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Siria, la Corte Internazionale di Giustizia frena la riabilitazione di Assad

Siria, la Corte Internazionale di Giustizia frena la riabilitazione di Assad

K metro 0 – Paesi Bassi – Il leone ha smesso di ruggire. E ormai da tempo cerca di apparire mansueto. Per far dimenticare le innumerevoli atrocità commesse dal suo regime contro i civili, il presidente siriano Assad (il “leone” in arabo) è impegnato a tessere buoni rapporti con i leader mondiali e quelli arabi

K metro 0 – Paesi Bassi – Il leone ha smesso di ruggire. E ormai da tempo cerca di apparire mansueto. Per far dimenticare le innumerevoli atrocità commesse dal suo regime contro i civili, il presidente siriano Assad (il “leone” in arabo) è impegnato a tessere buoni rapporti con i leader mondiali e quelli arabi nel Medio Oriente). (vedi, Mario Baccianini, www.kmetro0.it,  “Gli Emirati Arabi Uniti corrono in soccorso del regime di Assad”, 10 novembre 2021 e Fabrizio Federici, www.kmetro0.it, “La Siria “riabilitata” potrebbe rientrare nella Lega Araba”, 4 maggio 2023).      

C’è stato un tempo in cui queste atrocità e la disperata situazione dei siriani in fuga oltreconfine, durante la guerra civile scoppiata nel 2011, hanno attirato l’attenzione del mondo. Da allora, non c’è probabilmente violazione dei diritti umani né crimine sancito dal diritto internazionale  che non siano   stati perpetrati, spesso ripetutamente, dal regime di Damasco. Questa  l’opinione di Mark Kersten (professore di diritto penale e criminologia alla Fraser Valley University del Canada) registrata da Al Jazeera, il network satellitare (con sede in Quatar) più popolare nei paesi di lingua araba.

Il silenzio delle grandi potenze

Cina, Russia e, inizialmente, anche gli Stati Uniti, hanno ostacolato gli sforzi per consentire alla Corte penale internazionale (CPI) che ha giurisdizione sui crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio (ma diversamente dalla Corte internazionale di Giustizia non è  un organo delle Nazioni Unite) di indagare sulle atrocità commesse in Siria.

Il Canada, da parte sua, si è rifiutato di seguire questa strada, per quanto inadeguata a far fronte alla natura diffusa e sistemica delle nefandezze del regime di Damasco, trascurando così di perseguire anche i propri cittadini che si sono uniti allo Stato islamico in Siria per la loro presunta partecipazione a crimini di guerra e contro l’umanità.

Canada e Olanda denunciano le violazioni dei diritti umani

E’ perciò degno di nota l’annuncio che il Canada e i Paesi Bassi hanno avviato un procedimento legale contro la Siria presso la Corte internazionale di giustizia (ICJ), per fare in modo che il regime di  Damasco sia ritenuto responsabile, ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, “delle  innumerevoli violazioni dei diritti umani che ha inflitto al popolo siriano dal 2011”.

Le udienze inizieranno probabilmente entro la fine dell’estate, nella speranza che le migliaia di siriani brutalizzati, mutilati e assassinati dal regime di Assad non verranno dimenticati.

Il Canada e i Paesi Bassi si rivolgono al  “tribunale internazionale” per garantire che la Siria rispetti il ​​diritto internazionale in materia di tortura, emanando disposizioni    “per tutelare i diritti” dei civili siriani e proteggere la vita e l’integrità fisica e mentale di tutti i cittadini siriani che sono attualmente sottoposti (o  rischiano di esserlo) a tortura e ad altri trattamenti o punizioni crudeli, disumane o degradanti”.

Damasco potrebbe ignorare del tutto il procedimento o affrontarlo nel tentativo di spiegare la propria posizione, proprio come la Birmania scelse di fare quando il Gambia avviò un’azione legale presso la Corte di Giustizia Internazionale riguardo al presunto genocidio contro i Rohingya (una minoranza musulmana originaria della Birmania occidentale, al confine con il Bangladesh).

L’iniziativa del Canada e dei Paesi Bassi potrebbe rivelarsi in gran parte simbolica. Ma i simboli contano. La giustizia non si misura sempre in termini di risultati, sostiene il professor Kersten. Conta anche il processo. Anche se l’attenzione dell’Occidente è concentrata sull’Ucraina, il ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia mostra che il Canada e i Paesi Bassi sostengono fermamente le vittime e i sopravvissuti alla violenza del regime di Assad. E tengono viva la memoria di migliaia di civili che sono stati – e continuano a essere – torturati nelle carceri.

Il soccorso di Putin per rompere l’isolamento di Assad

Ma la triste verità è che Assad ha vinto la guerra in Siria. E nonostante siano stati uccisi più di 300.000 siriani, gli Stati stanno normalizzando le relazioni con Damasco. Il mese scorso, la Lega Araba ha riaccolto il presidente siriano a braccia aperte, sperando di ottenere in cambio la sua collaborazione nel reprimere il traffico di droga e alleviare la crisi dei rifugiati. Il suo ritorno può essere attribuito anche al suo stretto alleato, il presidente russo Vladimir Putin, che ha lavorato a lungo per rompere il suo isolamento internazionale.

Mantenere viva la speranza che la giustizia alla fine raggiunga Assad potrebbe non impedire la sua riabilitazione politica. Ma potrebbe rallentarla. La decisione di portare la Siria davanti alla Corte Internazionale di Giustizia per la sua campagna di tortura dovrebbe aiutare a chiudere lo spazio politico a disposizione di coloro che altrimenti potrebbero  considerare di continuare a  fare affari con Assad.

Li costringerebbe comunque a giustificare questa linea di condotta con un uomo a capo di uno Stato cliente di Mosca e di una macchina di tortura di massa. E ricorderebbe a Putin, come ad altri, che la nostra memoria delle atrocità non ha una data di scadenza.

La mossa olandese e canadese presso la Corte Internazionale di Giustizia significa che Assad continuerà a essere perseguito per le atrocità commesse. E questo contribuirà  a mantener viva la memoria delle vittime e dei sopravvissuti sia nella coscienza pubblica che nei tribunali internazionali.

Il processo per stabilire le responsabilità è spesso tortuoso e penosamente lento. Ma grazie all’iniziativa di Canada e Olanda forse un giorno lo spazio intorno ad Assad si ridurrà. E i suoi amici si stancheranno di stare a fianco di un criminale di guerra, che nonostante i suoi tentativi di rifarsi una faccia sul piano internazionale, deve affrontare all’interno del paese il malcontento provocato da una crisi economica che ha visto sprofondare quasi il 90% della popolazione al di sotto della soglia di povertà (vedi “Siria, la mezza estate del malcontento”, Mario Baccianini, www.kmetro0.it, 24 agosto 2023)

In un rapporto pubblicato il 13 marzo 2023, dall’Independent International Commission of Inquiry on the Syrian Arab Republic (COI) si documentavano nuove, gravi violazioni dei diritti umani fondamentali e del diritto umanitario in tutta la Siria. Un paese che conta più di 13 milioni  di persone sfollate o rifugiate. E si stima che 15,3 milioni di persone abbiano bisogno di assistenza umanitaria per sopravvivere.

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