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Australia, Palestina: l’espulsione della senatrice Payman divide il parlamento

Australia, Palestina: l’espulsione della senatrice Payman divide il parlamento

K metro 0 – Canberra – Il Primo ministro australiano Anthony Albanese ha dichiarato ai primi di luglio, che il partito al governo ha sospeso la senatrice del laburista Fatima Payman per aver sostenuto una mozione in Parlamento per il riconoscimento di uno Stato palestinese. Albanese aveva dichiarato che Payman aveva “minato” la posizione collettiva del

K metro 0 – Canberra – Il Primo ministro australiano Anthony Albanese ha dichiarato ai primi di luglio, che il partito al governo ha sospeso la senatrice del laburista Fatima Payman per aver sostenuto una mozione in Parlamento per il riconoscimento di uno Stato palestinese. Albanese aveva dichiarato che Payman aveva “minato” la posizione collettiva del Partito Laburista.

Quando Fatima Payman ha attraversato la sala del Senato per votare contro il suo governo, sapeva che avrebbe avuto delle conseguenze. Il partito laburista australiano prevede difatti sanzioni severe per coloro che minano le sue posizioni collettive, e gli atti di sfida possono portare all’espulsione – un precedente che ha una storia di 130 anni.

Ai primi di luglio, la 29enne si è unita al partito dei Verdi e ai senatori indipendenti per sostenere una mozione sulla statualità palestinese. Il governo australiano ufficialmente sostiene la soluzione dei due Stati in Medio Oriente ma non ha appoggiato la mozione presentata da Verdi e Senatori indipendenti dopo che non era riuscito a farvi inserire la condizione che qualsiasi riconoscimento debba avvenire “nell’ambito di un processo di pace”.

Nel giro di pochi giorni, la senatrice Payman è stata sospesa a tempo indeterminato dal partito. Il licenziamento della senatrice, eletta in quello che è stato presentato come il Parlamento più eterogeneo d’Australia fino ad oggi, ha suscitato reazioni contrastanti e ha sollevato parecchie domande, soprattutto se sia giusto che i politici si mettano in disparte su questioni che riguardano le loro comunità.

La Payman è difatti l’unica politica federale che indossa l’hijab nel parlamento australiano, ed è stata descritta, con evidenti fini discriminatori, come l’incarnazione di alcuni dei più emarginati del Paese: una giovane donna, un’immigrata, una musulmana.

Ha raccontato poi che attraversare l’aula del Senato è stata “la decisione più difficile” della sua carriera politica, aggiungendo che ogni passo del suo breve cammino le è “sembrato un miglio”. Tuttavia, si è detta “orgogliosa” di ciò che ha fatto e “amaramente delusa” che altri non l’abbiano seguita.

“Ho camminato con i miei fratelli e sorelle che mi hanno detto di essersi sentiti inascoltati per troppo tempo”.

Da ottobre scorso a Gaza nell’offensiva israeliana sono state uccise più di 38.000 persone, secondo il ministero della Sanità del territorio gestito da Hamas. Questo tema politico è stato gestito in Australia con grande cautela.

Come è accaduto in molti altri Paesi, ci sono state grandi proteste da parte delle comunità ebraiche e musulmane, nonché una forte impennata dell’islamofobia e dell’antisemitismo. Tuttavia in Australia, la mossa della senatrice ha suscitato critiche ma anche molti elogi.

Ad esempio, Anne Aly, che nel 2016 è diventata la prima donna musulmana a essere eletta nel Parlamento australiano e che è stata un’accanita sostenitrice della fine del conflitto a Gaza, ha dichiarato di non essere d’accordo con l’approccio di Payman. “Io scelgo di fare le cose in un modo che ritengo possa fare la differenza sul campo. Fatima sceglie di fare a modo suo”, ha dichiarato all’emittente ABC.

Ma Josh Burns, deputato laburista ebreo di Melbourne, che ha una visione del mondo diversa da quella della Payman quando si tratta di questioni come la statualità palestinese, è stato uno dei suoi maggiori sostenitori.

“I parlamentari provengono da comunità e contesti diversi e cercare di bilanciare tutte queste prospettive non è facile, ma dobbiamo essere un esempio per la comunità australiana su come discutere di questioni difficili in modo rispettoso”.

Anche gli organismi delle comunità musulmane del Paese, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta che descrive le azioni della signora Payman come “coraggiose” e invita il partito laburista a “dare eco alle voci delle persone che rappresenta”. “I calcoli politici e i tentativi di fare il gioco di entrambe le parti hanno conseguenze devastanti in Palestina e finiranno per fallire”, si legge.

Albanese comunque alla fine ha lasciato aperta la porta alla Payman, se è disposta a cambiare rotta: “Fatima Payman può tornare a partecipare alla squadra se accetta di farne parte”, ha dichiarato in un’intervista.

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