.
*Rintu, cosa pensi delle rivendicazioni degli studenti riguardo le quote-lavoro?*
Nessuno trovava ingiusto che lo stato aiutasse i combattenti e soprattutto i feriti, ma ereditare i privilegi è un discorso diverso, soprattutto nel momento in cui ben il 30% degli impieghi pubblici stava per essere nuovamente riservato, dopo che nel 2018 questa norma era stata sospesa. *Io stesso sono figlio di un Freedom fighter* ma non voglio questi privilegi, per lo stato deve lavorare chi è più bravo, altrimenti non cresceremo mai.
*L’ormai ex primo ministro Hasina ha traghettato il Bangladesh attraverso un periodo di crescita e miglioramento delle condizioni di povertà, nonché delle infrastrutture, ha fatto complessivamente bene o male al Bangladesh?*
“Sicuramente per l’economia abbiamo molto di cui ringraziarla, ma ha macchiato la sua carriera che ormai è finita. Le elezioni che la riconfermavano da 15 anni al potere erano completamente di facciata, le infrastrutture che costruiva, come ponti e strade, venivano intitolate a suoi parenti o persone che avevano a che fare con il suo partito, ha sostanzialmente dominato ogni aspetto della vita del Bangladesh con la sua personalità.
Ma il peggio è avvenuto in questi mesi quando ha scagliato la polizia contro i protestanti, una macelleria in cui sono morte anche persone che non c’entravano nulla con le manifestazioni, chi guardava dal balcone, chi portava acqua e viveri. È arrivata a dare armi agli studenti a lei fedeli per sparare ai loro colleghi che manifestavano.
A chi protestava ha dato del ‘Razakar’ ovvero i paramilitari che nel 71′ hanno rubato, stuprato e ucciso bengalesi facendo il lavoro sporco per l’esercito Pakistano.
Non possiamo accettare questo, ha perso la sua battaglia anche perché ha diviso la nazione.”
La Guerra di liberazione è ancora una ferita aperta nel cuore del popolo Bengalese, come possiamo riscontrare già nelle ragioni della protesta che è l’inizio di questo nuovo capitolo della sua storia.
*Ora però sembra tirare un vento nuovo, in Occidente abbiamo tirato un sospiro di sollievo vedendo l’ascesa di Muhammad Yunus e la sostanziale vittoria degli studenti, con due rappresentanti nel governo. Hai fiducia in questo nuovo esecutivo?*
“In Yunus e negli studenti sì, ma questa situazione è provvisoria, cosa ci sarà dopo? È difficile che ci possa essere una forza politica nuova, perché il movimento degli ultimi mesi non può arrivare a tutto il Bangladesh, a chi è nelle campagne nei migliaia di villaggi e da lì non si muove mai. Pochi chilometri da noi valgono come un mare al punto che ci sono parti della popolazione che ancora non hanno compreso cosa è accaduto, non sono al corrente nemmeno dei motivi della protesta e continuano a stimare Sheikh Hasina perché ha costruito una strada nelle loro vicinanze.
Se continueranno a tenere il potere i due grandi partiti che abbiamo ora, molti problemi che non hanno mai toccato non verranno risolti”
*Se dovessi menzionare il peggiore di questi problemi?*
“Uno dei più pesanti è quello della corruzione (la cui esistenza Hasina ha negato quasi del tutto in un’intervista al The Economist lo scorso anno nda) che ci paralizza. Se un contadino vuole vendere il suo riso a Dacca, oltre ai costi del trasporto dovrà passare attraverso svariate “mance” da dover dare lungo la strada.”
Il tema del divario tra campagne e città è ancora cruciale, in quest’ottica vale la pena menzionare come la voce di un solo membro della comunità Bangladesh offra uno spaccato, con un livello di analisi in questo caso superiore alla media, come intuibile dalla breve biografia che ho dato a inizio articolo. Uno spaccato per noi di grande interesse, quantomeno per la forte presenza di questo laborioso popolo in Italia, ma anche per l’evoluzione di uno dei più grandi successi di un movimento nato dal basso che l’Asia abbia mai visto.