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Nigeria, milioni di persone senza elettricità

Nigeria, milioni di persone senza elettricità

K metro 0 – Abuja – Classi soffocanti per la mancanza di ventilazione adeguata, bambini che non possono studiare di sera. Milioni di persone in Nigeria hanno scarsa o nessuna elettricità, e questo sta mettendo a dura prova le imprese e i servizi pubblici. Molti edifici non hanno accesso alla rete elettrica nazionale. Come, ad

K metro 0 – Abuja – Classi soffocanti per la mancanza di ventilazione adeguata, bambini che non possono studiare di sera. Milioni di persone in Nigeria hanno scarsa o nessuna elettricità, e questo sta mettendo a dura prova le imprese e i servizi pubblici.

Molti edifici non hanno accesso alla rete elettrica nazionale. Come, ad esempio, nella Excellent Moral School di Olodo Okin a Ibadan: “L’intera comunità non è collegata, compresa la scuola”, ha detto il suo fondatore Muyideen Raji. Gli alunni non possono così imparare a usare il computer o Internet e studiare la sera. Circa la metà degli oltre 200 milioni di abitanti della Nigeria è collegata a una rete elettrica nazionale insufficiente alla maggior parte delle persone collegate. Ne riferisce AP.

Eppure la Nigeria potrebbe generare dall’energia solare una quantità di elettricità molto superiore al suo fabbisogno, grazie al suo potente irraggiamento solare. Ma 14 progetti solari su scala di rete nelle zone settentrionali e centrali del Paese, che potrebbero restituire 1.125 megawatt di elettricità, sono in stallo da quando i contratti sono stati firmati nel 2016.

Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, infatti, chi cerca di sviluppare progetti solari nel Paese deve infatti fare i conti con tassi di interesse del 15%, dunque due o tre volte superiori a quelli delle economie avanzate e della Cina.

“Lo stesso progetto messo in piedi in Danimarca, ad esempio, otterrà finanziamenti a un tasso di interesse del 2-3%”, ha dichiarato Najim Animashaun, direttore di Nova Power, uno dei progetti solari fermi. Nel frattempo, egli lotta per ottenere prestiti anche con tassi di interesse del 10% o superiori, “anche se il mio progetto solare può produrre due volte e mezzo più energia” di quello danese.

In Nigeria, inoltre, il prezzo pagato dai consumatori per l’elettricità non copre i costi di produzione e distribuzione. Ciò significa che le società di distribuzione non possono retribuire del tutto i produttori e l’industria si affida agli interventi governativi per rimanere a galla, scoraggiando i finanziatori dall’investire nell’industria solare.

Il ministro dell’Energia, Adebayo Adelabu, ha dichiarato a maggio che per affrontare la crisi finanziaria che colpisce il settore elettrico, i prezzi devono riflettere i costi reali del servizio, perché un governo al verde “non può permettersi di pagare 3.000 miliardi di Naira (2,4 miliardi di dollari) in sussidi”.

E così, i produttori di energia elettrica affermano di essere in debito con il governo per un totale di 3,7 trilioni di Naira (2,7 miliardi di dollari), il che rende difficile rispettare gli obblighi nei confronti di finanziatori e appaltatori.

Un’opzione potrebbe essere l’ottenimento di garanzie della Banca Mondiale che metterebbero gli investitori a proprio agio e li renderebbero più disposti a investire in progetti solari, ma il governo è cauto nel sottoscrivere qualsiasi cosa che lo costringa a pagare ingenti somme anche se l’elettricità prodotta dai progetti non arriva ai consumatori a causa di infrastrutture di trasmissione e distribuzione inadeguate.

Con meno di 8.000 megawatt di capacità e una fornitura media di meno di 4.000 megawatt – meno della metà di quanto Singapore fornisce a soli 5,6 milioni di persone – le interruzioni di corrente sono un evento quotidiano in Nigeria. Le piccole imprese più energivore, come i ristoranti, chiudono i battenti o continuano a produrre energia alternativa, sostenendo costi elevati che compromettono la loro capacità di espansione.

Intanto, secondo un rapporto pubblicato nei giorni scorsi dalla Banca mondiale, la Nigeria è stato il principale Paese destinatario delle rimesse dei migranti nell’Africa sub-sahariana nel 2023: lo scorso anno il Paese più popoloso del continente ha ricevuto rimesse per 19,5 miliardi di dollari, pari al 36,1% del totale delle rimesse verso la regione. Per il 2024, la Banca Mondiale prevede che le rimesse cresceranno dell’1,3% nell’Africa sub-sahariana. Tra i Paesi che ricevono meno rimesse in valore assoluto ci sono Gibuti (57 milioni di dollari nel 2023). Tra quello che non forniscono i dati c’è invece l’Eritrea, che dal 2011 non quantifica le rimesse. Africarivista.

All’orizzonte, infine, si pone con urgenza il problema dell’adozione dei bambini. La Nigeria è già da tempo il Paese più popoloso dell’Africa. Con quasi 220 milioni di abitanti (erano 122 milioni nel 2000) ha un tasso di crescita demografica del 2,41% annuo e le previsioni di diverse istituzioni e centri di ricerca stimano che entro il 2050 la sua popolazione arriverà a contare 429 milioni di persone. Numeri impressionanti, che porterebbero il Paese a essere il terzo più popoloso del mondo e che inevitabilmente richiederanno nuove sfide all’interno e all’esterno della nazione.

In questo contesto, anche l’Adozione Internazionale – riferisce Forumterzosettore.- può e deve giocare un ruolo di primo piano, perché di sicuro con una popolazione così numerosa e in crescita, le situazioni di abbandono rispetto all’infanzia in grave difficoltà familiare sono destinate a moltiplicarsi.

Ecco perché l’accreditamento di Ai.Bi. in Nigeria è una notizia positiva: l’adozione internazionale potrà pertanto essere decisiva per ridare a quanti più bambini possibile (idealmente, a tutti) le stesse possibilità di avere una famiglia che li ami e si prenda cura di loro.

di Sandro Doria

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