K metro 0 – Beirut – Dal 2019 la lira libanese si è svalutata del 98% rispetto al dollaro e con essa gli stipendi, mentre l’inflazione ha superato il 250%. Le crisi si sovrappongono. Oltre a quella economica, quella bancaria. I risparmi precedenti al 2019 sono congelati e chi li aveva non può accedervi. Le
K metro 0 – Beirut – Dal 2019 la lira libanese si è svalutata del 98% rispetto al dollaro e con essa gli stipendi, mentre l’inflazione ha superato il 250%. Le crisi si sovrappongono. Oltre a quella economica, quella bancaria. I risparmi precedenti al 2019 sono congelati e chi li aveva non può accedervi. Le forniture sono limitate e i servizi pubblici sono sull’orlo del collasso. Molti professionisti, medici, insegnanti, farmacisti, ingegneri, stanno così cambiando settore o emigrando. Per molti il dilemma è restare o partire. La fuga dei cervelli è un problema in più per il futuro, anche se oggi le rimesse sono un pilastro del Paese: rappresentano il 40% del prodotto interno lordo. Questo, in sintesi, il quadro disarmante dell’ex “Svizzera” del Medio Oriente tracciato da Rtve.
Molte famiglie indigenti, inoltre, sono state costrette a lasciare i loro figli all’orfanotrofio, che d’altra parte ricevono sempre meno donazioni. “È stato molto difficile lasciare i miei figli, come vivere senza di loro? Ma sono sola, non mangiavamo da giorni… non avevo scelta”, racconta alla testata spagnola Leila (28 anni), mamma di cinque figli, nella sua casa precaria nel piccolo villaggio dove vive con il suo bambino di un anno nella provincia di Akkar, nel nord del Paese, una delle più povere. Gli altri figli sono nell’orfanotrofio Dar Al Aytam Al Islamiya e tornano a casa solo nei fine settimana. È uno delle decine di orfanotrofi presenti nel Paese. Questo è islamico; ce ne sono anche di cristiani.
Nel Paese ci sono decine di centri di questo tipo e i bambini arrivano in età sempre più giovane, dunque hanno necessità di maggiore attenzione. In molti casi anche di terapie e di psicologi. Si adattano poi quando hanno la possibilità di mangiare tre volte al giorno, avere il riscaldamento, un letto, vestiti, la televisione. Molti infanti sono ricoverati per malnutrizione o problemi alla pelle dovuti alla scarsa igiene.
Poi ci sono le spose bambine. In Libano, quando un ragazzo ha dodici anni, molti lo vedono già come un giovane uomo. “E lo stesso vale per le ragazze, che sono considerate già donne e quindi adatte al matrimonio”, afferma la direttrice di un centro, sottolineando che queste vedute a volte portano a divergenze con le famiglie. Per esempio, se vogliono far sposare una ragazza di 14 anni e noi difendiamo il suo diritto all’istruzione, la ragazza decide di continuare a studiare contro la volontà dei genitori. È complicato” conclude.
Poi ci sono i campi informali per rifugiati siriani. Dall’inizio della guerra nel Paese vicino, dieci anni fa, 1,2 milioni di persone si sono stabilite in Libano. In questa regione, a circa 30 chilometri dal confine, ce ne sono molti. Non mancano però grandi tensioni con la comunità locale. Qui la gente vive soprattutto di campagna, i salari sono scarsi e non garantiscono uno stipendio fisso. I libanesi, con un’economia strangolata, si lamentano che i forestieri lo fanno per meno soldi. Insomma, la crisi tocca tutto e tutti.