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Brasile: squali imbottiti di cocaina al largo di Rio de Janeiro

Brasile: squali imbottiti di cocaina al largo di Rio de Janeiro

K metro 0 – Rio de Janeiro – Gli squali del Brasile sono pieni di droga? Pare proprio di sì. Anche se non sappiamo ancora che effetti abbia sul loro comportamento. Non è la trama di un film horror, ma una scoperta… stupefacente, è il caso di dire, fatta da ricercatori del dipartimento di biologia

K metro 0 – Rio de Janeiro – Gli squali del Brasile sono pieni di droga? Pare proprio di sì. Anche se non sappiamo ancora che effetti abbia sul loro comportamento. Non è la trama di un film horror, ma una scoperta… stupefacente, è il caso di dire, fatta da ricercatori del dipartimento di biologia marina dell’università di Rio de Janeiro e della fondazione Oswaldo Cruz, analizzando tredici esemplari di squalo brasiliano dal naso affilato (Brazilian sharpnose shark).

Appartengono alla specie Rhizoprionodon lalandii, uno squalo tipico del Brasile, che passa la propria vita vicino alla costa, ed è quindi più facilmente esposta alle sostanze che gli umani riversano in mare. Come la cocaina che in Brasile viene prodotta, ma anche consumata largamente.

Dallo studio pubblicato sulla rivista “Science of the Total Environment” è emerso che tutti gli esemplari esaminati avevano  tracce di cocaina nel corpo. Una concentrazione (più presente nel tessuto muscolare che nel fegato degli squali)    100 volte superiore a quella degli altri animali acquatici. Verrebbe da dire “dosi da cavallo” se non si trattasse di animali marini, peraltro di piccole dimensioni (meno di 80 centimetri di lunghezza) che sguazzano nelle acque tropicali dell’Oceano Atlantico occidentale a profondità variabili dai 3 ai 70 metri.

Fiumi e laghi, com’è noto, sono diventati ormai da tempo ricettacolo di farmaci e droghe espulsi dall’organismo umano dopo l’assunzione. Ma anche il mare per quanto possa apparire sorprendente può raccogliere concentrazioni tanto alte da accumularsi nel corpo di uno squalo.

Si dice che i pesci assorbano il farmaco a causa del massiccio contrabbando nel Mar dei Caraibi e nell’Oceano Atlantico. Tonnellate di cocaina sono già state scoperte al largo delle coste della Florida e dell’America centrale e meridionale. Lo scorso giugno, la Guardia costiera americana, ad esempio, ha sequestrato più di 6.400 kg di cocaina nel Mar dei Caraibi e nell’Oceano Atlantico.

Gli scienziati sostengono da tempo che la vita marina può essere danneggiata dalle droghe gettate in acqua dai trafficanti. La presenza di cocaina negli squali indica, comunque, un ampio livello di inquinamento marino, che potrebbe avere effetti devastanti sull’ecosistema, alterando la catena alimentare e mettendo a rischio diverse specie marine.

Gli squali cosidetti “pinna fine” sono una fonte alimentare in Brasile. La contaminazione da cocaina potrebbe quindi non solo preoccupare, giustamente, dal punto di vista sanitario, ma compromettere anche  la fiducia dei consumatori e danneggiare l’industria della pesca. È perciò essenziale condurre ulteriori ricerche per comprendere appieno l’impatto della cocaina sugli squali e, di conseguenza, sulla salute umana. Ma allo stesso tempo, è necessario adottare misure per ridurre il traffico di droga e migliorare la gestione dei rifiuti per proteggere l’ambiente marino.

I ricercatori sottolineano che il loro studio è “molto limitato” e che l’impatto della cocaina o della benzoilecgonina non può essere generalizzato a “tutta la vita acquatica”.

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