K metro 0 – Budapest – Dall’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022, il presidente ungherese Viktor Orbán si è sempre contraddistinto per l’astio nei confronti di qualsiasi iniziativa contro Mosca, dall’allargamento della Nato alla possibilità di integrare l’Ucraina nelle strutture occidentali. Dopo l’approvazione da parte del Parlamento turco della candidatura della Svezia all’Alleanza Atlantica la scorsa
K metro 0 – Budapest – Dall’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022, il presidente ungherese Viktor Orbán si è sempre contraddistinto per l’astio nei confronti di qualsiasi iniziativa contro Mosca, dall’allargamento della Nato alla possibilità di integrare l’Ucraina nelle strutture occidentali.
Dopo l’approvazione da parte del Parlamento turco della candidatura della Svezia all’Alleanza Atlantica la scorsa settimana, l’Ungheria è diventata l’ultimo Stato membro ad approvare la richiesta di Stoccolma. Insomma, a ogni battuta d’arresto dell’Ungheria, l’ombra russa è in agguato.
“Ciò che definisce la politica ungherese è che l’Ungheria non è più una democrazia”, dichiara a Rtve Luis García Prado, editore con sede in Ungheria dal 2016 e autore di due libri sulla politica di Orbán. “Essa mantiene la facciata delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto, ma è praticamente un partito unico penetrato in tutte le sfere della vita pubblica”.
Secondo Daniel Hegedüs, senior fellow del German Marshall Fund of the United States,”l’obiettivo di Orbán è di tenere il regime illiberale e sempre più autoritario dell’Ungheria al riparo dagli interventi esterni dell’Ue che criticano il background democratico dell’Ungheria”, In questo modo, le mosse euroscettiche di Orbán potrebbero essere un modo per influenzare i negoziati con l’Ue. “Il sostegno all’Ucraina è una questione strategica per l’Europa”, rivela Hegedüs, “e sfruttare le opportunità di blocco in questo campo fornisce a Orbán un’enorme leva”.
Il prossimo luglio, fino al dicembre 2024, l’Ungheria avrà la presidenza del Consiglio dell’Ue. Tuttavia, nel giugno 2023 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che invita il Consiglio a trovare un’alternativa, anche impedendo a Budapest di assumere la carica.
E poi c’è la spinosa questione ucraina. Mentre gli altri leader europei posano con il presidente ucraino Volodymir Zelenski, il leader ungherese guarda dall’altra parte. Di recente, l’Ucraina ha confermato che sta lavorando con l’Ungheria per organizzare un incontro tra Orbán e Zelenski nei prossimi giorni, ma il politologo ucraino e professore associato presso la Central European University di Vienna Anton Shekhovtsov non è ottimista: “Il punto è che Orbán ha proclamato che aiutare l’Ucraina equivale a portare la guerra nel suo Paese”. Nelle elezioni del 2022 ha difatti indicato Zelenski come “nemico da battere” e Zelenski ha fatto lo stesso dicendo che Orbán era poco più di un dittatore”.
Frank Furedi, direttore del Mathias Corvinus Collegium di Bruxelles, molto vicino al regime di Budapest, aggiunge che “l’Ungheria ha bisogno di avere buone relazioni con l’Ucraina, perché essa è enorme, l’Ungheria è piccola e le due nazioni sono vicine. Orbán lo sa e farà il possibile per ridurre al minimo ogni ulteriore conflitto”.
Con una tattica senza precedenti, ricordiamo che lo scorso dicembre Viktor Orbán ha abbandonato a sorpresa il vertice dell’Ue che doveva votare sull’ammissione dell’Ucraina e della Moldavia come candidati all’Ue, permettendo loro di passare. Questo gesto non gli ha impedito di porre poi il veto all’ultimo pacchetto di aiuti economici dell’Ue per l’Ucraina, criticando il fatto che i soldi dei contribuenti ungheresi non dovrebbero andare contro i suoi interessi. Ma questi interessi hanno un nome e un cognome ben precisi: la Federazione Russa.
Per Mosca, Budapest è un attore importante nel contesto dell’Ue grazie alla sua capacità di porre il veto su alcune proposte. Per l’Ungheria, le sue relazioni di fornitura di gas sono molto vantaggiose, poiché prima dell’invasione dell’Ucraina era seconda solo alla Germania nella sua dipendenza dal carburante russo.
“Quello che Orbán è riuscito a fare è mantenere i prezzi dell’elettricità in Ungheria molto bassi, quindi sente di essere in debito con la Russia”, afferma Shekhovtsov. “C’è anche l’indubbia somiglianza con Putin: entrambi hanno sistemi illiberali che hanno molte analogie con il resto d’Europa”, spiega.
Tuttavia, l’Ungheria è membro della Nato e quindi il quadro di riferimento della sua politica estera dovrebbe essere determinato dalla sua appartenenza all’organizzazione, oltre che all’Ue. Ma questa appartenenza non sembra limitare le mosse chiaramente filorusse di Orbán.
“L’Ungheria è molto dipendente dal petrolio e dal gas russo e vuole continuare a esserlo”, afferma Luis García. “Nel frattempo, altri Paesi della regione, alcuni dei quali molto più filorussi dell’Ungheria, come la Slovacchia, hanno iniziato a diversificare perché la Russia è diventata un fornitore inaffidabile”.
Il valore che la Russia attribuisce all’Ungheria è il vantaggio di costruire una posizione geograficamente più estesa, ma questo non la rende né bielorussa né uno Stato fantoccio di Mosca. Per Frank Furedi, non c’è spazio per le speculazioni: “Non c’è un amore speciale tra i due (Putin e Orbán”. È solo che, su questi temi, sembrano semplicemente essere d’accordo. L’Ungheria segue, dunque, i suoi interessi nazionali.