K metro 0 – Suez – A partire da metà dicembre 2023, l’Unione europea ha deciso di lanciare una missione navale per proteggere le navi mercantili dagli attacchi dei ribelli houthisti al largo delle coste dello Yemen, nel Mar Rosso, attraverso il quale passa il 70% delle importazioni europee dall’Asia. L’iniziativa sarebbe complementare all’operazione “Guardian
K metro 0 – Suez – A partire da metà dicembre 2023, l’Unione europea ha deciso di lanciare una missione navale per proteggere le navi mercantili dagli attacchi dei ribelli houthisti al largo delle coste dello Yemen, nel Mar Rosso, attraverso il quale passa il 70% delle importazioni europee dall’Asia. L’iniziativa sarebbe complementare all’operazione “Guardian of Prosperity”, una coalizione anti-Houthist creata dagli Stati Uniti.
Le forze americane e britanniche hanno difatti preso di mira ripetutamente installazioni militari appartenenti alle forze Houthi sostenute dall’Iran. Venerdì 19 gennaio, gli Stati Uniti hanno di nuovo effettuato attacchi contro “un missile antinave Houthi che era puntato sul Golfo di Aden e pronto per essere lanciato”, ha dichiarato il comando militare statunitense in Medio Oriente (Centcom) in un comunicato.
Gli europei sono più che mai determinati a difendere la libertà di movimento, essendo il Mar Rosso una delle rotte più rapide per raggiungere l’Europa dall’Asia, ma L’Ue ha impiegato molto tempo per trovare un compromesso, commenta Le Monde.
A dicembre, l’idea era di espandere una missione militare navale europea esistente, Atalanta, che combatte la pirateria nel Mar Rosso e nell’Oceano Indiano”, ricorda un diplomatico europeo. Ma la Spagna, che la guida, ha bloccato il progetto”. Sostenitore del primo ministro Pedro Sanchez, il partito di sinistra radicale Sumar si è schierato per evitare qualsiasi partecipazione che possa essere percepita come filo-israeliana.
“Abbiamo quindi dovuto trovare un’altra soluzione”, spiega Bruxelles. I francesi hanno proposto di battere la bandiera europea per un’altra missione in corso, Agenor, al largo dello Stretto di Hormuz. È la soluzione a cui stiamo lavorando”. Dal febbraio 2020, una quarantina di navi di dieci Paesi europei (Francia, Belgio, Danimarca, Grecia, Italia, Paesi Bassi, ecc.) si alternano per pattugliare l’area e contribuire a stabilizzarla, dopo gli attacchi a navi, in particolare petroliere, attribuiti all’Iran nel corso del 2019. L’operazione è stata istituita per garantire il rispetto del diritto marittimo internazionale.
Il personale dell’Ue sta dunque discutendo i dettagli e l’organizzazione pratica della missione. Anche se la missione dovrebbe essere legalmente istituita a febbraio, “speriamo di poter accelerare i tempi”, afferma la capitale europea. Il Belgio ha già annunciato l’invio di una fregata, mentre una nave tedesca potrebbe presto essere presente nel Mar Rosso insieme alle navi francesi e italiane già presenti. “Un mandato specifico deve essere votato dal Bundestag, ma non dovrebbe essere un problema”, assicurano diverse fonti.
Mentre si intensificano gli assalti degli Houthi, le compagnie cominciano a dirottare i carichi verso altre tratte, quali sono le alternative al canale di Suez? In teoria due: la principale è quella di passare attraverso il Capo di Buona Speranza, quindi circumnavigando l’Africa. E questa è la tratta preferibile per l’Europa. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, invece, l’alternativa migliore sarebbe il canale di Panama ma quest’ultimo ad oggi sta soffrendo di una serie di restrizioni alla navigazione dovute alla siccità. Tale tragitto, per le rotte che collegano la Cina e la costa orientale degli Stati Uniti, veniva utilizzata in modo preponderante in passato, ma oggi non è più il percorso prioritario. Proprio perché Panama è diventata meno importante per gli Usa, gli americani a partire dallo scorso anno – per tutti i porti della costa orientale – hanno iniziato ad utilizzare sempre di più il Canale di Suez. Questo è anche il motivo per cui si stanno impegnando così tanto, anche a livello militare, per mantenere la rotta attiva, perché per la costa orientale è diventata particolarmente importante.
La logistica internazionale sta vivendo un momento di grande stress e tensione. Lo stretto di Bab el-Mandeb, che conduce al Mar Rosso e da là al canale di Suez, è praticamente inaccessibile a causa degli attacchi degli Houthi alle navi porta-container. Agli spedizionieri che non vogliono correre il rischio di navigare in quelle cattive acque non rimane che circumnavigare il capo di Buona Speranza, rinunciando alla via più breve tra Asia ed Europa che in tempi normali gestisce il 15 per cento di tutto il traffico merci marittimo. Ma anche la seconda linea di navigazione artificiale più trafficata al mondo – il canale di Panama, in America centrale – è dunque bloccata, o quasi. Dallo scorso novembre il volume del commercio passante per questa strettoia tra gli oceani Atlantico e Pacifico è diminuito del 30 per cento, ha scritto l’Economist. Non c’entrano i missili e i droni, stavolta, ma la siccità.