K metro 0 – Copenaghen – Le donne anziane sono le più colpite dalle truffe online in Danimarca, secondo Finans Danmark, un’organizzazione di interesse per le banche e le cooperative di credito: nel 2023 è stato registrato un numero record di casi, il doppio rispetto al 2022: 9127. In 3842 di questi casi, il cliente
K metro 0 – Copenaghen – Le donne anziane sono le più colpite dalle truffe online in Danimarca, secondo Finans Danmark, un’organizzazione di interesse per le banche e le cooperative di credito: nel 2023 è stato registrato un numero record di casi, il doppio rispetto al 2022: 9127. In 3842 di questi casi, il cliente o la banca hanno perso denaro. “Hanno scelto nomi che sono fra i più comuni nella fascia più anziana della popolazione femminile”, ha spiegato il direttore Michael Busk-Jepsen. La frode, chiamata anche “phishing”, prevede in genere l’invio di messaggi di testo o e-mail alle vittime, alle quali viene chiesto di inserire i propri dati. Ne riferisce la testata online Chpost.
Il direttore della digitalizzazione di Finans Danmark, afferma così che “i criminali sono diventati più bravi, i loro strumenti più efficienti, e purtroppo dobbiamo ammettere che hanno anche successo, ed è per questo che continuano a farlo”, ha dichiarato in un comunicato stampa. Aggiunge che la polizia fatica a risolvere questo tipo di crimine informatico, e di conseguenza i responsabili raramente sono catturati.
Sebbene il phishing sia la forma più diffusa di frode bancaria online, esiste un altro metodo più efficace. “Le perdite maggiori si verificano quando un criminale chiama e chiede alla vittima di rivelare alcune cose raccontando una storia falsa, ad esempio, che sta per accadere qualcosa al proprio conto e che quindi i fondi devono essere trasferiti rapidamente”, dettaglia Busk-Jepsen. “Bisogna subito riagganciare il telefono, le banche e la polizia non chiamano in questo modo”; inoltre non bisogna mai condividere i propri codici o informazioni personali e fare attenzione a ciò che si approva su MitId.
Non meno problemi di questo tipo sono all’ordine del giorno nel Regno Unito, dove le banche sono stufe di pagare il conto di una marea di frodi causate online. Vogliono che siano le piattaforme tecnologiche a pagare. A riferirlo è Politico. Secondo una ricerca condotta dall’ente del settore dei servizi finanziari UK Finance, quasi l’80% delle frodi autorizzate con pagamento push – in cui le vittime effettuano il pagamento da sole – proviene infatti da fonti online. L’anno scorso i criminali hanno rubato ben mezzo miliardo di sterline attraverso le frodi.
Sotto accusa, soprattutto, il colosso statunitense Meta, uno dei maggiori colpevoli. Lloyds Banking Group ha difatti scoperto che ogni sette minuti qualcuno viene frodato su una piattaforma di proprietà di Meta e afferma che piattaforme come Facebook Marketplace e Instagram rappresentano quasi la metà di tutte le truffe di acquisto. Ma sono sempre le banche a pagare alla fine il conto dei rimborsi alle vittime. Nel 2022, esse, che hanno aderito a un codice volontario, hanno restituito quasi 300 milioni di sterline alle vittime di frodi con pagamenti push autorizzati. Presto dovran pagare ancora di più, perché il rimborso delle vittime delle truffe diventerà obbligatorio in tutto il Regno Unito a partire da ottobre 2024, anche se la data è già stata posticipata di sei mesi.
Ora gli istituti di credito affermano che è giunto il momento che le piattaforme tecnologiche siano chiamate a rispondere finanziariamente delle truffe provenienti dai loro siti. “Vogliamo che le vittime siano rimborsate, ma pensiamo anche che tutti coloro i cui sistemi sono stati sfruttati dai criminali dovrebbero essere coinvolti”, ha dichiarato Ben Donaldson, direttore generale per la criminalità economica di UK Finance, un ente del settore dei servizi finanziari. Sebbene il governo britannico abbia adottato alcune misure per affrontare il problema, gli istituti di credito sostengono che ciò non sia sufficiente per eliminare il problema. Non si intravede però una soluzione in vista, dato che le elezioni sono previste per gennaio 2025.
Anche Oltremanica, i legislatori dell’Ue stanno spingendo affinché i giganti delle telecomunicazioni e dei social media siano ritenuti finanziariamente responsabili delle truffe di pagamento che hanno origine sulle loro piattaforme o che arrivano tramite messaggi di testo o chiamate. Sebbene da Bruxelles non siano ancora arrivate proposte ufficiali o azioni legislative, qualsiasi mossa potrebbe mettere sotto pressione il Regno Unito affinché acceleri la propria posizione. Le piattaforme tecnologiche devono pertanto adottare misure per affrontare le frodi in base all’Online Safety Act del Regno Unito, mentre l’Online Fraud Charter volontario, introdotto dal governo britannico lo scorso novembre, stabilisce ulteriori misure che le aziende tecnologiche firmatarie devono adottare per impedire che le persone vengano truffate.
Ma i primi segnali non promettono che le misure spostino l’ago della bilancia prima delle scadenze per conformarsi ai nuovi requisiti. Una ricerca recente del gruppo di consumatori Which? ha rilevato che gli annunci di truffa, una delle principali fonti di frode online, continuano a disseminare i siti di social media e i motori di ricerca. In teoria, “meno annunci di investimento ingannevoli e fraudolenti dovrebbero arrivare su Facebook e Instagram, dal momento che Meta ha introdotto controlli di verifica rispetto all’elenco di aziende regolamentate della FCA”, ha dichiarato Rocio Concha, direttore delle politiche e dell’advocacy di Which? riferendosi a un registro di aziende gestito dalla Financial Conduct Authority britannica.
“Tuttavia, i truffatori utilizzeranno qualsiasi aggancio disponibile, e Which? ha trovato prove di molti annunci truffa che raggiungono ancora i consumatori, compresi quelli che si spacciano per grandi rivenditori”. Da parte sua, il governo ha annunciato l’intenzione di intensificare la lotta contro le frodi, che rappresentano ben il 40% di tutti i reati in Inghilterra e Galles. Ha così lanciato una campagna di sensibilizzazione a livello nazionale, mentre a marzo ha ospitato i Five Eyes e gli alleati del G7, oltre alle principali aziende tecnologiche e alle banche, in occasione di un Global Fraud Summit che mira a inserire il problema nell’agenda internazionale. Allo stesso scopo, ha anche iniziato a firmare accordi con Paesi da cui provengono molte frodi, come la Nigeria. Ma sarà sufficiente per convincere le multinazionali del settore tecnologico a fare la loro parte nell’affrontare le frodi?
di Sandro Doria