K metro 0 – Parigi – Quale coalizione sarà in grado di raggiungere i 289 deputati necessari per governare in Francia? Quella di sinistra, infatti, non è neanche lontanamente vicina alla soglia per ottenere la maggioranza assoluta. Un contesto inedito, senza precedenti. Al contrario di quanto previsto dai sondaggi, è stato infatti il Nouveau Front
K metro 0 – Parigi – Quale coalizione sarà in grado di raggiungere i 289 deputati necessari per governare in Francia? Quella di sinistra, infatti, non è neanche lontanamente vicina alla soglia per ottenere la maggioranza assoluta. Un contesto inedito, senza precedenti.
Al contrario di quanto previsto dai sondaggi, è stato infatti il Nouveau Front Populaire (NFP), l’alleanza dei partiti di sinistra, a vincere le elezioni legislative e non il Rassemblement National; anche se l’NFP non ha ottenuto la maggioranza assoluta. Il partito di estrema destra si è classificato terzo, mentre il campo presidenziale ha resistito meglio del previsto strappando il secondo posto.
Nel rispetto della tradizione, il primo ministro Gabriel Attal ha presentato le sue dimissioni al Presidente della Repubblica lunedì 8 luglio, anticipando che potrebbe rimanere temporaneamente a capo del governo durante la formazione di un nuovo esecutivo. “Il nostro Paese sta vivendo una situazione politica senza precedenti e si prepara ad accogliere il mondo tra poche settimane. Naturalmente svolgerò i miei compiti”, ha detto riferendosi ai Giochi Olimpici. Fino a quando il dovere lo richiederà”. Tuttavia Il presidente francese Emmanuel Macron ha respinto le dimissioni del premier Attal, chiedendogli “per il momento di restare, per assicurare la stabilità del Paese”.
Intanto Macron aspetta che la nuova Assemblea nazionale “si strutturi” prima di “prendere le decisioni necessarie”, ha dichiarato la presidenza. Il suo entourage si chiede cosa succederà. Simon Persico, docente e ricercatore di scienze politiche a Grenoble, ha dichiarato a franceinfo: “Non sappiamo chi governerà. Sappiamo chi sono le forze politiche, ma ora dobbiamo concordare un programma. Tutto ciò richiede tempo”.
Un contesto inedito quello dei tre blocchi, “anche se non sono equilibrati”, aggiunge il costituzionalista Thibaud Mulier. “Ma, per il momento, stiamo vivendo una turbolenza, non una crisi di regime”.
Di fatto, il tempo dell’egemonia di Macron è finito, i leader dei partiti hanno così iniziato a definire la portata dei negoziati, in termini sia di contenuto sia di forma. “Formalizzeremo i presupposti per qualsiasi discussione in vista di una maggioranza per il progetto”, ha dichiarato il responsabile di Renaissance, Stéphane Séjourné, citando la difesa della laicità, il continuo sostegno all’Ucraina, la lotta al cambiamento climatico e la sicurezza come “priorità per l’azione di governo”. ” Da parte sua, l’ex premier Edouard Philippe ha chiesto “la creazione di un accordo che stabilizzi la situazione politica”, rifiutando un accordo con il RN o l’LFI. “Ma questo accordo non sarà duraturo. Nel migliore dei casi permetterà di gestire il Paese”, ha avvertito Philippe.
Un governo del NFP, dunque, ma con chi? Come la sera del primo turno del 30 giugno, Jean-Luc Mélenchon è stato il primo a parlare. Il leader degli Insoumis, la forza più grande in termini di seggi all’interno del NFP, ritiene che “il Presidente abbia il dovere di chiamare il Nuovo Fronte Popolare a governare”. Ha escluso qualsiasi discussione con il campo presidenziale. “Nessun sotterfugio, accordo o combinazione sarebbe accettabile”, ha dichiarato da Parigi.
La posizione dei socialisti è invece più sfumata. Il gruppo PS, che guadagna una trentina di seggi rispetto al giugno 2022, spera di stabilire un nuovo equilibrio di potere con LFI. Dopo aver dichiarato che il programma dell’alleanza di sinistra sarà la sua “unica bussola”, il primo segretario del PS, Olivier Faure, ha invitato il campo presidenziale a “non mescolare mai i suoi voti con quelli dell’estrema destra per impedire al Nuovo Fronte Popolare di governare”. L’ex presidente francese François Hollande, nuovamente eletto come deputato della Corrèze, è stato più esplicito, affermando che il NFP dovrebbe “cercare, se possibile, di riunire altre famiglie politiche”, pur ammettendo che ciò sarebbe “molto difficile”.
Anche gli ecologisti sembrano aperti all’idea di trovare un sostegno. “Poiché siamo il gruppo che è uscito vincitore, spetta a noi costruire maggioranze intorno al nostro progetto”, ha dichiarato il senatore dei Verdi Yannick Jadot a BFMTV.
Negoziati intensi in vista, dunque. Il comunista Léon Deffontaines ha elencato a CNews le aree prioritarie su cui la sinistra potrebbe cercare di trovare un consenso in Assemblea: “la riforma delle pensioni, la questione del potere d’acquisto, gli aumenti salariali, gli aumenti delle pensioni”.
Da parte sua, il capo dello Stato potrebbe contare su un altro gruppo per cercare di risolvere l’equazione della maggioranza assoluta in Assemblea. Qualunque sia la direzione scelta, i negoziati richiederanno del tempo. Ma un consigliere ministeriale era convinto, anche prima dei risultati del secondo turno, che la costruzione di una coalizione sarebbe stata un’eredità da attribuire a Emmanuel Macron: “Questa sarà la più grande eredità del Macronismo: se tra dieci anni avremo imparato a costruire coalizioni, sarà servito allo scopo”.
Il nuovo scenario politico, ad ogni modo, desta grande preoccupazione negli ambienti economici: il Nuovo Fronte Popolare (NFP) è in testa e tre blocchi sono pronti a neutralizzarsi a vicenda nel Palazzo Borbone. Cosa succederebbe, infatti, se il Paese fosse ingovernabile, se le sue riforme fossero impantanate, se il suo mercato del lavoro fosse depresso e se la sua attrattiva per gli investitori stranieri diminuisse? E se la Francia, già declassata dalle agenzie di rating e criticata dalla Commissione europea per il suo debito e deficit eccessivo, venisse attaccata anche sui mercati senza essere difesa dalla Banca centrale europea? Se lo chiede Le Monde.
di Sandro Doria