K metro 0 – Bruxelles – Italia, Grecia, Cipro, Malta e Spagna, hanno chiesto all’Unione europea maggiori sforzi di prevenzione dei flussi migratori. Il club dei cinque, noto come Med-5, ha tenuto sabato 20 aprile a Las Palmas de Gran Canaria il suo settimo vertice dal 2021 – il primo al di fuori dell’arco mediterraneo
K metro 0 – Bruxelles – Italia, Grecia, Cipro, Malta e Spagna, hanno chiesto all’Unione europea maggiori sforzi di prevenzione dei flussi migratori. Il club dei cinque, noto come Med-5, ha tenuto sabato 20 aprile a Las Palmas de Gran Canaria il suo settimo vertice dal 2021 – il primo al di fuori dell’arco mediterraneo – per affrontare e mettere in comune le politiche migratorie e la lotta alle mafie che trafficano persone.
“La scelta del luogo per questo vertice Med-5 non è casuale. In questo caso, il luogo è il messaggio, un messaggio di sostegno alle Isole Canarie per i loro sforzi costanti nell’affrontare la sfida migratoria e la solidarietà che hanno dimostrato in momenti di grande difficoltà”, ha dichiarato il ministro dell’Interno spagnolo, Fernando Grande Marlaska. Ne ha riferito Rtve.
La recente approvazione del Patto migratorio dell’Ue, dopo anni di negoziati e disaccordi, ha così riunito alle Isole Canarie i ministri degli Interni di Italia, Malta e Spagna. Rispettivamente: Matteo Piantedosi, Byron Camilleri e Grande Marlaska; poi il ministro greco per le Migrazioni, Dimitris Kairidis e il direttore del Servizio per l’asilo di Cipro, Andreas Georgiades.
In sostanza, il Patto non soddisfa le aspettative di nessuno dei loro Paesi, anche se tutti e cinque concordano sul fatto che si tratta di un positivo “minimo comune denominatore”, che consentirà di “progredire nella giusta direzione”. Secondo i dati pubblicati dall’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex), nel primo trimestre dell’anno l’Ue ha ricevuto difatti 41.672 immigrati irregolari via mare, sbarcati dopo il relativo salvataggio in questi cinque Paesi. Alla luce di questa situazione, che si protrae da anni sia nel Mediterraneo sia nelle Isole Canarie, i quattro ministri presenti e il rappresentante cipriota hanno chiesto alla Commissione europea di prestare più attenzione alla prevenzione dei flussi migratori, in due modi: sbloccando più fondi per la cooperazione nei Paesi di origine degli emigranti ed estendendo accordi come quelli che l’Ue ha con Tunisia e Mauritania, Spagna con Senegal e Italia con la Libia.
Solo attraverso questa cooperazione in materia di sicurezza e sviluppo con i Paesi africani sarà dunque possibile ridurre i flussi ed evitare che “migliaia di persone attraversino il mare, mettendo le loro vite nelle mani di mafie a cui non interessa se arrivano, ma solo i soldi”, secondo le parole del ministro greco Kairidis.
In questo ambito, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) dovrebbe essere più coinvolta “negli sforzi per combattere alla fonte coloro che trafficano persone e approfittano della vulnerabilità e della disperazione di migliaia di esseri umani”, ha aggiunto Grande Marlaska.
Piantedosi in particolare, pur approvando che il Patto sancisca il principio che la risposta alla sfida migratoria riguardi i 27 Paesi dell’Ue e stabilisca un meccanismo di solidarietà obbligatoria (sotto forma di quote di accoglienza o contributi economici), ha anche chiesto che la distribuzione delle risorse stanziate dall’Ue sia “proporzionale ai livelli di pressione migratoria sostenuta” di ciascun Paese. E l’Italia è fra quelli che la sopportano di più.
In questo contesto, i cinque Paesi hanno affrontato la domanda prevista nel meccanismo di compensazione incluso nel Patto, in base al quale un Paese può pagare una quota se non vuole accogliere la quota di rifugiati che gli è stata assegnata. Questo significa che ancora una volta sarebbero lasciati soli nell’accoglienza di coloro che fuggono da guerre, fame e miseria in Medio Oriente e Africa. Grande Marlaska ha risposto che questa situazione non è contemplata e che il meccanismo di compensazione non deve essere letto come “pagare per non ricevere”, ma piuttosto “pagare per contribuire alla politica migratoria comune”.
Per quanto riguarda il rimpatrio dei migranti che non ottengono lo status di rifugiato o un altro status legale di accoglienza, i cinque Paesi al confine meridionale dell’Europa hanno lanciato un messaggio comune: l’Ue deve cercare una maggiore cooperazione con i Paesi di provenienza per i rimpatri forzati o volontari, perché questo “è uno dei pilastri di un sistema di migrazione e di asilo solido e credibile”.
Intanto il governo spagnolo ha concordato con le Isole Canarie la distribuzione di 2.500 minori non accompagnati ad altre comunità. Il ministro delle Politiche territoriali, Víctor Ángel Torres, ha assicurato, dopo un incontro con il presidente delle Isole Canarie, Fernando Clavijo, che verrà apportata una modifica legislativa affinché i territori colpiti da un’emergenza migratoria come le Isole Canarie, Ceuta o Melilla possano distribuire i migranti minori non accompagnati tra le altre comunità, purché il loro numero superi il 150%. Nel caso delle Isole Canarie, questa cifra è stata fissata a 2.500 minori.