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L’Ungheria vieta ai minori la visita del World Press Photo per la presenza di immagini Lgbtq+

L’Ungheria vieta ai minori la visita del World Press Photo per la presenza di immagini Lgbtq+

K metro 0 – Budapest – Il primo ministro ungherese Viktor Orbán fa di nuovo infuriare l’Unione europea. Ai minori di 18 anni, anche con il consenso dei genitori, ha difatti impedito di visitare la mostra World Press Photo 2023 a Budapest, giacché alcune foto violano una legge controversa che limita i contenuti Lgbtq+. Le

K metro 0 – Budapest – Il primo ministro ungherese Viktor Orbán fa di nuovo infuriare l’Unione europea. Ai minori di 18 anni, anche con il consenso dei genitori, ha difatti impedito di visitare la mostra World Press Photo 2023 a Budapest, giacché alcune foto violano una legge controversa che limita i contenuti Lgbtq+.

Le fotografie “incriminate” documentano una comunità di anziani Lgbtq+ nelle Filippine, in una casa da decenni, che si prendono cura l’uno dell’altro durante l’invecchiamento, e alcuni membri della comunità sono travestiti e truccati. Una serie di cinque foto della fotoreporter filippina Hannah Reyes Morales che ha così indotto un legislatore ungherese di estrema destra, Dora Duro, a presentare un reclamo al ministero della Cultura del Paese, perché violerebbero una legge ungherese che vieta di mostrare contenuti Lgbtq+ ai minori.

La decisione di impedire ai giovani di visitare la mostra mira dunque a limitare la disponibilità di materiali che promuovono – o raffigurano – l’omosessualità ai minori nei media, tra cui televisione, film, pubblicità e letteratura. Va ricordato che World Press Photo, prestigiosa mostra fotografica mondiale, allestita per questa edizione presso il Museo nazionale ungherese di Budapest, accoglie ogni anno più di 4 milioni di visitatori da tutto il mondo. Presenta una copertura visiva di una serie di eventi importanti a un pubblico globale.

La deputata di estrema destra si è detta indignata quando ha visitato l’esibizione e ha respinto le affermazioni secondo cui la decisione del governo limiterebbe la libertà di stampa o di espressione. “Il modo in cui vive la minoranza Lgbtq non è il problema più grande del mondo”, ha dichiarato all’Associated Press. “Ciò che vediamo come normale, ciò che raffiguriamo e ciò che trasmettiamo ai (bambini) come valore li influenza, e questa mostra è chiaramente dannosa per i minori e, credo, anche per gli adulti”.

Joumana El Zein Khoury, direttore esecutivo di World Press Photo, ha definito invece preoccupante che una serie di foto “così positiva e inclusiva” sia stata presa di mira dal governo ungherese. È la prima volta che una delle mostre viene sottoposta a censura in Europa. “Il fatto che l’accesso sia limitato a un certo tipo di pubblico è davvero qualcosa che ci ha scioccato terribilmente”, ha dichiarato all’AP.

Sebbene il governo Orban insista sul fatto che la legge sulla “protezione dell’infanzia” del 2021 sia stata concepita per proteggere i bambini da quella che definisce propaganda sessuale, essa ha provocato azioni legali da parte di 15 Paesi dell’Unione europea, con il presidente della Commissione Ursula von der Leyen che l’ha definita “una vergogna”.

Reyes Morales, la fotografa, ha dichiarato in una dichiarazione inviata via e-mail che i soggetti delle sue fotografie sono “icone e modelli” per la comunità Lgbtq+ nelle Filippine e che non sono “pericolosi o dannosi”. “Ciò che è dannoso è limitare la visibilità della comunità Lgbtq+ e il suo diritto di esistere e di essere vista”, ha scritto Reyes Morales. “

Di parere opposto Tamas Revesz, ex membro della giuria del World Press Photo e organizzatore delle mostre ungheresi da oltre trent’anni. Ha dichiarato che molte delle fotografie in mostra – come la copertura della guerra in Ucraina – sono “mille volte più serie e scioccanti” della serie di Morales.

Nel frattempo, alcuni richiedenti asilo Lgbtq+ saranno spostati sulla Bibby Stockholm, una grande barca di detenzione/accoglienza ormeggiata sulle coste del Dorset, nel Regno Unito.  Lo ha imposto il ministero degli Interni britannico, ed è stato confermato da Rainbow Migration, un ente di beneficenza a stretto contatto con persone Lgbtq+ che cercano asilo nel Regno Unito.

Come riporta La Nazione, un portavoce dell’associazione ha descritto la controversa chiatta come una “prigione galleggiante” affermato che spostare le persone Lgbtq+ sulla barca potrebbe traumatizzare ulteriormente coloro che sono fuggiti da “situazioni potenzialmente spiacevoli”.

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