K metro 0 – Atene – La Nuova Moschea di Salonicco (in greco Yeni Tzami, in turco Yeni Cami,) apre per la prima volta dal 1922, per il Ramadan il nono mese dell’anno lunare musulmano di 29 o 30 giorni, in base all’osservazione della luna crescente). E’ il mese del digiuno (ṣawm: iniziato quest’anno l’11
K metro 0 – Atene – La Nuova Moschea di Salonicco (in greco Yeni Tzami, in turco Yeni Cami,) apre per la prima volta dal 1922, per il Ramadan il nono mese dell’anno lunare musulmano di 29 o 30 giorni, in base all’osservazione della luna crescente).
E’ il mese del digiuno (ṣawm: iniziato quest’anno l’11 marzo) durante il quale i musulmani sono tenuti a osservare, ogni giorno, dall’aurora al tramonto, l’astinenza totale da cibi e bevande e dai rapporti sessuali. Una ricorrenza molto importante: è il quarto dei Cinque Pilastri dell’Islam (ovvero gli obblighi fondamentali per un credente: testimonianza di fede, preghiera, elemosina, digiuno e pellegrinaggio alla Mecca).
La decisione – da parte del Segretariato Generale delle religioni del ministero dell’Istruzione e degli Affari Religiosi greco – di assegnare la Nuova Moschea di Salonicco ai musulmani per la preghiera nella “Festa della rottura” (in araba ʿīd al-fiṭr) del digiuno del Ramadan, il prossimo 10 aprile, è dunque un evento storico.
Costruita a Salonicco nel 1902 dall’architetto italiano Vitaliano Poselli, la moschea fungeva da luogo di culto per i cosiddetti Donmeh, cripto-ebrei dell’Impero ottomano seguaci di Sabbatai Zevi, formalmente convertiti all’islam nel 1666.
I Turchi li chiamarono donmeh (voltagabbana), mentre loro si chiamarono maa’ minin (credenti) e formarono delle importanti comunità a Salonicco (col tempo il numero dei maa’minim eguagliò quello degli ebrei “rabbinici”).
Esteriormente musulmani e segretamente ebrei sabbatiani, i Donmeh osservavano le festività musulmane tradizionali come il Ramadan. La Yeni Camii fu l’ultima moschea costruita a Salonicco sotto i governanti ottomani.
Nel 1922 il suo minareto fu rimosso e l’edifico utilizzato per ospitare il Museo Archeologico di Salonicco, dopo che i Donmeh dovettero lasciare la città durante lo scambio di popolazioni fra Grecia e Turchia. Uno scambio che consistette in due diversi movimenti di popolazione, in direzione opposta: i cristiani dell’Anatolia e della Tracia orientale vennero trasferiti in Grecia, mentre i cittadini greci di fede islamica furono trasferiti in Turchia. Compresi i Donmeh.
Una vicenda che coinvolse circa due milioni di persone, ufficializzata con il Trattato di Losanna (luglio 1923) fra Grecia e Turchia dopo il crollo dell’impero ottomano, per ridefinire i confini della Turchia e garantire l’omogeneità religiosa fra i due paesi.
Splendido esempio di architettura eclettica (una miscela di Art Nouveau e moresca) a partire dal 1926 la moschea di Salonicco ospitò il Museo Archeologico della città. Attualmente è utilizzata come spazio espositivo della Galleria Comunale.
Nel suo cortile si trova una ricca collezione di sculture in marmo di epoca romana e paleocristiana provenienti da tutta Salonicco. All’esterno, il fregio ornamentale del tetto con creste triangolari affilate, è fiancheggiato da due torri dell’orologio in legno decorate con diverse stelle di David. Il suo interno è quello di una sinagoga iberica con decorazioni moresche in oro su bianco.
L’edificio, a due piani, coniuga la tradizione musulmana con la tendenza architettonica dell’epoca, seguita dall’architetto Poselli in molti altri suoi edifici di Salonicco.
Soltanto fino a meno di un secolo fa, Salonicco – sintesi perfetta della vita e delle relazioni degli ebrei con greci e turchi (che allora si chiamavano Ottomani) – fu il crogiolo magico e in equilibrio di mondi diversi che si fusero e si incontrarono.
Dopo lo scambio di popolazioni del 1922 ospitò per un breve periodo i profughi.
Nel suo cortile si trova una ricca collezione di sculture in marmo di epoca romana e paleocristiana (sarcofagi, lapidi, rilievi, colonne onorarie e funerarie, ecc.) provenienti da tutta Salonicco.