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Bangladesh, proteste violenti, morti e centinaia di feriti

Bangladesh, proteste violenti, morti e centinaia di feriti

K metro 0 – Dacca – Almeno 85 morti, forse 90, sono stati provocati da una nuova ondata di violenze esplosa in Bangladesh, con centinaia di feriti in scontri tra i manifestanti e la polizia e gli attivisti del partito al potere. I manifestanti hanno attaccato la Bangabandhu Sheikh Mujib Medical University, un importante ospedale

K metro 0 – Dacca – Almeno 85 morti, forse 90, sono stati provocati da una nuova ondata di violenze esplosa in Bangladesh, con centinaia di feriti in scontri tra i manifestanti e la polizia e gli attivisti del partito al potere.

I manifestanti hanno attaccato la Bangabandhu Sheikh Mujib Medical University, un importante ospedale pubblico nella zona di Shahbagh a Dhaka, incendiando diversi veicoli. La maggior parte dei morti è avvenuta tuttavia nel distretto di Feni, nel sud-est del Bangladesh, dove almeno cinque persone sono decedute a causa degli scontri tra i sostenitori di Hasina e i manifestanti.

I quali chiedono le dimissioni del primo ministro Sheikh Hasina dopo le precedenti contestazioni di luglio degenerate in violenze e oltre 200 vittime. Quali le motivazioni? Tutto è iniziato il mese scorso, quando gli studenti hanno sollecitato la fine del sistema di quote che riserva il 30% dei posti di lavoro statali alle famiglie dei veterani nella guerra di indipendenza del Bangladesh contro il Pakistan nel 1971. Appena la violenza è cresciuta, la Corte Suprema del Paese ha ridotto il sistema di quote al 5% dei posti di lavoro, con il 3% per i parenti dei veterani. Ma i dissensi sono proseguiti chiedendo di rendere conto delle violenze che i manifestanti imputano all’uso eccessivo della forza da parte del governo.

Il sistema include anche quote di membri di minoranze etniche, disabili e transgender ridotte dal 26% al 2% nella sentenza. L’amministrazione di Hasina ha incolpato il principale partito nazionalista del Bangladesh, ora bandito, e il partito di destra Jamaat-e-Islami e le loro ali studentesche di aver istigato la violenza, durante la quale sono stati incendiati o vandalizzati diversi stabilimenti di proprietà dello Stato.

Mirza Fakhrul Islam Alamgir, segretario generale del principale partito di opposizione, ha chiesto nuovamente al governo di dimettersi per fermare il caos. Hasina si è offerta di parlare con i leader studenteschi sabato, ma un coordinatore ha rifiutato e ha annunciato una richiesta di dimissioni in un unico punto.

Il governo ha intanto annunciato che da lunedì 5 agosto tribunali rimarranno chiusi a tempo indeterminato, il servizio Internet mobile è stato disattivato domenica, mentre Facebook e le applicazioni di messaggistica, tra cui WhatsApp, erano inaccessibili anche su internet a banda larga. Il ministro junior per l’Informazione e la Radiodiffusione Mohammad Ali Arafat ha precisato che i servizi sono stati disattivati per aiutare a prevenire la violenza.

Le autorità hanno pertanto chiuso scuole e università in tutto il Paese, bloccato l’accesso a Internet e imposto il coprifuoco a vista. Nelle ultime settimane sono state arrestate almeno 11.000 persone. I manifestanti hanno anche lanciato un appello alla “non cooperazione”, invitando i cittadini a non pagare le tasse e le bollette e a non presentarsi al lavoro la domenica, giorno lavorativo in Bangladesh. Gli uffici, le banche e le fabbriche sono stati aperti, ma i pendolari di Dhaka e di altre città hanno avuto difficoltà a recarsi al lavoro.

Hasina ha ribadito il suo impegno a indagare a fondo sulle morti e a punire i responsabili delle violenze, che le sue porte sono aperte ai colloqui e che è pronta a sedersi quando i manifestanti lo desiderano. Le proteste sono diventate una sfida cruciale per il premier, che ha governato il Paese per oltre 15 anni, tornando al potere per il quarto mandato consecutivo a gennaio in un’elezione boicottata dai suoi principali oppositori.

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