K metro 0 – La Paz – Ore di tensione in Bolivia, quando un gruppo di militari, ieri, ha accerchiato i palazzi governativi sulla Plaza Murillo di La Paz, la capitale, con l’obiettivo di “ripristinare la democrazia e liberare i nostri prigionieri politici”, come affermato da chi sembra aver guidato l’operazione, il generale Juan José
K metro 0 – La Paz – Ore di tensione in Bolivia, quando un gruppo di militari, ieri, ha accerchiato i palazzi governativi sulla Plaza Murillo di La Paz, la capitale, con l’obiettivo di “ripristinare la democrazia e liberare i nostri prigionieri politici”, come affermato da chi sembra aver guidato l’operazione, il generale Juan José Zúñiga, comandante dell’esercito, riferiscono i media internazionali. I militari in rivolta avevano cercato di abbattere con un carro armato le porte della sede del governo boliviano, ma hanno poi dovuto fermarsi quando il presidente Luis Arce, ha nominato un nuovo comandante delle forze armate, José Wilson Sánchez.
Arce, il presidente eletto nel denunciare l’incidente come un tentativo di colpo di Stato, ha sollecitato la difesa della democrazia chiamando la popolazione alla calma. Le autorità governative hanno rapidamente mobilitato risorse per mantenere l’ordine e assicurare la sicurezza dei cittadini, mentre i leader politici di varie fazioni hanno espresso solidarietà invitando a respingere qualsiasi forma di destabilizzazione istituzionale.
“Sicuramente presto ci sarà un nuovo Gabinetto dei ministri; il nostro Paese, il nostro Stato non può andare avanti così”, aveva dichiarato il generale Zúñiga prima di essere arrestato insieme al collega della marina Juan Arnez Salvador: quando le truppe hanno smobilitato su richiesta del nuovo comandante dell’esercito.
Intanto, il bilancio delle persone ferite dai militari in rivolta sembrerebbe essere di almeno 12, come riferito dai ministri della Presidenza e della Sanità, Maria Nella Prada e María Renée Castro. Dal canto suo l’ex presidente boliviano Evo Morales aveva denunciato su X: “Un gruppo del Reggimento speciale di Challapata ha occupato la Piazza Murillo e ha appostato franchi tiratori”, volendo sottolineare che il golpe fosse stato preparato in anticipo.
Morales era il presidente in carica, con Arce come ministro delle finanze, durante il decennio del “miracolo economico boliviano”, come è stato definito da molti: quando dal 2010 la Bolivia aveva registrato una crescita economica importante sia del PIL, intorno al 4%, sia del reddito pro capite.
Oggi, però, la situazione economica per il Paese di 12 milioni di abitanti al centro dell’America meridionale. è in forte deterioramento: il calo della produzione di gas naturale, di cui la Bolivia era il principale esportatore dell’America Latina, modello su cui si basava principalmente l’economia nazionale, e le conseguenze della pandemia da COVID-19 fanno prevedere al Fondo Monetario Internazionale una crescita solo dell’1,6%, la più bassa degli ultimi 25 anni. A tutto ciò si aggiunge un periodo di instabilità politica iniziato ad ottobre 2019, quando Evo Morales fu costretto a dimettersi dopo un contestato processo elettorale. Candidatosi illegittimamente per un terzo mandato e accusato di frode, si scatenarono feroci proteste che portarono alla morte di 36 persone e costrinsero Morales all’esilio in Messico e successivamente in Argentina.
La guida del Movimento per il Socialismo di Morales, noto con l’acronimo spagnolo MAS, fu presa allora dall’attuale presidente Arce, nel 2020: dopo aver vinto le elezioni contro il governo ad interim dell’opposizione di destra.
Dopo essere tornato dall’esilio il populista Morales ha espresso recentemente la volontà di ricandidarsi alle presidenziali del 2025.
Nel frattempo, l’economia in rallentamento, la crisi politica e i frequenti scontri tra manifestanti e polizia hanno portato il Paese a un punto di rottura culminato con questo ultimo mancato colpo di Stato. L’attenzione ora si sposta su come il governo e le istituzioni internazionali gestiranno le conseguenze di questo evento e lavoreranno per garantire un futuro di pace e democrazia in Bolivia.
Nel contesto internazionale, vari leader e organizzazioni hanno espresso preoccupazione e condannato il tentato golpe. L’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) ha rilasciato una dichiarazione di sostegno al governo legittimo della Bolivia, mentre altri Paesi sudamericani come Cile, Paraguay, Brasile ed Ecuador hanno manifestato solidarietà e disponibilità a fornire assistenza.
di Eugenio SantoPrete