K metro 0 – New York – L’Organizzazione non governativa internazionale Human Rights Watch, ha pubblicato di recente il suo rapporto mondiale 2024 sui nuovi impegni che gli Stati membri dell’Unione europea hanno messo in atto o rinnovato per tutelare i diritti umani nel 2023. Ecco il bilancio di un anno su temi fondamentali come
K metro 0 – New York – L’Organizzazione non governativa internazionale Human Rights Watch, ha pubblicato di recente il suo rapporto mondiale 2024 sui nuovi impegni che gli Stati membri dell’Unione europea hanno messo in atto o rinnovato per tutelare i diritti umani nel 2023. Ecco il bilancio di un anno su temi fondamentali come migranti, discriminazione e tolleranza, povertà e disuguaglianza, Stato di diritto, politica estera.
Migranti. Visto l’aumento delle persone sbarcate in particolare via mare, l’UE e i suoi Stati membri han raddoppiato le misure repressive di dissuasione e le alleanze con i Paesi violenti, senza alcun riguardo per i diritti umani. Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), al 19 novembre oltre 240.800 persone sono arrivate irregolarmente alle frontiere meridionali UE, e almeno 2.594 sono morte o scomparse nel tentativo. Entrambe le cifre superano di gran lunga il totale dell’anno precedente, il 2022.
Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) ha stimato che ogni settimana, nella prima metà dell’anno, 11 bambini sono morti o dispersi nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale. I gravi naufragi avvenuti in Italia a febbraio e in Grecia a giugno hanno messo in rilievo le conseguenze mortali dell’approccio UE alla migrazione via mare.
A luglio il Parlamento europeo ha così chiesto una missione di ricerca e salvataggio “globale” da parte degli Stati membri e dell’agenzia di frontiera Frontex, misure per garantire lo sbarco solo in luoghi sicuri e una valutazione da parte della Commissione europea per verificare se le attività dei singoli Stati membri in relazione al salvataggio in mare siano conformi alla Carta dei diritti fondamentali e al diritto comunitario e internazionale. Bulgaria, Croazia, Polonia, Grecia, Ungheria, Lituania e Lettonia, hanno continuato a effettuare respingimenti illegali alle frontiere esterne, mentre Italia e Malta hanno agevolato le intercettazioni in mare e i rimpatri in Libia.
A settembre, la Commissione europea ha adottato un “piano in 10 punti per Lampedusa” dopo che l’isola italiana ha registrato un numero elevato di arrivi in un breve periodo di tempo, che ha sovraccaricato la sua capacità ormai sempre inadeguata. Oltre a ribadire politiche abusive e inefficaci, la Commissione ha dichiarato voler prendere in considerazione un ampliamento delle missioni navali nel Mediterraneo dopo che il primo ministro italiano ha chiesto un blocco navale contro le persone in movimento.
A settembre, 4,2 milioni di persone fuggite dall’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia godevano di una protezione temporanea nell’UE; i Paesi UE han deciso di estendere la protezione temporanea fino a marzo 2025. A luglio, il difensore civico europeo ha avviato un’indagine per verificare se Frontex rispetta i diritti durante le operazioni marittime congiunte e la sorveglianza aerea del Mar Mediterraneo. In una causa intentata da una famiglia siriana rimpatriata in Turchia dalla Grecia nel 2016 in un’operazione congiunta con Frontex, il Tribunale dell’UE ha stabilito a settembre che l’agenzia non può essere ritenuta responsabile dei danni perché solo gli Stati membri valutano le domande di asilo e prendono decisioni di allontanamento.
Discriminazione e intolleranza. Molti governi dell’UE non hanno compiuto abbastanza progressi per attuare in politiche nazionali il Piano d’azione della Commissione europea contro il razzismo 2020-2025. Esso richiede che gli Stati affrontino le iniquità e le disuguaglianze razziali strutturali e che rafforzino la protezione e la responsabilità delle vittime del razzismo. Il Parlamento europeo ha così invitato il Consiglio dell’UE ad adottare una nuova direttiva globale contro la discriminazione che estenda la protezione legale a livello europeo in tutti i suoi aspetti, compresi quelli legati al genere, alla razza o all’origine etnica, alla religione o alle convinzioni personali, alla disabilità, all’età e all’orientamento sessuale. I precedenti sforzi del Consiglio sono stati bloccati da alcuni Stati membri.
