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MO, il capo dei 007 militare israeliana si dimette per non aver impedito l’attacco del 7 ottobre

MO, il capo dei 007 militare israeliana si dimette per non aver impedito l’attacco del 7 ottobre

K metro 0 – Tel Aviv – Il capo dell’intelligence militare israeliana, Aharon Haliva, ha rassegnato le dimissioni oggi 22 aprile per i fallimenti relativi all’attacco senza precedenti del 7 ottobre da parte di Hamas. È dunque la prima figura di alto livello a lasciare il posto dopo l’assalto più letale della storia di Israele.

K metro 0 – Tel Aviv – Il capo dell’intelligence militare israeliana, Aharon Haliva, ha rassegnato le dimissioni oggi 22 aprile per i fallimenti relativi all’attacco senza precedenti del 7 ottobre da parte di Hamas. È dunque la prima figura di alto livello a lasciare il posto dopo l’assalto più letale della storia di Israele.

Le sue attese dimissioni, sono probabilmente il primo passo di ulteriori ricadute sui vertici della sicurezza israeliana per l’attacco di Hamas, quando i militanti hanno sfondato le difese di confine di Israele, si sono scatenati per ore nelle comunità israeliane senza essere contrastati che ha portato all’uccisione di oltre 1.000 persone, la maggior parte civili, e al sequestro di circa 250 ostaggi a Gaza. Quell’attacco ha dato il via alla guerra contro Hamas a Gaza, giunta ormai al settimo mese, tuttavia la tempistica delle dimissioni non è però chiara, come riferisce AP.

La conseguenza di questa guerra, ha portato anche a tensioni con l’Iran. Il primo ministro Benjamin Netanyahu, da parte sua ha detto che risponderà a domande difficili sul suo ruolo, ma non ha riconosciuto alcuna responsabilità sulla tragedia del 7 ottobre. I sondaggi d’opinione invece, indicano che la maggior parte degli israeliani attribuisce proprio a Netanyahu la responsabilità delle carenze nella sicurezza.

Intanto, migliaia di manifestanti israeliani continuano a scendere in piazza per chiedere nuove elezioni e un’azione più incisiva da parte del governo per riportare a casa i 133 ostaggi israeliani ancora trattenuti da Hamas.

Il primo ministro più longevo di Israele ha più volte escluso le elezioni anticipate, che secondo i sondaggi perderebbe, affermando che andare alle urne nel bel mezzo di una guerra premierebbe solo Hamas.

Qualsiasi negoziato con Israele per la restituzione degli ostaggi detenuti dalle milizie palestinesi deve includere la triplice condizione della “fine degli attacchi contro la popolazione palestinese”, il ritiro delle truppe israeliane da Gaza e la restituzione dei prigionieri detenuti nelle carceri israeliane. A dichiararlo è stato il capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh che è in visita in Turchia.

“Siamo qui per protestare contro questo governo che continua a trascinarci in basso, mese dopo mese; prima del 7 ottobre, dopo il 7 ottobre. Continuiamo a scendere in una spirale”, ha dichiarato alla Reuters Yalon Pikman, 58 anni, che ha partecipato all’ultima marcia a Tel Aviv.

Alcuni ostaggi sono stati liberati in cambio della breve tregua di novembre, ma gli sforzi per garantire un altro accordo sembrano essersi arenati. Netanyahu ha dichiarato di voler continuare la campagna militare a Gaza, che secondo le autorità sanitarie locali ha ucciso più di 34.000 palestinesi, fino a quando tutti gli ostaggi non saranno riportati a casa e Hamas non sarà stato annientato.

Tuttavia, l’attacco della scorsa settimana a Israele da parte di ondate di droni e missili iraniani ha spostato l’attenzione dal conflitto a Gaza e per molti parenti degli ostaggi rimasti cresce la sensazione che il tempo stia per scadere.

di Sandro Doria

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