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Ora anche Israele ipotizza una tregua per il Ramadan. Ecco il piano di Netanyahu

Ora anche Israele ipotizza una tregua per il Ramadan. Ecco il piano di Netanyahu

K metro 0 – Tel Aviv – Non c’è una data messa nero su bianco, ma c’è almeno una nuova proposta. Arrivare a una “tregua lunga” sui vari fronti di guerra nella Striscia di Gaza, in cambio della liberazione di un “numero rilevante” degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas, prima dell’inizio del Ramadan, il

K metro 0 – Tel Aviv – Non c’è una data messa nero su bianco, ma c’è almeno una nuova proposta. Arrivare a una “tregua lunga” sui vari fronti di guerra nella Striscia di Gaza, in cambio della liberazione di un “numero rilevante” degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas, prima dell’inizio del Ramadan, il mese sacro dell’Islam, che quest’anno comincerà intorno il 10 marzo. I giorni a disposizione per la trattativa, già avviata da emissari inviati a Parigi e al Cairo, non sono molti. Come non sono molte le speranze che si giunga davvero all’accordo. Ma in Israele, questa volta, c’è chi ci crede come abbiamo potuto sapere da fonti che vogliono rimanere anonime, ma che sono a conoscenza di quello che si muove nel gabinetto di guerra che affianca il governo israeliano dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre.

Questo filo di speranza nasce da un fatto nuovo: per la prima volta anche Benjamin Netanyahu ha sottoscritto la proposta – anzi, sarebbe stato proprio lui a presentarla – accogliendo l’insistenza dell’opposizione interna. Ma, soprattutto, quella che arriva da Washington. Da un Joe Biden che è letteralmente stufo dell’intransigenza fin qui dimostrata dal suo alleato. La proposta israeliana si può dividere in due grandi capitoli. Il primo riguarda l’immediato: il cessate il fuoco. Non la fine delle operazioni militari per debellare Hamas (che rimane l’obiettivo numero uno), ma una tregua. Anche lunga – c’è chi ipotizza tutti i 40 giorni del Ramadan – che consentirebbe sollievo e aiuti alla popolazione palestinese. Forse anche una meno convulsa evacuazione dei civili da Rafah.

Fin qui nulla di particolarmente nuovo: una tregua simile, sia pure più breve, c’è già stata con il primo scambio di ostaggi israeliani contro prigionieri palestinesi. Su questo capitolo la trattativa è sui numeri dello scambio e sui giorni del cessate il fuoco. E qualche segnale di ottimismo emerge anche dai negoziatori americani che partecipano agli incontri in corso con gli emissari di Israele, Egitto e Qatar. Su questo fronte la speranza è che Hamas voglia arrivare alla grande festa religiosa da protagonista, accettando uno scambio che, intanto, eviterebbe l’ingresso dell’esercito israeliano a Rafah. Ma le novità che potrebbero favorire una soluzione positiva, sono nella seconda parte della proposta israeliana. Netanyahu, certo, ripete che nel futuro di Gaza non ci potrà essere Hamas o, comunque, chi proclama la distruzione dello Stato ebraico come suo obiettivo fondamentale. Nella sua proposta, però, si parla anche di “prospettiva di potere locale” e, soprattutto, di Stato palestinese “quando sarà possibile”.

La formula dei “due popoli due Stati” non compare in termini espliciti. Ma il programma prevede che la guerra “continuerà fino alla distruzione di Hamas e il ritorno di tutti gli ostaggi”. Che Israele non metterà in mano a nessuno la sua sicurezza per un periodo transitorio “mantenendo libertà di operazioni per prevenire il ritorno del terrorismo”. E che il confine con l’Egitto sarà chiuso contro infiltrazioni di terroristi e armi con la creazione di una zona demilitarizzata. Poi, finalmente, comincerà il dopo guerra. Con “figure locali con esperienza amministrativa”, ovvero palestinesi, che dirigeranno la vita civile nella Striscia di Gaza. Ma “non dovranno identificarsi con Stati e organizzazioni che sostengono il terrorismo e non riceveranno soldi da queste entità”. Si accenna anche alla collaborazione con l’Arabia Saudita e gli Emirati nella ricostruzione. E, soprattutto, non si esclude la prospettiva di un’entità statale palestinese “quando sarà possibile”. Basterà per arrivare alla tregua del Ramadan?

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