K metro 0 – Minsk –  Con un’affluenza alle urne del 73,09 per cento, secondo i risultati preliminari di lunedì 26 febbraio, si sono concluse le elezioni amministrative e legislative in Bielorussia nella prima giornata elettorale unificata di domenica 25 febbraio.

Il presidente della Commissione elettorale centrale Igor Karpenko ha nominato i candidati vincitori in tutti i 110 distretti. Durante una conferenza stampa a Minsk, egli ha aggiunto che sono stati formati tutti i 1.284 consigli locali. In base alla costituzione aggiornata del Paese, infatti, i bielorussi sono stati chiamati a eleggere contemporaneamente i membri del Parlamento e dei consigli locali per i prossimi cinque anni.

Nonostante i risultati primari alle elezioni non riportino il nome di Alexander Lukashenko, in pratica, come nota Euronews, non c’è alcuna opposizione al presidente della Bielorussia, ma un unico partito al potere da trent’anni: l’esito del voto rafforza di conseguenza il regime del presidente al potere dal 1994.

Quel che fa discutere, dunque, è che a margine del voto il presidente bielorusso abbia annunciato la sua intenzione di ricandidarsi alle elezioni presidenziali del 2025. Lukashenko, 69 anni, ricordiamo, è uno dei più stretti alleati del presidente russo Vladimir Putin e ha permesso al Cremlino di usare il territorio del suo Paese per lanciare l’invasione su larga scala dell’Ucraina nel 2022.

Il Dipartimento di Stato americano ha così condannato quelle che ha definito le elezioni “farsa” di domenica in Bielorussia. “Le elezioni si sono svolte in un clima di paura in cui nessun processo elettorale può essere definito democratico”, ha dichiarato il portavoce del Dipartimento Matthew Miller in un comunicato. Il presidente della Commissione elettorale centrale bielorussa, ha risposto che non spetta agli Stati Uniti commentare le elezioni. “Non denunciamo le loro elezioni. Non rilasciamo dichiarazioni, anche se le loro elezioni presidenziali hanno sollevato un sacco di questioni che sono sotto gli occhi di tutti”, ha dichiarato Igor Karpenko.

Già la rielezione di Lukashenko per un sesto mandato nel 2020 aveva scatenato proteste senza precedenti da parte degli oppositori che sostenevano i voti fossero stati truccati in massa.  Il “dittatore” bielorusso ha tuttavia dichiarato ai giornalisti che il ruolo del Parlamento sarà rafforzato nel suo Paese.

Euractiv ha evidenziato inoltre che quest’anno, gli osservatori dell’OSCE non potranno partecipare e l’opposizione in esilio – guidata dalla probabile vincitrice delle elezioni presidenziali del 2020, Sviatlana Tsikhanouskaya – ha indetto un boicottaggio elettorale. Le autorità hanno inoltre cancellato tutti i partiti di opposizione e imprigionato almeno 1422 prigionieri politici – cinque dei quali sono morti in seguito.

A livello di Costituzione, l’Assemblea nazionale bielorussa conta pertanto pochissimo, poiché Lukashenko ha accentrato la maggior parte del potere nella presidenza. Dopo le elezioni di domenica, la legislatura diventerà subordinata a un nuovo organismo, l’Assemblea popolare bielorussa, che sarà guidata da un presidium. Qualsiasi voto espresso domenica non avrà pertanto un impatto reale sulla politica interna del Paese.

Lukashenko e altri funzionari bielorussi sono inoltre sottoposti a sanzioni dell’Ue, ma il regime è molto meno rigido di quello imposto alla Russia o al presidente Vladimir Putin. Mentre alcuni membri del governo di Lukashenko sono soggetti a sanzioni, altri, come il primo ministro Ramán Halóǔčanka, non lo sono.