K metro 0 – Buenos Aires – La bocciatura del “decreto di necessità e urgenza” (dnu) da parte del Senato dell’Argentina, nella serata di ieri, rappresenta una sfida diretta all’appello che il presidente, Javier Milei, ha fatto per riformare nel profondo il Paese. Lo ha scritto l’ufficio della presidenza in una nota ufficiale diffusa poco
K metro 0 – Buenos Aires – La bocciatura del “decreto di necessità e urgenza” (dnu) da parte del Senato dell’Argentina, nella serata di ieri, rappresenta una sfida diretta all’appello che il presidente, Javier Milei, ha fatto per riformare nel profondo il Paese. Lo ha scritto l’ufficio della presidenza in una nota ufficiale diffusa poco dopo il “no” della Camera alta al decreto presentato a dicembre 2023 per introdurre un primo consistente pacchetto di riforme del sistema economico e produttivo del Paese.
La presidenza ricorda di aver offerto “a tutti i dirigenti politici”, a inizio marzo, un accordo basato su dieci politiche di Stato per “riscattare l’Argentina dal sentiero del fallimento e riportarla ad essere una potenza mondiale”. Un’intesa, denominata “Patto del 25 maggio”, “che la classe politica attendeva da decenni, ma che nessuno osava presentare” e che per compiere il suo iter ha bisogno della “buona volontà di tutti i settori della vita politica nazionale”. Dopo la bocciatura, “è arrivato il momento che la classe politica decida da che parte della storia schierarsi”, dalla parte dell’intesa o dello “scontro”.
La bocciatura del Senato – informa l’Agenzia Nova – è arrivata prima di tutto grazie al “no” opposto dai 33 rappresentanti di Unione per la patria (Up), il gruppo parlamentare di centrosinistra che aveva sostenuto la candidatura a presidente dell’ex ministro dell’Economia, Sergio Massa.
Il decreto prevede un ampio numero di interventi sulla struttura economica e produttiva del Paese. La premessa è quella ribadita più volte nel corso della campagna elettorale: da decenni i governi argentini, quelli di centrosinistra soprattutto, consolidano posizioni di potere con politiche clientelari che creano deficit. Un passivo che Buenos Aires ha cercato di finanziare sui mercati interni e internazionali alimentando un debito “sempre più insostenibile” per le casse pubbliche.