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Eric Jozsef (Stati Uniti d’Europa): “No alle destre. Più unità europea, via diritto di veto, ampliare le competenze Ue”

Eric Jozsef (Stati Uniti d’Europa): “No alle destre. Più unità europea, via diritto di veto, ampliare le competenze Ue”

K metro 0 – Roma – Eric Jozsef è preoccupato per il processo di integrazione europea e per le minacce interne (il rafforzamento delle formazioni di ultra destra e nazionaliste e la disinformazione) e le minacce esterne, come la politica del Cremlino con il conflitto russo-ucraino o l’influenza della Cina Popolare, che si registrano nel

K metro 0 – Roma – Eric Jozsef è preoccupato per il processo di integrazione europea e per le minacce interne (il rafforzamento delle formazioni di ultra destra e nazionaliste e la disinformazione) e le minacce esterne, come la politica del Cremlino con il conflitto russo-ucraino o l’influenza della Cina Popolare, che si registrano nel Vecchio Continente. 

Per il giornalista, dal 1992 in Italia, e già presidente dell’Associazione Stampa estera, oggi candidato per ‘Stati Uniti d’Europa’ (Sue), lista che comprende +Europa, Partito Socialista Italiano, Italia Viva ed altre formazioni, «l’unità europea è stata la più grande invenzione della storia», ma è «ancora incompiuta». Si deve «superare il diritto di veto» dei singoli Stati e ampliare le competenze Ue alle «grandi questioni»: fiscalità omogenea, politica estera e di difesa e sicurezza.

Eric Jozsef, dopo tanti anni di corrispondenza dell’Italia hai lasciato il tuo giornale, il prestigioso quotidiano francese ‘Libération’, accettando di concorrere per il Parlamento Europeo.

Intervista a cura del direttore Roberto Pagano

Ma il perché di questa candidatura e con questa lista? È un impegno civile che sentivi necessario?

Questo fine settimana elettorale sarà veramente importantissimo. Questo mio impegno diretto era necessario per due motivi. Il primo è perché la lista lanciata da Emma Bonino per gli Stati Uniti d’Europa è l’unica lista che vuole rappresentare anche simbolicamente i 27 paesi europei che sono chiamati alle urne. 

E la lista Sue pone alcune priorità, che sono anche le mie, come vere urgenze: innanzitutto il cambiamento del modo di governare l’Europa. 

Fino ad oggi l’Europa ha realizzato tante conquiste, però non sono compiute. L’unità europea è stata la più grande invenzione della storia moderna, del Secondo Dopoguerra, ma è ancora incompiuta. Questo perché c’è ancora un sistema di governance che non funziona, con la presenza del diritto di veto. 

Inoltre, bisogna ampliare l’attuale limitazione delle competenze delle grandi questioni: dalla fiscalità alla politica di difesa e alla politica estera.

Dunque, la lista degli Stati Uniti d’Europa è l’unica che indica queste priorità. Ed è indispensabile cambiare il modo di funzionare dell’Europa, introducendo il voto a maggioranza, in modo che l’Europa possa veramente contare, prendere decisioni e difendere i valori di libertà, oltre che promuovere gli interessi nazionali ed europei. 

Questa è la tua prima motivazione. Ma poi tu sei particolarmente preoccupato dallo scenario internazionale? 

Sì, la seconda ragione è proprio perché viviamo un momento epocale. Abbiamo un’Europa che è sotto minaccia, e si tratta di minacce sia esterne sia interne.

Le minacce esterne sono diverse, in primo luogo l’imperialismo di Putin, che dobbiamo fermare sostenendo la resistenza ucraina. Se non lo facciamo tutto allora gli sarà permesso e il presidente russo continuerà nel suo disegno. E quindi ci costerà molto di più dover rinforzare le nostre difese.

Quindi Bruxelles deve essere ferma ed attrezzarsi in tal senso?

Per l’appunto, per difendere soprattutto i valori europei. Anche perché se l’Europa si mostra accondiscendente, allora vince Putin e l’Ue perderebbe credibilità non facendo rispettare il diritto internazionale nel Continente, sul suo territorio.

Quali le altre minacce esterne? 

Abbiamo la minaccia cinese, con l’aggressività geopolitica ed economica della Cina. Oltretutto registriamo da tempo  il ripiegamento dell’America su sé stessa. E lo sarà ancor di più con Donald Trump e il suo slogan “America first”.

Di queste minacce esterne dobbiamo essere in grado di prendere pienamente coscienza e in ogni senso. 

E quali, invece dal tuo punto di vista, le minacce interne all’Unione europea?

Innanzitutto, l’avanzamento delle destre estreme che di fatto rifiutano l’Europa ed una reale unità politica e sociale dei 27. Lo vediamo in Italia, ma anche in Olanda, con il recente successo e coinvolgimento governativo di Geert Wilders e della sua formazione politica. 
Ma anche in Francia: qui tutte le destre estreme, secondo gli ultimi sondaggi, sono giunte alle intenzioni di voto degli elettori vicine al 40 per cento. 

Ma nonostante alcune posizioni estreme, questi partiti e, soprattutto, le loro espressioni parlamentari nell’EuroCamera, come Identità e democrazia e Conservatori e riformisti, una volta giunti nell’area di governo o al potere, spesso non moderano la loro originaria impostazione sovranista?

Queste forze, in Italia, dicono in realtà di essere per metà europee e metà orgogliosamente italiani, come il partito di Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio, o anche detta “Giorgia”, nei suoi slogan sostiene che saranno gli italiani a cambiare l’Europa. Ma questo non è vero, anzi è totalmente falso.

