K metro 0 – Gloucester- Mentre gli agricoltori protestano in tutta Europa e bloccano anche la via Nomentana a Roma, in Italia, la Bbc segnala un modello di agricoltura verticale di successo in Inghilterra. Per la precisione, nella contea del Gloucestershire, nel sud ovest del Paese. Quindici filari sono impilati uno sopra l’altro, arrivando fino
K metro 0 – Gloucester- Mentre gli agricoltori protestano in tutta Europa e bloccano anche la via Nomentana a Roma, in Italia, la Bbc segnala un modello di agricoltura verticale di successo in Inghilterra. Per la precisione, nella contea del Gloucestershire, nel sud ovest del Paese. Quindici filari sono impilati uno sopra l’altro, arrivando fino al tetto del vasto edificio. In tutto 14.500 metri quadrati di spazio per la coltivazione, dove l’aria è mantenuta a 27 gradi, con un’umidità del 75% circa.
Una fattoria verticale in grado di far crescere l’insalata a una velocità tre volte superiore rispetto all’agricoltura tradizionale all’aperto, grazie a un clima controllato e costante. Lattuga, basilico e altre erbe sono coltivate sotto luci speciali, in un’atmosfera calda e umida; il basilico cresce dal seme al raccolto in soli 18 giorni.
Sembra più un magazzino che un’azienda agricola. File di vassoi, tutti pieni di basilico, lattuga e foglie di insalata, giacciono sotto luci luminose e multicolori. Queste coltivazioni modello producono emissioni di carbonio molto più basse rispetto alle importazioni.
In effetti, l’agricoltura, oggi necessita di essere ripensata. Vero è, come scrive Il Mattino, che la nostra agricoltura produce il 46% di emissioni in meno della media Ue, che i nostri prodotti hanno meno residui di pesticidi di tutti e siamo primi per imprese agricole condotte da under 35. Le conseguenze ecologiche dell’agricoltura intensiva, tuttavia, sono gravi. Tra queste la deforestazione, desertificazione, utilizzo di pesticidi e fertilizzanti, inquinamento delle falde acquifere, piogge acide e conseguenti cambiamenti climatici. Insomma, il settore agricolo rappresenta ancora il 7% delle emissioni di gas serra e il 94% di ammoniaca a livello nazionale.
L’azienda agricola britannica consuma tuttavia molta energia, soprattutto per le luci LED che utilizzano uno spettro di colori calcolato in termini scientifici per stimolare la crescita. Tutta l’energia proviene però da fonti rinnovabili ed è gestita con cura. Imprese agricole di questo tipo sono protette dalle intemperie, non soffrono né di inondazioni né di siccità, e pochi parassiti riescono a penetrare la bio-sicurezza controllata del capannone di coltivazione. Ma si affidano a enormi quantità di elettricità e questo ha fatto crollare altre fattorie verticali nel Regno Unito.
Sono queste le maggiori criticità del vertical farming. E non solo, perché queste imprese agricole verticali nascono dalla riqualificazione di magazzini, strutture industriali, edifici già esistenti e richiedono grossi investimenti iniziali per produrre a km0 anche in assenza di suoli fertili o in siti con condizioni meteo estreme tutto l’anno. In definitiva, tanti sono i vantaggi delle “fabbriche di insalata”, tra cui, come scrive sempre la testata giornalistica, l’utilizzo più efficiente dello spazio e dell’acqua per l’irrigazione, riciclata e quindi riutilizzata più volte per la stessa coltura. Ma tanti anche gli aspetti cruciali. Eppure James Lloyd-Jones, fondatore e amministratore delegato di Jones Food Company, ce l’ha fatta nel Gloucestershire, vendendo le buste di insalata a 1,25 sterline, più o meno come i suoi concorrenti. Come? Mettendo a punto il controllo del clima per mantenere il consumo energetico il più basso possibile.
di Sandro Doria