K metro 0 – Mosca – Ha fatto grande scalpore la visita del Premier indiano Narendra Modi a Mosca, alla corte di Putin, che è inseguito da un mandato di arresto della Corte Internazionale di Giustizia. Un bilaterale di due giorni cominciato l’8 luglio, lo stesso giorno in cui la Russia spediva decine di missili
K metro 0 – Mosca – Ha fatto grande scalpore la visita del Premier indiano Narendra Modi a Mosca, alla corte di Putin, che è inseguito da un mandato di arresto della Corte Internazionale di Giustizia.
Un bilaterale di due giorni cominciato l’8 luglio, lo stesso giorno in cui la Russia spediva decine di missili contro un ospedale pediatrico oncologico di Kiev che lasciava sotto le macerie bambini, medici, assistenti, familiari. Ed utilizzando anche in questo caso la tattica del doppio colpo: alla scarica di proiettili è seguita una successiva ancor più letale a distanza di poche decine di minuti, in modo tale da sbarazzarsi anche dei soccorritori.
Il primo ministro Indiano, sbarcato nella capitale russa proprio nelle stesse ore in cui si diffondevano le immagini del “macello”, probabilmente non ha gradito un tale benvenuto. Ma se non lo ha gradito, non lo ha dimostrato. Accolto con tutti gli onori, si è lasciato calorosamente abbracciare da Vladimir Putin, ricambiando con altrettanto calore la stretta. Era la prima volta che Modi tornava in Russia dal 2019, prima della pandemia. Si erano incontrati a settembre del 2022 dopo l’invasione russa dell’Ucraina, vicenda sulla quale l’India ha mantenuto sempre una linea di neutralità ostentata. Si è rifiutata di condannare l'” operazione speciale” di Putin, non ha aderito alle sanzioni ed è stata beneficiata con l’import a basso costo del petrolio russo.
L’import di idrocarburi da parte di Nuova Delhi è schizzato a 55 miliardi di dollari: una vera enormità che colloca la Russia quale primo fornitore di energia della macchina industriale indiana in piena espansione.
Affari in primo piano. E del resto Modi veniva da un risultato elettorale non troppo brillante. Modi ha vinto, ma non ha stravinto. Aveva chiesto la maggioranza speciale per poter modificare a piacimento la Costituzione, ma i 640 milioni di persone che sono andate a votare non gli hanno concesso i due terzi di seggi necessari per poter operare liberamente sulla carta fondamentale. Così sarà costretto a stringere alleanze per poter governare e soprattutto avrà in Parlamento una vera opposizione. Non succedeva dal 2014: erano dieci anni che governava come un sovrano assoluto. Da adesso, in Parlamento avrà degli oppositori veri, a cominciare dal Partito del congresso, dato per spacciato ed invece entrato in assemblea forte di un centinaio di seggi.
Un colpo per l’invincibilità di Modi, che successo dopo successo aveva imposto al Paese una politica ultranazionalista, fondata sul suprematismo indù, aggressiva verso la minoranza musulmana. Le elezioni del 2024 hanno segnalato dei problemi e Modi aveva bisogno di rilanciare la sua figura di politico di successo, di mettere in cantiere altri risultati economici; così come Putin doveva dimostrare di non essere isolato nel mondo, anzi di essere al centro di una vasta rete diplomatica e commerciale. L’abbraccio moscovita tra i due ha ovviamente preoccupato gli Stati Uniti, innervosito Kiev, con Zelensky che ha definito “una grande delusione l’abbraccio tra il leader della più grande democrazia del mondo e il criminale più sanguinario del mondo, in un giorno come questo”.
E il giorno era quello della strage dell’ospedale pediatrico. Ma Modi ha comunque tirato diritto, rischiando di oscurare le relazioni con Washington- l’ India fa parte del Quad, l’alleanza strategica informale realizzata da Usa, Australia e Giappone per tenere a bada la Cina- e di inimicarsi la parte di mondo che è al fianco dell’Ucraina e teme l’imperialismo russo. Modi si é limitato ad un debole richiamo alla pace. Evidentemente rimasto inascoltato da parte del presidente russo.
Il primo ministro indiano ha scommesso sulla sua capacità di muoversi con pragmatismo e disinvoltura tra le pieghe delle relazioni internazionali, come testimonia il suo attivismo all’interno dei Brics. Al pari della Cina- sua avversaria sullo scacchiere asiatico- l’India intende legare a sé Mosca dalla quale beneficia non solo di petrolio a basso costo, ma anche di forniture militari a basso costo. Modi poi é tra i leader mondiali uno di quelli che ha meno da preoccuparsi dell’ascesa alla Casa Bianca di Donald Trump. E conta sul fatto che il candidato repubblicano possa ammorbidire la confrontation con Mosca, per irrigidire i rapporti con la Cina, tradizionale avversaria dell’India. Trump è” un mio amico”, ha scritto dopo l’attentato. Ed ha chiamato amico anche Putin. E’ la scommessa di Narendra Modi che intanto ha sottoscritto con l’uomo di Mosca un memorandum per portare l’interscambio commerciale bilaterale entro il 2030 a 100 miliardi di dollari. Business as usual.