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L’Austria inasprisce il ricongiungimento familiare con il test Dna

L’Austria inasprisce il ricongiungimento familiare con il test Dna

K metro 0 – Vienna – Il Cancelliere federale austriaco Karl Nehammer, del conservatore ÖVP (Partito Popolare Austriaco), vuole limitare l’afflusso di migranti inasprendo le regole per dimostrare la parentela in caso di ricongiungimento familiare. Il test del Dna, che prima era un’eccezione, diventerà così la regola. Chiunque ottenga l’asilo in Austria ha il diritto

K metro 0 – Vienna – Il Cancelliere federale austriaco Karl Nehammer, del conservatore ÖVP (Partito Popolare Austriaco), vuole limitare l’afflusso di migranti inasprendo le regole per dimostrare la parentela in caso di ricongiungimento familiare. Il test del Dna, che prima era un’eccezione, diventerà così la regola.

Chiunque ottenga l’asilo in Austria ha il diritto di riportare a casa la propria famiglia. Ora, però, secondo l’ÖVP al governo, arrivano troppi migranti. Un maggior numero di test del Dna dovrebbe risolvere il problema, ma potrebbe essere anche molto costoso per i contribuenti.

Il test, che costa circa 270 euro, deve essere anticipato dal richiedente asilo. Se però viene dimostrato un rapporto di parentela, allora lo Stato lo rimborsa su richiesta. L’esperto in materia di asilo Christoph Riedl, presso la Diakonie Austria, non vede tuttavia la necessità di inasprire ulteriormente questa procedura. “Se i documenti sono chiari, non ho bisogno di un test. E se non sono chiari, solo allora posso fare un test”.

Dure pertanto le critiche al partito di governo dall’opposizione: l’SPÖ (Partito Socialdemocratico Austriaco) ha criticato l’iniziativa come una “assoluta granata fumogena”. L’FPÖ (Partito della Libertà dell’Austria) l’ha definita “una bufala”. Il ministro degli Interni non si è fatto tuttavia condizionare e va avanti con i piani di Nehammer.

Secondo la legge austriaca sul ricongiungimento familiare delle persone in cerca di protezione, ogni persona la cui domanda di asilo è stata approvata può portare con sé la propria famiglia, cioè figli e coniugi, entro tre mesi. Di recente, però, moltissimi rifugiati ne hanno usufruito, soprattutto quelli provenienti dalla Siria. Di conseguenza, i sistemi sociali sono stati messi sotto pressione, soprattutto nella capitale Vienna. Le scuole, ad esempio, hanno dovuto accogliere fino a 350 alunni in più in un mese.

Una pressione che arriva in un momento inopportuno, almeno per i rifugiati e le loro preoccupazioni: Il 9 giugno si terranno le elezioni europee e i partiti di centro-destra sono nettamente in ritardo rispetto alla destra populista dell’FPÖ nei sondaggi. Così, la scorsa settimana, il cancelliere dell’ÖVP Nehammer ha offerto una soluzione attesa al problema del ricongiungimento familiare.

Rafforzando i controlli, se c’è anche il minimo dubbio sul rapporto di parentela, si ricorrerà anche al controllo del Dna. In modo che la sicurezza prevalga. In altre parole, l’ÖVP vuole limitare il ricongiungimento familiare Gli esperti però ribattono che, dopotutto, il test esiste da molto tempo e comprende una procedura funzionante: in linea di principio, documenti come i certificati di nascita o di matrimonio sono una prova sufficiente della parentela. Un test genetico è necessario solo se le autorità hanno dubbi sull’autenticità dei documenti. In passato, i documenti erano quasi sempre sufficienti.

Secondo la Croce Rossa, che coordina il ricongiungimento familiare in Austria, il test del Dna è stato necessario solo in poco meno dell’1% dei casi. E il tasso di successo, cioè la prova che qualcosa non va, era dello 0,1%. In altre parole, del tutto trascurabile.

Il governo però vuole utilizzare il test del Dna in un caso su due in futuro. In altre parole, nel 50% di tutti i casi, invece dell’1% precedente. Il ministro degli Interni lo giustifica anche con il presunto aumento dei casi di certificati e documenti manipolati. “Non mi risulta che siano aumentati, credo che si tratti di un atto politico simbolico” chiosa Christoph Riedl. Ne ha riferito Zdf.heute.

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