A giugno, il Consiglio dell’UE ha approvato l’adesione dell’Unione europea alla Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul), che richiede alle istituzioni continentali di sostenere standard completi di prevenzione, protezione e perseguimento nella legislazione e nelle politiche. Tutti gli Stati membri dell’UE hanno firmato la Convenzione, ma 6- Bulgaria, Cechia, Ungheria, Lettonia, Lituania e Slovacchia – devono ancora ratificarla e la Polonia ha minacciato di ritirarsi.
Povertà e disuguaglianza. I dati UE del giugno 2023 rilevano che 95,3 milioni di persone (21,6% della popolazione) erano “a rischio di povertà o esclusione sociale” nel 2022, condizioni che minacciavano i loro diritti. La causa principale del rischio di povertà è la disoccupazione. Secondo i dati UE, i tassi di povertà in Romania, Bulgaria, Grecia, Spagna e Lettonia hanno superato il 25%. Il rischio di povertà o esclusione sociale era un po’ più alto per le donne (22,7%) rispetto agli uomini (20,6%).
Nel 2023 l’inflazione è diminuita in tutto il blocco in relazione ai prodotti alimentari, all’energia e all’indice generale dei prezzi al consumo, attenuando l’impatto negativo sui diritti dei forti aumenti dei prezzi nel 2022. Tuttavia, alcuni Paesi hanno continuato a registrare tassi di inflazione elevati. L’inflazione dei prezzi al consumo a giugno 2023 in Ungheria (19,9%) era più di tre volte superiore alla media dell’UE (6,4%). Molti Paesi dell’UE hanno continuato a stanziare aiuti finanziari a famiglie e imprese per far fronte ai costi di elettricità e gas.
A settembre, FEANTSA e la Fondazione Abbé Pierre, due organizzazioni contro il fenomeno dei senzatetto, hanno stimato che circa 895.000 persone sono senza dimora in Europa. L’indagine comprendeva la maggior parte degli Stati dell’UE e il Regno Unito.
Austria e Lettonia non hanno ancora rispettato la scadenza del marzo 2022 per presentare un piano d’azione nazionale sull’attuazione della Garanzia europea per l’infanzia. La misura prevede che gli Stati garantiscano l’accesso gratuito all’istruzione e all’assistenza della prima infanzia, all’istruzione gratuita con un pasto sano gratuito ogni giorno di scuola, all’assistenza sanitaria e all’alloggio per tutti i bambini che si trovano ad affrontare l’esclusione sociale o altri svantaggi.
Stato di diritto. Due Stati membri dell’UE, l’Ungheria e la Polonia, continuano ad essere nel mirino ai sensi dell’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea (Tue) a causa del persistente disprezzo dei loro governi per i valori democratici e dei diritti umani su cui è fondata l’Unione europea. Malgrado questo, il 13 dicembre la Commissione europea ha concluso che l’Ungheria ha soddisfatto i parametri di riferimento legati all’indipendenza giudiziaria e ha annunciato lo scongelamento di 10 miliardi di euro di fondi di coesione dell’UE. La Commissione ha però mantenuto il congelamento di 21 miliardi di euro di altri fondi legati alle continue violazioni dei principi dello Stato di diritto in Ungheria.
Né l’Ungheria né la Polonia hanno pertanto ricevuto i fondi di recupero COVID-19 dell’UE a causa del mancato rispetto dei parametri fondamentali. In Polonia, questi si riferiscono al sistema giudiziario, mentre in Ungheria alla corruzione, all’indipendenza giudiziaria e alla trasparenza del processo decisionale. A giugno, la Commissione ha avviato una procedura di infrazione contro la Polonia per la sua nuova legge contro l'”influenza russa”, che potrebbe portare all’interdizione dei membri dei partiti di opposizione dalle cariche pubbliche. La relazione sullo Stato di diritto 2023 della Commissione europea e le raccomandazioni specifiche per Paese nell’ambito del semestre europeo 2023 hanno criticato il continuo ricorso dell’Ungheria ai poteri di emergenza e sollevato preoccupazioni sull’indipendenza della magistratura in Polonia.
Il rapporto sullo Stato di diritto ha evidenziato che la concentrazione della proprietà dei media rimane un “rischio elevato” in tutta l’UE, mentre i livelli di indipendenza politica dei media sono rimasti invariati a “rischio medio”. Il rapporto ha posto il pluralismo dei media ad “alto rischio” in cinque Stati membri in particolare – Croazia, Cipro, Grecia, Slovenia e Malta – e a “rischio molto alto” in Bulgaria, Polonia, Romania e Ungheria. Ha inoltre rilevato che la società civile e i difensori dei diritti umani si trovano ad affrontare sfide crescenti legate al restringimento dello spazio civico e ha puntato il dito su Grecia, Spagna, Italia, Francia, Ungheria e Polonia.
