K metro 0 – Bruxelles – Diversi Stati dell’Unione Europea dovrebbero riconoscere la Palestina come Stato entro la fine di maggio. Lo ha detto l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell a margine di un incontro del World Economic Forum a Riad, in Arabia Saudita, secondo quanto riporta al-Arabiyah. Alcuni Paesi Ue, tra cui il Belgio, Irlanda
K metro 0 – Bruxelles – Diversi Stati dell’Unione Europea dovrebbero riconoscere la Palestina come Stato entro la fine di maggio. Lo ha detto l’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell a margine di un incontro del World Economic Forum a Riad, in Arabia Saudita, secondo quanto riporta al-Arabiyah. Alcuni Paesi Ue, tra cui il Belgio, Irlanda e la Spagna, avevano già annunciato l’intenzione di riconoscere congiuntamente la Palestina come Stato, riservandosi di decidere il momento più opportuno per farlo.
il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez aveva espresso l’intenzione di riconoscere la Palestina; e il 22 marzo scorso infatti, ha partecipato a un incontro a Bruxelles con i suoi omologhi irlandese, Leo Varadkar, maltese, Robert Abela, e sloveno, Robert Golob, in cui si sono impegnati a questo riconoscimento Sánchez si dice convinto che nei prossimi mesi si verificheranno una serie di eventi sulla scena internazionale che renderanno più facile per altri Paesi unirsi a questo riconoscimento.
Il Segretario di Stato americano Antony Blinken intervenendo al World Economic Forum a Riad ha chiesto a Hamas di ”decidere presto” sulla proposta di un “accordo con Israele sul cessate il fuoco” nella Striscia di Gaza. La regione si trova ad affrontare ”probabilmente la peggiore crisi in Medio Oriente dal 1948”, sottolinea Blinken, ribadendo che gli Stati Uniti stanno ”cercando di porre fine al conflitto a Gaza e di garantire che non ci sia una escalation”.
Secondo Blinken ”Hamas ha davanti a sé una proposta straordinariamente generosa da parte di Israele, riferisce l’Adnkronos. E in questo momento l’unica cosa che si frappone tra il popolo di Gaza e un cessate il fuoco è Hamas. Devono decidere e devono decidere in fretta. E spero che prenderanno la decisione giusta”.
Gli Stati Uniti restano contrari a un’operazione militare israeliana a Rafah fino a quando non verrà presentato un piano credibile per la protezione dei civili palestinesi sfollati nel sud della Striscia di Gaza, ha poi ribadito Blinken, secondo il quale la normalizzazione dei rapporti degli Stati della regione con Tel Aviv e la creazione di due Stati per due popoli sarebbe ”lo scacco maggiore sia per l’Iran, sia per Hamas”. Blinken ha aggiunto che ”sia Hamas che l’Iran si sono opposti alla soluzione dei due Stati. Quindi raggiungere questo obiettivo sarebbe un profondo ammonimento a tutto ciò che hanno sostenuto e distrutto per molti anni”
Una delegazione di Hamas composta da tre esponenti del movimento è intanto arrivata in Egitto per nuovi colloqui su una tregua con Israele. Sul tavolo l’ultima proposta per un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi trattenuti nella Striscia dal 7 ottobre in cambio del rilascio di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.
La proposta “è ancora in fase di studio”, ha dichiarato un rappresentante del politburo di Hamas, Izzat al-Risheq, al quotidiano israeliano Haaretz. Al momento, ha quindi precisato, Hamas non ha preso ancora alcuna posizione rispetto alla bozza di accordo. In precedenza si era parlato di un’apertura da parte del gruppo terroristico palestinese che non avrebbe avuto “alcun problema di rilievo” con l’ultima proposta di Israele ed Egitto. Tuttavia, il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, si è detto “fiducioso” riguardo la nuova proposta di tregua a Gaza. “La proposta ha tenuto conto delle posizioni di entrambe le parti e ha cercato di ottenere moderazione”, ha dichiarato Shoukry.
La nuova proposta prevede il rilascio di venti ostaggi dalla Striscia di Gaza in cambio di un cessate il fuoco di tre settimane. Lo scrive il Wall Street Journal, sottolineando che l’obiettivo della proposta è anche quello di rinviare l’eventuale offensiva a Rafah. La proposta è stata concordata con Israele, scrive i Wsj, e prevede un’iniziale pausa dei combattimenti che sarebbe poi estesa dai mediatori. Non è chiaro, affermano i funzionari egiziani, se questa pausa porterà alla fine della guerra.