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Jeddah, il business del cinema saudita corre verso il miliardo di dollari

Jeddah, il business del cinema saudita corre verso il miliardo di dollari

K metro 0 – Jeddah – I numeri del Festival del cinema in corso a Jeddah, sul Mar Rosso, sono sorprendenti. Soprattutto se si tiene conto che la rassegna è arrivata soltanto alla sua terza edizione. I film in cartellone sono 130, arrivano da 77 Paesi e sono parlati in oltre 47 lingue, tutte sottotitolate,

K metro 0 – Jeddah – I numeri del Festival del cinema in corso a Jeddah, sul Mar Rosso, sono sorprendenti. Soprattutto se si tiene conto che la rassegna è arrivata soltanto alla sua terza edizione. I film in cartellone sono 130, arrivano da 77 Paesi e sono parlati in oltre 47 lingue, tutte sottotitolate, naturalmente. Trentacinque sono le prime mondiali e 20 le prime arabe. Nella sezione “Festival Favorites” c’è anche l’italiano “Adagio” del regista Stefano Sollima con Pierfrancesco Savino, Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Adriano Giannini e Silvia Salvatori. Ma i numeri ancora più sorprendenti sono quelli del business che l’Arabia Saudita è riuscita a costruire attorno al cinema in soli cinque anni dalla revoca della chiusura delle sale cinematografiche che era durata 35 anni e che aveva inevitabilmente congelato tutto un settore artistico ed economico che adesso è in vorticoso sviluppo.

In questa rinascita il Festival di Jeddah fa tatto la sua parte. Jomana Al Rashid, presidente della fondazione del “Red Sea International Film Festival”, ha detto che dal suo lancio nel 2021 il fondo ha sostenuto la realizzazione di oltre 250 film e di questi ben otto sono entrati nella selezione ufficiale di Cannes di quest’anno. “Il botteghino cinematografico saudita è raddoppiato in un anno e raggiungerà la soglia del miliardo di dollari entro il 2030”, ha detto Jomana Al Rashid. Anche l’amministratore delegato del RSIFF, il produttore e regista Mohammed Al Turki, ha sottolineato che “l’industria cinematografica saudita sta diventando una “forza riconoscibile con il botteghino più grande del Medio Oriente ed è al centro di un movimento culturale innovativo rispetto al tradizionale cinema arabo”. Nessuno vuole usare il termine “rivoluzione”, ma è evidente che quanto sta accadendo nel mondo del cinema è legato a filo doppio al movimento di modernizzazione del Paese che trova la sua carta fondamentale nella “Vision 2030” lanciata dal principe ereditario del regno saudita, Mohammed Bin Salman, che investe tutti i settori: dallo sviluppo dell’energia sostenibile – che potrebbe apparire una contraddizione nei piani del maggiore produttore di petrolio – alla realizzazione di città del futuro e di isole artificiali, fino all’ingresso in grande stile nel mondo del circo mondiale del calcio, della Formula 1 e dell’America’s Cup di vela.

Il capitolo cinema non poteva rimanere indietro. Così, oltre al Festival di Jeddah (che si concluderà il 9 dicembre), sono nati due centri di produzione di film aperti, ovviamente, ai registi sauditi, ma anche alle major internazionali. Il più grande è nell’area di Neom dove è già in costruzione “The Line”, la città del futuro lunga 170 chilometri incastrata tra pareti a specchio che, dal Mar Rosso (dove sarà costruita anche l’isola artificiale Sindala destinata ad essere la nuova perla della costa) arriverà alla regione montuosa di Trojena (già candidata a ospitare i Giochi Asiatici invernali del 2029). I centri di produzione cinematografica di Neom sono già realizzati e in attività. Adesso negli studios si sta girando “Exceptional” una serie di ben 200 episodi che arriverà presto in tv. Ma i progetti sono decine. Una delle ragioni di tanto successo è che il Fondo per il cinema saudita – appena rifinanziato con 100 milioni di dollari – offre il rimborso del 40 per cento delle spese di produzione a chi sceglie Neom come set per i suoi film o per le sue serie tv. L’altro centro di produzione è più a Nord, nella regione di AlUla, dove ci sono le vestigia della civiltà dei Nabatei: tombe scavate nelle rocce rosse che si stagliano nel deserto con la tecnica usata nella più famosa Petra, in Giordania, abitata allora dalle stesse popolazioni.

Baz Luhrmann, scrittore e regista di fama mondiale – che tra i suoi film conta “Moulin Rouge” e adesso “Elvis”, appena uscito sulla vita di Elvis Presley – è il presidente della giuria del Festival di Jeddah. E ha raccontato che, quando sei mesi fa gli fu offerta questa occasione, volle prima fare una visita in Arabia Saudita per conoscere la nuova realtà del cinema. “Da bambino, nel paese di campagna australiano dove sono nato – ha detto Luhrmann – sono rimasto ipnotizzato dai potenti paesaggi storici e fisici del film su Lawrence d’Arabia. Da allora ho avuto una passione costante per il mondo arabo. Ma dopo avere visitato l’Arabia Saudita mi sono sentito davvero ispirato dagli straordinari giovani talenti cinematografici che stanno emergendo qui e dal modo in cui si stanno imponendo all’attenzione della comunità artistica mondiale. E di come stanno partecipando con entusiasmo al cambiamento che sta avvenendo, anche grazie al cinema, nel Paese e nella regione araba”. Un buon augurio per il futuro che oggi, purtroppo, è avvolto dal fumo nero dei combattimenti a Gaza che a Jeddah tutti cercano di esorcizzare tra passerelle sul red carpet del Festival, applausi e sorrisi.

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