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Meloni in Libano: “Evitare escalation lungo il confine con Israele”

Meloni in Libano: “Evitare escalation lungo il confine con Israele”

K metro 0 – Beirut – Il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Giorgia Meloni, ha incontrato oggi presso il Palazzo del Governo il Primo Ministro libanese, Najib Mikati. La visita di Meloni a Beirut arriva nel momento più caldo della crisi mediorientale. Nel corso dell’incontro, il Presidente Meloni ha innanzitutto ribadito la volontà dell’Italia di

K metro 0 – Beirut – Il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Giorgia Meloni, ha incontrato oggi presso il Palazzo del Governo il Primo Ministro libanese, Najib Mikati. La visita di Meloni a Beirut arriva nel momento più caldo della crisi mediorientale.

Nel corso dell’incontro, il Presidente Meloni ha innanzitutto ribadito la volontà dell’Italia di continuare a contribuire alla sicurezza e alla stabilità del Libano, in particolare in questo momento storico. Il bilaterale ha rappresentato, infatti, l’occasione per portare una concreta vicinanza italiana e un messaggio chiaro sulla necessità di evitare ogni rischio di escalation lungo il confine con Israele.

Più in generale, durante il bilaterale si è svolto un approfondito scambio di vedute sulla situazione internazionale, con particolare riferimento agli ultimi sviluppi in Medio Oriente e alla situazione al confine sud del Libano.

Nei colloqui con il premier libanese Meloni, secondo fonti italiane, ha rinnovato l’impegno dell’Italia nei settori della cooperazione allo sviluppo, nei quali l’Italia si conferma anche quest’anno tra i primi donatori a livello globale, e della sicurezza, dove l’Italia è presente in UNIFIL e con la missione militare bilaterale MIBIL. L’Italia conta oggi nel Sud del Libano uno dei contingenti più numerosi, impegnati in una missione volta a garantire la pace nell’area. Apprezzamento per il contributo italiano alla missione UNIFIL e alla attività di formazione delle forze armate libanesi è stato espresso dal Primo Ministro Mikati. 

Sono stati inoltre approfonditi i temi dell’agenda bilaterale, ed è stata ribadita la volontà di aumentare l’interscambio commerciale. Il dialogo si è concertato anche sul rafforzamento delle  politiche migratorie nel Mediterraneo, con l’obiettivo di coordinare le politiche contro le migrazioni irregolari e il traffico di persone. Infine, vi è stato uno scambio approfondito di vedute al fine di esplorare soluzioni politiche  per l’emergenza rifugiati che continua ad affliggere il Libano.

Nel frattempo, il bilancio del doppio bombardamento di Israele nella zona di Tayrharfa, nel sud del Libano, e nel villaggio di Naqoura è di otto morti. Finora Hezbollah ha annunciato 258 morti tra le sue fila dall’inizio del conflitto con Israele.

Dallo lo scorso 8 ottobre le forze israeliane hanno colpito circa 4 mila postazioni in tutto il Libano, principalmente nella zona meridionale, in risposta al lancio di razzi sul nord dello Stato ebraico. Hezbollah ha lanciato la sua rappresaglia contro Israele a sostegno della popolazione della Striscia di Gaza, all’indomani dell’attacco del movimento islamista palestinese Hamas contro lo Stato ebraico e al conseguente avvio di un’operazione militare israeliana nell’exclave palestinese. Si tratta del primo confronto di ampia portata fra Israele ed Hezbollah dopo la seconda guerra del Libano, combattuta nel 2006 e fermata nello stesso anno con la risoluzione del Consiglio di sicurezza 1701, che stabilisce il mandato della missione di interposizione delle Nazioni Unite nel Libano del sud (Unifil). L’ingresso in scena di Hezbollah nel confronto con Israele rientra nel quadro più ampio delle operazioni dei gruppi armati della regione, sciiti e sunniti, vicini all’Iran, accomunati dalla resistenza (muqawama in arabo) allo Stato ebraico.

Secondo i dati delle Nazioni Unite precedenti agli ultimi attacchi, dall’inizio del conflitto in Libano sono state uccise oltre 300 persone, almeno 54 delle quali civili. Il confronto militare tra Israele ed Hezbollah ha reso necessaria l’evacuazione di circa 60 mila israeliani che vivono in comunità vicine al confine e di circa 100 mila libanesi. Per consentire il ritorno degli sfollati, Israele vuole respingere le forze di Hezbollah oltre il fiume Litani, che segna una sorta di zona cuscinetto tra Beirut e il confine israeliano. Non è chiaro se le parti in causa – Israele ed Hezbollah – vogliano effettivamente ingaggiare uno scontro di ampia portata, considerando che l’esercito israeliano è tuttora impegnato nella Striscia di Gaza. Ma quel che appare evidente è un conflitto a moderata intensità.

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