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Russia: ritiro (definitivo) dal trattato sulle armi convenzionali in Europa

Russia: ritiro (definitivo) dal trattato sulle armi convenzionali in Europa

K metro 0 – Mosca – Annunciata lo scorso maggio da Vladimir Putin, la decisione della Russia di ritirarsi dal trattato che limita gli arsenali convenzionali in Europa, è entrata ufficialmente in vigore martedì. Firmato nel 1990, un anno dopo la caduta del Muro di Berlino, quando l’Unione Sovietica disponeva dei maggiori arsenali convenzionali, il

K metro 0 – Mosca – Annunciata lo scorso maggio da Vladimir Putin, la decisione della Russia di ritirarsi dal trattato che limita gli arsenali convenzionali in Europa, è entrata ufficialmente in vigore martedì.

Firmato nel 1990, un anno dopo la caduta del Muro di Berlino, quando l’Unione Sovietica disponeva dei maggiori arsenali convenzionali, il CFE (Traty on Conventional Armed Forces in Europe)  fissa limiti verificabili ai vari tipi di armi convenzionali ed equipaggiamenti militari sul Continente.

“Il trattato CFE è stato concluso alla fine della guerra fredda quando sembrava possibile la formazione di una nuova architettura di sicurezza globale ed europea basata sulla cooperazione e sono stati fatti i tentativi appropriati”, ha affermato il ministero degli Esteri russo in una nota.

Siglato a Parigi il 19 novembre 1990 dai 22 paesi membri della NATO e dai paesi membri dell’ex-Patto di Varsavia  stabiliva un accordo di sostanziale equilibrio fra armi convenzionali e armamenti tra paesi dell’est e paesi dell’ovest europeo.

Dopo che la Russia ha annunciato l’intenzione di uscire dal Trattato lo scorso maggio (da cui aveva avviato il processo di ritiro già nel 2015), i paesi NATO avevano condannato la decisione, affermando che avrebbe minato la sicurezza euro-atlantica. E martedì hanno annunciato di sospendere, per tutto il tempo necessario la loro partecipazione al Trattato.

Una decisione uguale e contraria, entrata in vigore lo stesso giorno. Con motivazioni diverse. Mosca ha motivato il ritiro del CFE, accusando gli Stati Uniti di minare l’assetto  della sicurezza in Europa attraverso l’espansione della NATO. Mentre gli Stati aderenti al Patto Atlantico condannano la decisione russa, sottolineando che l’aggressione di Mosca all’Ucraina è contraria agli obiettivi dello stesso Trattato.

Se lo scopo del Trattato era limitare armamenti  quali carri armati, veicoli corazzati e pezzi di artiglieria, così come aerei da guerra ed elicotteri da attacco, col tempo però il CFE ha cambiato faccia. Secondo Mosca  i paesi della NATO non hanno ratificato una versione adattata di questo documento, continuando ad aderire alle disposizioni del 1990, che contengono le norme sulle armi convenzionali basate sull’equilibrio tra la NATO e il Patto di Varsavia (che non esiste più). Di conseguenza, la Russia è stata costretta ad annunciare (nel 2007) una moratoria sull’attuazione dei termini dell’accordo, seguita dalla sospensione della partecipazione alle riunioni del Gruppo consultivo congiunto sul CFE nel 2015. Con l’uscita dal Trattato la Russia potrebbe non subire più la pressione che ha rallentato il ritmo di produzione militare. Ma secondo gli osservatori internazionali, la decisione  presa aumenterà il rischio di escalation nucleare.

Sullo sfondo infatti non c’è solo l’uscita dal Trattato sulle armi convenzionali in Europa, ma anche la sospensione unilaterale del Trattato New Start fra Russia e Stati Uniti  per la riduzione delle armi nucleari. Il Trattato era stato rinnovato a febbraio 2021 per ulteriori 5 anni, ma la sua sospensione decretata da Putin con una legge firmata il 21 febbraio 2023 potrebbe anticipare l’eliminazione dell’ultimo baluardo degli accordi di disarmo nucleari sanciti con la fine della Guerra Fredda. 

Il New Start è l’unico accordo di controllo degli armamenti ancora in vigore  tra Russia e Usa. Limita gli arsenali nucleari di  entrambi i paesi a 800 sistemi di lancio e 1550 teste operative ciascuno. Stabilisce inoltre che Mosca e Washington possono scambiarsi informazioni suoi loro arsenali strategici e organizzare visite di verifica ogni anno.

La “nuova architettura di sicurezza globale ed europea basata sulla cooperazione” dopo la fine della guerra fredda scricchiola sinistramente. E dopo la sospensione del New Start, che scade nel 2026, Putin ha firmato (il 2 novembre 2023)  il decreto di uscita della Russia dal  Trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari (Ctbt) firmato nel 1996.

All’inizio di ottobre, Putin aveva annunciato la volontà di fare un passo indietro rispetto alla ratifica di questo accordo in risposta agli Stati Uniti che non lo hanno mai ratificato. “Non posso dire ora se riprenderemo i test”, ha detto Vladimir Putin, commentando lo sviluppo di progetti su nuovi missili  in grado di trasportare testate nucleari. Dall’inizio del conflitto in Ucraina, il presidente russo ha cominciato a parlare di armi nucleari, dispiegando diverse testate in Bielorussia.

Alla fine di ottobre, la Russia ha anche testato dei missili balistici. La dottrina nucleare russa prevede l’uso “strettamente difensivo” delle armi nucleari in caso di attacco alla Russia con armi di distruzione di massa o in caso di aggressione con armi convenzionali “che minacciano l’esistenza stessa dello Stato”.

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