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Perché gli squali attaccano gli esseri umani?

Perché gli squali attaccano gli esseri umani?

K metro 0 – Tasmania – Sono ancora relativamente rari. Ma quando accadono, gli attacchi degli squali possono essere devastanti. Come nel caso di una surfista tredicenne, Hannah Mighall, mentre aspettava l’onda nell’idilliaca Bay of Fires in Tasmania. Mighall è stata una delle circa 83 persone in tutto il mondo ad essere stata attaccata senza

K metro 0 – Tasmania – Sono ancora relativamente rari. Ma quando accadono, gli attacchi degli squali possono essere devastanti. Come nel caso di una surfista tredicenne, Hannah Mighall, mentre aspettava l’onda nell’idilliaca Bay of Fires in Tasmania.

Mighall è stata una delle circa 83 persone in tutto il mondo ad essere stata attaccata senza provocazione dagli squali nel 2009. Una cifra rimasta più o meno la stessa negli ultimi dieci anni. Ricerche recenti indicano, tuttavia, che gli attacchi di squali in alcune parti del mondo sembrano in aumento. Negli Stati Uniti orientali e nell’Australia meridionale sono quasi raddoppiati negli ultimi 20 anni, e un forte aumento è stato registrato  alle Hawaii.

Ma perché gli squali attaccano gli esseri umani. E’ la domanda da cui parte un ampio reportage di Richard si Richard Gray, editor di BBC Future.

“Siamo come piccole salsicce indifese che galleggiano nell’acqua”, dice   Gavin Naylor direttore del “Florida Program for Shark Research”. Ma non ci sono prove concrete che gli squali stiano attivamente cacciando gli esseri umani. Nonostante siano potenzialmente una facile preda, gli squali non sono poi così interessati ad assalire gli esseri umani.

Tuttavia, Naylor ritiene che gli attacchi di squali siano probabilmente sottostimati nelle statistiche ufficiali.

Per decenni la Florida ha registrato il maggior numero di morsi di squalo su scala globale. I 16 casi del 2023 hanno rappresentato il 44% del totale degli Stati Uniti e il 23% del totale nel mondo.

La tendenza globale complessiva mostra, su base decennale, un numero crescente di attacchi. Questo, secondo Naylor, è forse più un riflesso del numero di persone che frequentano acque in cui vivono gli squali come pure dell’aumento delle segnalazioni sui social media e online.

Negli ultimi anni il numero di morsi non provocati è variato notevolmente e fino a poco tempo fa sembrava in declino. Il recente picco inverte questa tendenza degli ultimi 10 anni, attribuita a un forte calo del numero di squali pinna nera, responsabili di molti  attacchi nel sud-est degli Stati Uniti, durante le loro migrazioni lungo la costa della Florida, a causa dell’aumento delle temperature del mare che ha provocato una maggiore dispersione delle loro prede.

La maggior parte degli attacchi non provocati agli esseri umani è riconducibile a tre specie: il grande squalo bianco, lo squalo tigre e lo squalo toro.

Ma esistono “530 specie di squali molto diverse tra loro” che non si possono semplicemente raggruppare  insieme. Il biologo marino Blake Chapman, ritiene che l’aumento degli attacchi negli ultimi decenni sia dovuto a una serie complessa di ragioni.

Oltre alla crescita delle  popolazioni umane lungo le coste, alla distruzione degli habitat e al cambiamento della qualità dell’acqua, i cambiamenti climatici e le variazioni nella distribuzione delle prede stanno portando gli squali a radunarsi in numero maggiore in determinati punti caldi in tutto il mondo. Anche altri fattori, come l’ora del giorno in cui gli esseri umani utilizzano gli oceani, giocano un ruolo: gli attacchi notturni  degli squali tagliatori alle Hawaii, ad esempio, si verificano più spesso verso chi nuota nelle notti senza luna.