Infatti, in prima battuta, ricordo che con la Meloni non avremmo avuto la moneta unica.  Inoltre, non avremmo avuto le sanzioni contro Vladimir Putin. In Italia, il centro destra già nel 2014 aveva approvato il referendum e l’annessione della Crimea alla Russia. 

Anche l’uscita dall’Euro non era uno dei temi all’ordine del giorno?

Sì, esattamente, Con questi partiti al potere, o con la stessa Meloni, lo ribadisco, non avremmo mai avuto la moneta unica europea; e poi introdotto l’Euro, insistevano per volerlo abbandonare.

Le forze di destra hanno poi bloccato il Meccanismo europeo di stabilità, il Mes, utile per la sanità. Ma non avremmo avuto nemmeno l’importantissimo Next Generation Eu e, infatti, al Parlamento europeo non votarono a favore. 

Poi non ci sarebbe stato il Pnrr, cioè i 209 miliardi di Euro, che sono soldi – soldi europei sottolineo – che aiutano il Paese ed il suo rilancio, dopo la pandemia del Covid-19.

Insomma, nei fatti, sarebbero ancor oggi contro una vera Europa politica e la sua autonomia dai governi nazionali?

Un esempio lampante: quando, tra novembre e aprile, al Consiglio Europeo si è trattato di votare per aprire una Convenzione per modificare i trattati e quindi anche per poter cambiare il diritto di veto, ovviamente Fratelli d’Italia e la Lega si sono espressi contro.

Qui abbiamo delle minacce interne e esterne insieme, perché se questi partiti si rafforzano, in realtà, non allargano soltanto la loro influenza ma riescono a paralizzare l’Europa. E si paralizza tutta la sua azione e autorevolezza.

Le forze identitarie-sovraniste auspicano una inedita maggioranza parlamentare a Bruxelles, tutta di centro destra, dal Partito Popolare europeo fino a tutte le forze di destra. Il Ppe ha alcuni settori disponibili ad abbandonare la collaborazione con i socialisti, ma anche se vi fosse un rafforzamento delle destre, non pare che si riuscirà nell’intento, è così? 

Anche se alle elezioni si allargasse l’area dell’estrema destra, questo scenario appare abbastanza improbabile. Certamente queste formazioni incideranno di più, ma aspettiamo di vedere i risultati domenica sera. Nessuna elezione è scontata. In effetti, sembra che i partiti legati a ID e Conservatori e riformisti non dovrebbero essere necessari per formare una maggioranza.

Ma voglio ricordare che già Ursula von der Leyen è stata eletta con soli nove voti di scarto, con anche il sostegno, ma con spaccature interne nei gruppi non solo delle forze di destra.
Il problema, al di là dei numeri, direi che le idee dell’estrema destra stanno entrando in tanti settori dei grandi partiti. Il Partito Popolare europeo è pronto a vendersi al diavolo. 

Abbiamo visto come, sotto la spinta di forze diverse e con il sostegno dell’estrema destra, la pressione degli agricoltori ha fatto abbandonare una parte degli obiettivi di lotta contro il cambiamento climatico. Idem sulla questione dell’immigrazione. 

Quale sarà in particolare il tuo impegno tra Strasburgo e Bruxelles, se eletto? In primis, c’è il tema della libertà di informazione?

Voglio battermi contro l’idea sbagliata di un’Europa matrigna. Intendo promuovere e difendere gli interessi degli europei e non dei singoli Stati, respingendo la penetrazione e diffusione delle impostazioni anti europee. Certamente, anche la libertà di stampa e il diritto ad una corretta informazione rappresentano una priorità. 

Ricordo che in Parlamento europeo, ancora alcuni giorni fa, Fratelli d’Italia, come pure la Lega, hanno votato contro le ingerenze russe durante la campagna elettorale.
Le minacce alla libera informazione ci sono in tutti i Paesi. Ovviamente ci sono Stati che sono più esposti, come in Ungheria, dove i media e, in particolare, la radio e la televisione sono quasi totalmente sottomessi al governo.

In Italia vediamo, invece, l’ampliamento di un’informazione molto filo governativa.

Quali saranno gli altri tuoi campi di intervento?

Ci sono dei programmi che dobbiamo assolutamente portare avanti. Innanzitutto è fondamentale rafforzare e ampliare Erasmus: un Erasmus per tutti.
Bisogna che diventi obbligatorio che tutti i giovani europei possano passare alcuni mesi fuori dal loro paese di origine, perché questo è anche un modo per rinforzare il sentimento di appartenenza europeo.

E’ necessario, poi, ridurre le disuguaglianze sociali tra i cittadini.

Ancora, la questione migratoria. Mi sembra indispensabile lanciare una nuova “Mare Nostrum”. Possiamo certamente discutere sulle politiche migratorie, Ma la priorità è il non fare morire le persone in mare. 

Eric Jozsef, hai, in particolare, una proposta sull’immigrazione?

E’ da immaginare una nuova Agenzia europea dell’immigrazione che, come Europa, possa gestire direttamente le persone migranti tra i Paesi e il territorio di integrazione degli arrivati.

E’ vero che, in alcune zone e in alcuni territori del Vecchio Continente, l’immigrazione crea delle tensioni interne, ma Bruxelles si deve organizzare affinché questo non accada più.
Ci sono, infatti, anche delle aree nei diversi Paesi che sono disponibili all’accoglienza perché hanno la capacità e la necessità di avere dei migranti.

Ad esempio, l’Ungheria di Viktor Orban ufficialmente non vuole migranti, ma ci sono tante zone in tutta Europa dove le industrie hanno bisogno di manodopera, e quindi hanno la necessità anche di migranti. Una possibile soluzione pratica, indipendente e slegata dai governi, è e può essere questa Agenzia europea, con un sistema di accoglienza legale ed efficace. 

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Roberto Pagano
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