L’uso di spyware contro giornalisti, avvocati, politici e altri in Grecia, Ungheria, Spagna e Polonia continua inoltre a destare preoccupazione. In una risoluzione di giugno, il Parlamento europeo ha invitato il Consiglio, la Commissione e i singoli Stati membri ad attuare riforme per frenare le esportazioni di spyware e a indagare sui casi di abuso. Sono poi in corso i negoziati su una bozza di legge dell’UE sull’intelligenza artificiale (AI) nel tentativo di regolamentare l’AI e la relativa tecnologia in tutti gli Stati membri. La bozza include disposizioni che minacciano i diritti umani, anche attraverso esenzioni per le protezioni sull’uso dell’IA nelle forze dell’ordine e nei contesti di migrazione e asilo.
Politica estera. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è rimasta la priorità assoluta dell’UE, che ha fornito all’Ucraina un’assistenza finanziaria e umanitaria senza precedenti e ha sostenuto iniziative per la ricostruzione del Paese. L’Unione ha sostenuto sforzi senza precedenti per la responsabilizzazione, anche nelle sedi internazionali, e ha rinnovato e esteso le sanzioni per i crimini commessi in Ucraina. Il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha pure facilitato i colloqui tra Armenia e Azerbaigian sulla situazione nel Nagorno-Karabakh fino alla presa di potere militare da parte dell’Azerbaigian del 19 settembre, che ha portato a uno spopolamento quasi completo dell’etnia armena dalla regione.
L’UE o i suoi Stati membri hanno guidato in modo encomiabile diverse risoluzioni al Consiglio dei diritti umani e all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tra cui quelle su Corea del Nord, Russia, Bielorussia, Myanmar, Eritrea, Burundi e Afghanistan, e hanno sostenuto altre iniziative tematiche e specifiche per paese.
La maggior parte dei governi e dei commissari dell’UE non ha d’altra parte riconosciuto, né tantomeno affrontato, i crimini di apartheid e persecuzione delle autorità israeliane contro i palestinesi. La risposta dell’UE alle ostilità in Israele e Palestina, iniziate a ottobre, ha messo in luce pregiudizi e divisioni all’interno del blocco. La Presidente della Commissione Ursula von der Leyen e altri funzionari hanno condannato gli atroci attacchi mortali di Hamas contro i civili in Israele, ma non il taglio dei servizi di base e degli aiuti ai civili di Gaza da parte di Israele, e hanno mostrato scarsa considerazione per la perdita di vite palestinesi nel corso degli incessanti bombardamenti di Israele su Gaza.
A maggio, l’UE ha adottato il Regolamento sui prodotti privi di deforestazione, che impone alle aziende registrate negli Stati membri dell’UE di garantire che sette prodotti agricoli che importano o esportano non siano stati prodotti su terreni deforestati dopo il 31 dicembre 2020 e che la produzione sia conforme a standard fondamentali in materia di diritti umani e del lavoro.
Sebbene le divisioni tra gli Stati persistano, l’UE sembra determinata a perseguire un approccio di “de-risking” nei confronti della Cina, riducendo la dipendenza dalla catena di approvvigionamento critica e rafforzando i legami commerciali con altri partner della regione. Le dichiarazioni dell’UE sulla Cina al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite sono rimaste forti, ma l’UE non ha intrapreso ulteriori passi, come ad esempio guidare gli sforzi in questo Consiglio verso la responsabilità per i crimini contro l’umanità nello Xinjiang e le gravi violazioni altrove o espandere l’uso del regime di sanzioni dell’UE per i diritti umani.
In seguito alle accuse di corruzione che hanno coinvolto alcuni dei suoi membri, il Parlamento europeo ha poi adottato nuove regole volte a preservare la sua integrità e trasparenza. Alcuni gruppi politici hanno colto l’occasione per mettere in discussione l’integrità di tutte le Ong e hanno cercato di bloccare il lavoro del Parlamento sui diritti umani. Tuttavia, il Parlamento ha continuato a svolgere un ruolo importante nella promozione dei diritti umani, contestando, tra l’altro, l’accordo della Commissione europea con la Tunisia, adottando risoluzioni su situazioni preoccupanti in materia di diritti umani in tutto il mondo, dando voce alle questioni relative ai diritti umani durante le visite ai Paesi e adottando posizioni negoziali di principio su importanti leggi. Il Parlamento europeo ha assegnato infine il Premio Sakharov 2023 per la libertà di pensiero a Jina Mahsa Amini e al Movimento Donna, Vita, Libertà in Iran.