Nel 1992 ci fu un’improvvisa ondata di morsi di squalo al largo di Recife, in Brasile, dove non erano mai avvenuti nel decennio precedente. La costruzione di porti commerciali nella zona, secondo Chapman,  aveva danneggiato vaste aree di barriera corallina e mangrovie, spingendo specie come gli squali toro a spostarsi in nuove aree come Recife in cerca di prede.

L’isola di Réunion nell’Oceano Indiano, rinomata per i suoi splendidi habitat marini incontaminati, ha visto un forte aumento del turismo, ma negli ultimi anni ha anche subito un numero crescente di attacchi di squali toro e tigre (in 11 casi, mortali) per lo più in acque torbide e onde alte più di due metri: l’ambiente preferito dagli squali toro, ritenuti responsabili della maggior parte degli attacchi.

Naylor ritiene che i morsi di squalo siano, in gran parte, un caso di errore di identità. “Se questi animali stanno inseguendo pesci esca, il lampo della suola bianca di un piede che scalcia nell’acqua potrebbe farli scattare verso di essa”, spiega Naylor.

I grandi squali bianchi di solito attaccano dal basso, infliggendo un morso disastroso. “È come se fossero in uno stato di alta eccitazione predatoria in cui i loro sensi si agganciano a qualsiasi tipo di stimolo”.

Forse quegli attacchi, secondo il biologo marino Greg Skomal, sono il risultato di una persona che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Ma per ogni attacco a una persona, ci sono altrettante storie di persone che sono riuscite ad avvicinarsi a questi predatori giganti senza alcun danno, come Ocean Ramsey, che ha nuotato accanto a un  grande squalo bianco lungo 6 metri al largo  delle Hawaii.

Ma indipendentemente dalle ragioni degli attacchi agli umani, i rischi sono ancora incredibilmente  piccoli. In Australia il tasso di attacchi  è  di 0,5 per milione di persone. Negli Stati Uniti è inferiore a 0,2 per milione.

Questi dati  ovviamente non tengono conto del numero relativamente inferiore di persone che effettivamente entrano in acqua  e del numero ancora inferiore di coloro che nuotano in acque abitate da squali pericolosi. Ma queste statistiche, per quanto risibili o confortanti possano sembrare, fanno ben poco per smorzare la nostra paura degli squali.

Inoltre, l’attenzione sui rischi che gli squali rappresentano per noi la distoglie dalla minaccia ben più grande che noi rappresentiamo per la loro sopravvivenza a causa della pesca eccessiva e del cambiamento climatico indotto dall’uomo. Alcune stime suggeriscono che il numero di squali nelle acque australiane, ad esempio, è diminuito tra il 75 e il 92%.

Per coloro che hanno paura e vogliono sapere come proteggersi da uno squalo, alcuni consigliano di colpirlo  nelle branchie o negli occhi. Nuotare in gruppo e rimanere vicino alla riva riduce il rischio di attacchi. Indossare abiti scuri ed evitare di indossare gioielli può anche aiutare a ridurre le possibilità di attirare l’attenzione di uno squalo.

Esistono anche diversi deterrenti che utilizzano impulsi elettrici o elettromagnetici per interferire con i sensi degli animali.

Alcune autorità hanno utilizzato reti anti-squalo per proteggere le aree frequentate dai bagnanti, ma queste sono controverse a causa del danno che arrecano ad altri animali selvatici.

Invece,  linee di tamburi intelligenti, che usano  ami con esca collegati a un sistema di allerta quando vengono attivati, sono ora in fase di sperimentazione in diverse località balneari lungo la costa dell’Australia occidentale. Quando uno squalo abbocca all’esca, viene inviato un avviso alle squadre di intervento che catturano, etichettano e poi rilasciano lo squalo in un luogo più sicuro.

Gli scienziati hanno anche testato una barriera elettromagnetica come alternativa alle reti anti-squalo.

Questi potrebbero essere passi importanti poiché il danno causato dagli attacchi di squali può estendersi ben oltre le vittime immediate, con ampio impatto sulle comunità coinvolte.

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