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Francia: legge immigrazione, Macron alla ricerca di un’uscita dalla crisi

K metro 0 – Parigi – Il presidente francese Emmanuel Macron spera di voltare pagina al più presto, nel contesto della crisi politica che si è aperta a causa della legge sull’immigrazione recentemente approvata dal Parlamento. Il testo è passato grazie ai voti dei Repubblicani e del Rassemblement National di Marine Le Pen, e proprio

K metro 0 – Parigi – Il presidente francese Emmanuel Macron spera di voltare pagina al più presto, nel contesto della crisi politica che si è aperta a causa della legge sull’immigrazione recentemente approvata dal Parlamento. Il testo è passato grazie ai voti dei Repubblicani e del Rassemblement National di Marine Le Pen, e proprio il sostegno di quest’ultima al disegno di legge ha provocato una serie di attacchi al governo e al capo dello Stato. Macron aveva infatti vinto le elezioni presidenziali del 2017 e poi quelle del 2022 con la promessa di assicurare uno “sbarramento” alla minaccia incarnata dall’estrema destra, ma ora sono in molti a criticare il titolare dell’Eliseo accusandolo di essersi troppo avvicinato alle idee della sua rivale.

Dopo che l’Assemblea nazionale ha bocciato la proposta presentata da ministro dell’Interno Gerald Darmanin, il governo ha deciso di sottoporre il testo alla Commissione mista paritaria del Parlamento, composta da sette senatori e sette deputati di diversi orientamenti politici che hanno lavorato per cercare di trovare un compromesso sul progetto. Dai lavori è emersa una bozza molto più dura rispetto a quella originale, approvata prima dal Senato e poi dall’Assemblea nazionale, dove il presidente Macron ha solamente una maggioranza relativa. Tra le misure contenute nel progetto, ci sono quelle che danno maggiori poteri ai prefetti per il rilascio dei permessi di soggiorno. La legge prevede anche quote decise dal Parlamento per stabilire un tetto massimo al numero di immigrati che entreranno in Francia “per i prossimi tre anni”, oltre alla possibilità di togliere la nazionalità a chi ne ha due ed è stato condannato per omicidio di un agente, il ripristino del reato di soggiorno irregolare e un inasprimento delle condizioni per il ricongiungimento familiare.

Si tratta di una serie di punti che secondo molti osservatori somigliano al programma del Rassemblement National. In un’intervista rilasciata la sera del 21 dicembre all’emittente televisiva “France 5”, Macron ha respinto le accuse, sostenendo che la legge “non tradisce” i “valori” della Repubblica francese, pur riconoscendo alcuni limiti. Anche la premier Elisabeth Borne ha dichiarato che alcuni passaggi sono “probabilmente anticostituzionali”. Per questo il capo dello Stato prima di promulgarla ha deciso di inviarla al Consiglio costituzionale, che dovrebbe dare il suo responso a gennaio. Una mossa decisa per opportunismo, secondo le opposizioni di sinistra. “Il Consiglio costituzionale non è una lavatrice di coscienze”, ha dichiarato il segretario del Partito socialista, Olivier Faure, mentre il costituzionalista Jean-Philippe Derosier, vicino alla sinistra, ha spiegato che l’organo in questo modo è stato “strumentalizzato”. Molti parlamentari della maggioranza hanno votato contro o si sono astenuti, mentre il ministro della Salute Aurelien Rousseau ha dato subito le dimissioni lasciando l’incarico ad Agnes Firmin-Le Bodo (attualmente sotto inchiesta per dei regali non dichiarati ricevuti dal gruppo farmaceutico Urgo). Anche la ministra dell’Insegnamento superiore, Sylvie Retailleau, ha presentato le dimissioni, che sono però state rifiutate, mentre fonti citate dai media parlano di forti malumori da parte del ministro dei Trasporti Clement Beaune. Una fronda che il capo dello Stato sarebbe comunque riuscito a contenere, almeno per il momento.

Le proteste, però, arrivano da più fronti. I presidenti di 32 dipartimenti, tutti di sinistra, hanno annunciato che non applicheranno alcuni provvedimenti contenuti nella riforma. La segretaria del sindacato della Confederazione generale del lavoro (Cgt), Sophie Binet, ha lanciato un appello alla “disobbedienza civile” contro la legge. La Conferenza dei vescovi di Francia ha chiesto di “non trattare i migranti come dei delinquenti”, mentre molti rettori di importanti università hanno espresso pareri contrari alla misura che impone il pagamento di una cauzione agli studenti stranieri che si recano a studiare in Francia Da un sondaggio per il quotidiano “Le Figaro”, emerge tuttavia che il 50 per cento dei francesi si dice “soddisfatto” della legge, il 34 per cento “insoddisfatto” e il 26 per cento afferma di ignorarne i contenuti. Un segnale a Macron che le misure in questione potrebbero pagare in termini elettorali, ma rischiando di sovrapporre l’agenda a quella dei sovranisti, con il rischio di perdere voti al centro.

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